Scritto da © scrivere genere... - Lun, 01/08/2011 - 19:05
CURRICULUM PRESENTAZIONE CINEMA .TV-
"Gentilissimi responsabili della casa di produzione ...
Siamo gli scrittori. Daniele Ravaioli Mirko Tondi
Abbiamo ultimato una sceneggiatura per film horror,dal
titolo: IL DEMONE DELLA MONTAGNA-
Il copione è a metà tra slasher movie e cinema di genere
anni 70-80-
Inviamo per tanto curriculum nostro ,con soggetto ,per
valutazione. Spero sia a voi interessante .In attesa di un
vostro riscontro porgiamo i nostri saluti.
Grazie
Daniele Ravaioli
Mirko tondi
Nb- nel caso foste interessati ,invieremo anche la
sceneggiatura completa.
Grazie
CURRICULUM PRESENTAZIONE .CINEMA .TV.
Note Biografiche: Mirko Tondi
Sono nato a Firenze nel 1977, dove vivo tutt’oggi. Dopo un
cammino stentato negli anni della scuola, decido a
sorpresa (anche nei miei stessi confronti) di iscrivermi
all’università. Riesco a laurearmi in Psicologia dello
Sviluppo nel 2002 e subito mi accorgo che non farò mai lo
psicologo in vita mia. Una storia che si ripete.
D’altronde alle superiori avevo scelto l’istituto tecnico
per geometri e poi avevo realizzato in breve tempo che non
avrei svolto nessuna professione in quell’ambito. In ogni
modo, per venticinque anni il nulla. Non uno scopo,
un’idea per il futuro, una parvenza di ambizione. Comincio
a lavorare in un centro educativo, occupandomi del disagio
socio-familiare nei minorenni. Ma è solo attraverso
l’incontro casuale con la scrittura che mi rendo conto di
avere degli obiettivi reali. Il mio percorso come autore
comincia nel 2003, quando frequento un corso di
sceneggiatura cinematografica. Da allora avvio un
incessante fiume creativo che mi porta ad accostarmi anche
ad altri tipi di scrittura: racconti, poesie, aforismi,
recensioni. Insomma, qualsiasi cosa purché si scriva. Nel
2005 ricevo i primi riconoscimenti, ottenendo una menzione
speciale per un racconto umoristico al Premio Troisi e una
(CONTINUA)
(SEGUE) (2) 2.
per la sceneggiatura di un cortometraggio drammatico alla
rassegna Contropotere Film festival. In seguito mi capita
di pubblicare poesie e racconti in volumi antologici per
vari editori, il romanzo breve Quasi quasi me ne vado
(Edizioni Simple, 2007) e la raccolta di racconti Sette
gocce di giallo su una tela nera (Il Filo Editore, 2008).
Nel 2010 arriva la grande soddisfazione di essere incluso
all’interno dei Gialli Mondadori, con il volume
Carabinieri in giallo 3. Nel 2011, invece, ecco la
pubblicazione dell’e-book di aforismi e disegni A pensarci
bene non mi piaccio neanche un po’, scaricabile
gratuitamente proprio da questo sito. Fruttuoso anche il
rapporto con il teatro, per cui ho scritto numerose
commedie. Dal 2007 sono regista e autore dei testi della
compagnia di teatro comico e cabaret “I Rene-Fiz”.
Spettacoli, festival e quant’altro. Nel 2008, sempre nel
quadro di un progetto teatrale, approdo alla conduzione di
una trasmissione radiofonica nel web. Nel 2009 conseguo la
qualifica di redattore editoriale e intraprendo la
professione di agente letterario, per poi tornare, un anno
e mezzo più tardi, al vecchio lavoro di educatore e
compiere importanti esperienze nei servizi di
tossicodipendenze e psichiatria. Svolgo ancora lavori di
redazione, leggendo, correggendo e revisionando
manoscritti. Questo è quanto di me posso raccontare
finora. Eclettico, a dir poco. Instabile, per essere
precisi. Forse eternamente insoddisfatto. Ma, in fin dei
conti, divorato da un’unica, smisurata passione:
sgranocchiare pistacchi di fronte a vecchi film. Ah, e poi
scrivere, ovviamente...
