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d’oltremisura e oltraggio

(offuscandomi nella Sonata in sol minore per violino e basso “Il trillo del diavolo” di Giuseppe Tartini – Pirano, Istria 8/4/1692 – Padova 26/2/1770)
 
sogno ancora di vento e neve
negli intrighi dei rami e dei ghiacci
fragile come un supereroe della marvel
non muoio quasi mai e neanche riesco a vivere
cerco di catturare vortici e tempeste
dai picchi sulle oscure miserie quotidiane
appena sotto il mostro di una anonima bontà
non vincerò alcun premio per la spinta al cielo
nel balzo di un salto senza gli sci
dal trampolino difficile delle ferite
scorrendo con le dita gli anelli della catena
imprigionato al muro di una perpetua fucilazione
sarò melma e catrame e vomito di luce
nel giaciglio del porco grande mio padrone fratello
provando e riprovando la sola fuga
nella progettazione di un destino da dannato
di queste mura a forma d’alcatraz 
o nei fati sconci da solitario a poggioreale
negli angoli più bui di una pugnalata
spaccando il cuore sugli spigoli del nulla
troverò le forme complessive della mia chimica
spazzando dalle bugie tutte le verità
mentre racconto allo scarafaggio le storie
le avventure affamate di un conflitto d’arterie
nelle anse della nuova circolazione
un fiume di conclusioni false ripartenze
dove sangue e processi si inseguono feroci
ma sarò anche lama affilata di coltello
nella punizione di un nuovo ricamo di pelle
nel rosso più scuro d’ideale e fede
macchiando la neve con le gocce già di fine
proverò la dolcezza del cielo che ci cade addosso
ai galli d’asterix chiederò una nuova pozione
per ritrovare quel minimo di forze
da riuscire a salire la scala che mi riporta a te
ma nella potenza della sicurezza sogno
toccando la concretezza dei giorni
terrò nel palmo le realtà del limite e del fallimento
e conoscendo la natura ignobile di noi mediocri
continuerò a cercare il modo migliore
per un finale che almeno si rappresenti dignitoso
 
 

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