NOTA BIOGRAFICHE :DANIELE RAVAIOLI
Daniele Ravaioli nasce a Ravenna il 9 Luglio del 1965.
All’età di dieci anni, dopo aver perduto la madre, va a
vivere con la nonna. Da lì inizia la sua carriera come
musicista. Daniele impara a suonare la fisarmonica: questa
sua passione gli fa raggiungere il successo, e inizia a
collaborare con diverse orchestre. Notato per il suo
talento, viene chiamato come musicista da un’orchestra
importante. Nonostante il suo desiderio di farne parte, è
costretto a rinunciare a causa della nonna che non può
stare sola: decide di rinunciare a questa occasione d’oro
ma non si perde d’animo.Un giorno nota in una vetrina del
centro una macchina fotografica e decide di tentare una
carriera in questo settore. Anche qui i risultati sono
ottimi: partecipa a concorsi nazionali per il puro gusto
di mostrare le sue opere. Col tempo abbandona la strada
(CONTINUA)
(SEGUE) (3) 3.
della fotografia e apre un nuovo capitolo della sua vita:
la scrittura.Da anni tiene nascosti nel cassetto appunti
di vita. Inizia a scrivere a soli diciannove anni durante
il periodo di leva, dopo aver visto un commilitone con
carta e penna. Da lì inizia a scrivere quello che ha in
mente e dopo vent’anni riesce a concretizzare e realizzare
il suo sogno. Nel 2005 infatti conclude la stesura del suo
primo libro, intitolato “Un cappello sotto l’albero”, un
romanzo autobiografico ancora inedito. Inizia poi a
scrivere una raccolta intitolata “FRAMMENTI POETICI” >
poesie.<finito la sua raccolta la vita di Daniele
crolla. Inizia a stare male ,gli scoprono di avere un
tumore hai polmoni,ma non si arrende e nonostante le poche
forze ,e il poco tempo che gli rimane da sopravvivere
continua i suoi scritti. Completa così nell’anno 2006/7
“ CAPIRE SENZA GIUDICARE .romanzo in parte
autobiografico,in parte no. Lo scrittore Daniele con tutte
le sue forze lotta contro questo nemico ,e solo dopo due
anni riesce a sconfiggere il male che lo stava portando
via. Siamo giunti nel 2009 e l’autore Daniele vince la
partita .Ritorna alla vita di sempre ,e la sua passione
per la scrittura diventa sempre più forte che mai
.Infatti dopo avere imparato ad usare il computer,si mette
a creare blog dove mette le sue opere alla vista di tutti
i poeti e scrittori per un commento critico
.CHATTA.IT-BLOG-DI scrittore5968-- alidi carta.IT-
BLOG-di scrittore5968-la sua passione non si ferma solo
nelle poesie,ma tenta di oltrepassare un muro assai più
difficile. la passione per l’horror e la scrittura
cinematografica ,nonostante non ha una frequentato nessun
corso. Inizia a scrivere leggere e studiare su internet,
racconti horror,gialli ,soggetti cinematografici,romanzi.
giunti così al 2010,inizia a scrivere un’altra
passione,”la sceneggiatura” solo il tempo di circa un anno
e realizza la stesura della sua prima
sceneggiatura,lungometraggio. genere horror - dal
titolo”IL DEMONE DELLA MONTAGNA”con la collaborazione di
un amico sceneggiatore professionista”MIRKO TONDI. siamo
giunti al 2011,e l’autore scrittore ancora non si ferma.
lotta per trovare case di produzioni cinematografiche per
il suo lungometraggio. Ma non si scoraggia e combatte. di
nascosti siamo andati a sbirciare nei suoi appunti,e
abbiamo notato,che le sue capacità vogliono diventare
,uguali a quelle di Dario Argento, da sempre il suo
idolo...
INFORMAZIONI PERSONALI
Nome Daniele Ravaioli
Indirizzo VIA FUSCO.95/2.41100-MODENA
Telefono 3334587135
Fax
E-mail Danieleravaioli2010@libero.it
Nazionalità italiana
(CONTINUA)
(SEGUE) (4) 4.
Data di nascita 09-07-1965
INFORMAZIONI PERSONALI
Nome MIRKO TONDI
Indirizzo [ Numero civico, strada o piazza, codice
postale, città, paese ]
Telefono
Fax
E-mail mailto:mirko.tondi@gmail.com
Nazionalità italiana
Data di nascita NATO NEL 1977
PRESENTANO
Scheda :
IL DEMONE DELLA MONTAGNA
SCENEGGIATURA LUNGOMETRAGGIO
GENERE:HORROR
DURATA : 80.90 min.
AUTORI SCENEGGIATORI:
DANIELE RAVAIOLI MIRKO TONDI
Protagonisti-Uomini Marco Giorgio Andrea.
Protagonisti donne- Veronica Corinne Antonella
Età.25.30
Luogo per giro scene –Gravagliano – luogo fantasia
(CONTINUA)
(SEGUE) (5) 5.
SOGGETTO LUNGOMETRAGGIO
1987. Un gruppo di sei amici, tre uomini e tre donne
(MARCO, GIORGIO, ANDREA, CORINNE, ANTONELLA e VERONICA),
più o meno tutti coetanei (sui venticinque-trent’anni), è
in viaggio per un paesino di montagna, loro luogo
d’origine in cui tornano ogni estate. Durante il tragitto,
si scorge quanto il paese sia arroccato e la tortuosità
della strada che vi conduce. Arrivati al paese
(Gravagliano, luogo di fantasia), si imbattono subito
nella tradizionale festa che si tiene ogni estate, nella
quale celebrazioni laiche si uniscono a cerimonie
strettamente cattoliche. Un corteo invade le strade del
paese, tra carri, striscioni, balli popolari e sfilate.
Tutti sono però in attesa della funzione religiosa, e
della susseguente processione del giorno dopo. I sei
ragazzi si meravigliano di come la festa sia migliorata
rispetto agli anni precedenti e notano le importanti
modifiche. Comincia poi la funzione religiosa, presso il
Santuario del paese. I sei ragazzi intendono parteciparvi.
Un ellissi temporale ci porta alla fine della messa,
quando i sei vanno verso il VESCOVO con l’intenzione di
salutarlo. Il Vescovo rappresenta infatti una loro vecchia
conoscenza. Una volta che essi l’hanno raggiunto,
attraverso la folla, il Vescovo subito li nota e li invita
a parlare in un ambiente più tranquillo. I sei amici
accettano di buon grado.
Una stanza del Santuario ospita la conversazione dei
ragazzi con il Vescovo. Il tutto ha un’aria informale, un
colloquio durante il quale pare che il Vescovo voglia
semplicemente ricevere aggiornamenti sulle loro vite, dato
che sono lontani ormai dal paese ma ogni estate ci tornano
in occasione della festa popolare. Il Vescovo offre da
bere ai ragazzi, ma solo due (Veronica e Antonella)
finiscono per accettare. Dopo un’iniziale conversazione
fatta di convenevoli, il Vescovo si mostra molto
preoccupato e confessa ai ragazzi che al Santuario si
stanno verificando fatti inspiegabili, sovrannaturali, che
tirano in ballo presenze demoniache. I sei rimangono
scioccati dalla notizia e stentano a crederci, così il
Vescovo si offre di portarli nei sotterranei del Santuario
cosicché essi possano vedere coi loro occhi ciò che sta
succedendo. I ragazzi, spaventati ma affascinati al tempo
stesso dal racconto del Vescovo, decidono di accettare. Il
Vescovo li lascia dunque da soli per qualche momento, dato
che deve andare a prendere le chiavi dei sotterranei. In
questo frangente, Antonella in particolare comincia a
inquietarsi, tanto che riferisce di un incubo terribile
che in qualche maniera la riporta al Santuario. Negli
istanti immediatamente successivi, Antonella ode un rumore
sospetto. Dopo aver verificato insieme agli altri che non
ci sia niente di cui preoccuparsi, si tranquillizza ma,
subito dopo, chiusa nel bagno, ha una visione per lei
terrificante (un gruppo di topi che escono dal water e
vogliono aggredirla), e quindi sviene. Gli altri ragazzi
(CONTINUA)
(SEGUE) (6) 6.
accorrono in suo aiuto e cercano di farla lentamente
riprendere. Tornato anche il Vescovo, Antonella si è
ristabilita e lascia intendere che si è trattato solo di
un piccolo malore, forse per il caldo o la fatica del
viaggio. Anzi, insiste per andare con loro nei
sotterranei.
Comincia adesso l’avventura dei ragazzi, al seguito del
Vescovo, nei sotterranei del Santuario. Scesa una prima
rampa di scale e intrapreso un corridoio semibuio, è però
Veronica ad avere una strana sensazione, come di una mano
che la afferra da dietro. Veronica e Antonella, a questo
punto, sono solidali nella scelta di non continuare il
percorso. Entrambe dunque ripercorrono la strada
all’indietro, con la comprensione dei compagni di viaggio
e del Vescovo.
Da questo momento in poi, le loro strade e quelle degli
altri ragazzi si separano irrimediabilmente.
Il Vescovo conduce gli altri quattro verso un rifugio
sotterraneo, dove li fa cadere vittima di un inganno. Con
una scusa li fa entrare infatti all’interno di una grotta
e poi li chiude al suo interno. I ragazzi al momento non
capiscono il motivo di un tale gesto, mentre il Vescovo li
ha ormai abbandonati nella grotta e si è dileguato.
Intanto, Veronica e Antonella sono vittime di una nuova
paurosa visione, che stavolta le accomuna: avvertono la
presenza di un gruppo di topi che punta dritto verso di
loro. Scappando dai topi, le due ragazze entrano in una
zona buia e finiscono, dopo essere state colpite e aver
perso conoscenza, per essere catturate da un individuo
fino ad ora nascosto.
I quattro nella grotta tentano ora di uscire, ma non
trovano inizialmente reali vie di fuga. Senza perdersi
d’animo, provano comunque a cercare un passaggio verso
l’esterno.
Il risveglio di Antonella e Veronica è sconcertante, dato
che si ritrovano prigioniere in una stanza già teatro di
altri delitti. Sono ben visibili, infatti, segni di sangue
dappertutto e varie armi da taglio sparse per la stanza.
In un primo momento Antonella, legata per le mani a una
catena appesa al soffitto, tenta vanamente di svegliare
Veronica, ancora priva di conoscenza. Poi, dopo qualche
attimo di suspense, l’aguzzino delle due ragazze si rivela
essere MASSIMO, una loro conoscenza nel periodo
adolescenziale. Massimo è un ragazzone con disturbi
mentali, che è sempre stato escluso dal gruppo al quale
appartengono Veronica e Antonella.
Nel frattempo, solo con la loro caparbietà, Andrea,
Giorgio, Marco e Corinne riescono a trovare un tombino
sepolto nel terreno e a rimuoverlo, per accedere poi al
sottostante impianto fognario.
Antonella è la prima vittima della furia omicida di
Massimo. La ragazza viene colpita ripetutamente da lui con
un grosso coltello. Veronica riprende conoscenza e prova a
divincolarsi, nel tentativo di liberarsi dalle corde che
la tengono immobilizzata. Una volta finita Antonella,
Massimo tenta ora di colpire anche Veronica. Lei però
riesce finalmente a liberarsi dalle corde e intraprende
(CONTINUA)
(SEGUE) (7) 7.
una fuga nei labirintici corridoi dell’impianto fognario.
Giorgio, Andrea, Marco e Corinne vagano anch’essi nelle
fogne, finché non si imbattono in qualcosa di atroce,
ovvero nel ritrovamento di un cumulo di corpi senza vita,
uno ammassato sopra l’altro. I ragazzi esprimono il
proprio sbigottimento per questa sconcertante scoperta.
Nel mezzo della notte, in una stanza del Santuario, il
Vescovo è protagonista di riti satanici. Una stella a
cinque punte dipinta sul pavimento e un linguaggio
incomprensibile sono gli elementi di questo scenario. È
ancor più chiaro, anche se non del tutto svelato, il
delirio che lo ha portato a rinchiudere i quattro ragazzi
nella grotta sotterranea.
Le strade dei quattro e di Veronica si incrociano ora
fugacemente. Separati da alcune sbarre, si incontrano di
nuovo in un corridoio fognario. Veronica sta scappando da
Massimo e si accorge, suo malgrado, che delle sbarre la
separano dal resto del gruppo. La richiesta di aiuto di
Veronica inoltre non può essere accolta, perché viene
raggiunta da Massimo, che la uccide a sangue freddo,
perforando il suo corpo con un piccone.
Dopo aver assistito al delitto dell’amica, ai quattro non
rimane che scappare, sotto lo sguardo vuoto di Massimo,
che assolutamente non dimostra di contestualizzare la
situazione.
La mattina tutto è pronto al Santuario per l’inizio della
processione, ma è il Vescovo a non essere ancora presente.
Un parroco anziano invita quindi un giovane sacerdote ad
andare a chiamare il Vescovo nella propria camera, così da
non ritardare troppo l’inizio della funzione religiosa.
Una volta giunto nella sua camera, il giovane sacerdote,
dopo aver chiamato più volte il Vescovo, entra e assiste
all’incredibile allestimento della stanza. Il Vescovo
compare solo in un secondo momento, spuntando da dietro le
spalle del sacerdote e colpendolo mortalmente con un
grosso coltello.
I quattro ragazzi sono impegnati nel trovare una via
d’uscita e si ritrovano proprio sotto a un tombino che può
condurli al piano superiore, dunque ai corridoi
sotterranei nei quali il Vescovo li aveva fatti scendere
dal Santuario. Durante la salita di una scala, però,
ricompare Massimo, che afferra l’ultimo dei ragazzi,
ovvero Giorgio. Di fronte alla paura, e sicuri che ormai
il suo destino sia segnato, gli altri abbandonano Giorgio
in balia di Massimo, anche per l’insistenza di Andrea che
invita i compagni a scappare.
A questo punto un importante flashback ci mostra Massimo e
gli altri da ragazzini, in occasione di una normale
giornata al campetto di calcio. Vediamo chiaramente che
Massimo viene allontanato, persino deriso dagli altri.
Questo spiegherebbe, almeno in parte, la follia di Massimo
contro i ragazzi.
Il Vescovo arriva finalmente in sacrestia per partecipare
alla processione, dicendo di aver incontrato il giovane
sacerdote mentre andava via a causa di un’urgenza. La
processione comunque ha luogo regolarmente. Durante
questa, però, il Vescovo si imbatte in una presenza della
(CONTINUA)
(SEGUE) (8) 8.
quale al momento non capiamo l’importanza. Si tratta di un
uomo sulla cinquantina, che lo guarda come se sapesse
qualcosa di lui che gli altri non sanno. Le voci interiori
che il Vescovo sente, in effetti, confermano questa
sensazione.
Marco e Corinne sono adesso protagonisti di un giusto
ripensamento e decidono di tornare indietro per tentare di
salvare Giorgio. Andrea, invece, li accusa di essere
impazziti ed è irremovibile sulla sua posizione, cioè di
continuare il tragitto verso la fuga. Marco e Corinne
ripercorrono quindi la strada che li riporta alle fogne,
mentre Andrea ritorna pian piano in superficie e giunge a
una porta che può condurlo di nuovo al Santuario. Dopo
l’iniziale entusiasmo, Andrea si accorge però che la porta
è chiusa dall’interno.
Marco e Corinne sentono in lontananza le urla di Giorgio e
seguono quella direzione.
Intanto il Vescovo si accinge a tornare nella propria
camera, e il Santuario risulta praticamente sgombro. Anche
fuori la piazza e le altre strade si rivelano quasi
completamente deserte, dato che la festa si è ormai
conclusa.
Andrea è ancora impegnato ad aprire la porta che può
regalargli la libertà, ma è proprio il Vescovo a sentire i
suoi richiami di aiuto dall’altra parte. Il Vescovo si
munisce di una falce da giardino e, appena aperta la
porta, colpisce violentemente Andrea all’altezza del
collo, uccidendolo.
Nella stanza delle torture Massimo sta divertendosi
sadicamente ai danni di Giorgio, ma all’improvviso
irrompono Marco e Corinne e tentano di salvarlo. Marco
colpisce Massimo alle spalle, piantando un coltello nella
sua schiena. Massimo pare all’inizio accusare il colpo, ma
poi si scaglia contro Marco. Intanto Corinne si adopera
per liberare Giorgio dai lacci che lo tengono imprigionato
a un tavolo. Una volta riuscitaci, è invece Giorgio a
trovare la forza per difendere Marco dagli attacchi di
Massimo. Ma è il Vescovo adesso a ricomparire e a rendersi
protagonista di un nuovo delitto: con la sua falce
colpisce Giorgio alla testa, di fatto recidendola dal
collo. La testa di Giorgio rotola a terra, sotto gli
sguardi atterriti dei due ragazzi.
Il Vescovo comincia a rimproverare Massimo, accusandolo di
non aver compiuto il suo dovere. Marco e Corinne, come
ultima chance data la loro situazione, cercano di far
capire a Massimo, con una saggia strategia, che il Vescovo
vuole solo approfittarsi della sua ingenuità, ordinandogli
di compiere mostruosi omicidi. Il Vescovo dà la falce a
Massimo e gli impartisce l’ordine di uccidere i due
ragazzi, sicuro che lui lo farà. Marco e Corinne, invece,
provano ancora a convincerlo che non si tratti della cosa
giusta, facendo leva su un briciolo di compassione. È a
questo punto che Massimo sferra un colpo mortale
all’indirizzo del Vescovo, piantandogli la falce nella
fronte. Marco e Corinne approfittano di questo momento per
scappare e, seguendo la strada percorsa in precedenza,
riescono a raggiungere il piano superiore.
(CONTINUA)
(SEGUE) (9) 9.
Arrivati nella stanza del Vescovo, incontrano una donna
.si rivelerà essere l’addetta alle pulizie del Santuario.
La donna ha appena rinvenuto il cadavere del giovane
sacerdote nella stanza del Vescovo; vedendo i ragazzi,
crede che siano stati loro a compiere l’omicidio e scappa
in preda alla paura.
Dopo aver assistito all’ennesima scena di sangue, Marco è
intenzionato a chiamare la polizia. Tuttavia, nella camera
del Vescovo non c’è un telefono. I due si precipitano
dunque all’esterno, per poter chiamare da una cabina
telefonica.
Usciti dal Santuario, Corinne si mostra molto inquieta,
girandosi continuamente a verificare che non ci sia
nessuno dietro di lei. Marco cerca di mantenere la calma e
guida Corinne alla cabina, dove però il filo del
ricevitore dondola dall’apparecchio, come se qualcuno
avesse da poco usato il telefono e poi, nella fretta, lo
avesse lasciato in quel modo. Dopo poco, infatti, ecco
arrivare numerose auto della polizia a sirene spiegate. Il
COMMISSARIO e alcuni AGENTI, scesi dalle proprio auto,
puntano immediatamente le pistole contro Marco e Corinne,
credendoli coinvolti in qualche crimine. I due alzano le
mani, ammutoliti.
Avanzando di qualche minuto, la piazza appare praticamente
gremita di poliziotti e soprattutto di curiosi. Sono
accorse infatti decine e decine di abitanti, persino con
il pigiama indosso. Tra la folla spunta anche l’uomo che,
in occasione della processione, era stato oggetto di
sguardi minacciosi da parte del Vescovo; questo cerca di
farsi spazio tra la gente e di portarsi nelle prime file.
Dai commenti di alcuni agenti, si capisce che sia stata la
donna delle pulizie a chiamare il 113, dopo aver rinvenuto
un cadavere nel Santuario. Si sospetta dunque che i due
ragazzi siano stati gli autori del delitto. Avvicinandosi
a Marco, altri agenti si scontrano con la sua irruenza.
Marco di dimena nel tentativo di farsi ascoltare e
proclama la sua innocenza. Corinne invece è come
imbambolata, praticamente sotto shock. Il Commissario
mostra in questo frangente, nei confronti di Marco appena
immobilizzato, il suo atteggiamento provinciale,
schernendo il ragazzo dopo che lui tenta di spiegargli la
verità. Ovviamente il Commissario non crede che sia stato
il Vescovo a compiere atti criminosi. Una volta che Marco
è stato fatto entrare nella volante della polizia, il
Commissario lo tratta ancora con aria di sufficienza e
ordina di portare via i due. È a questo punto però che dal
portone del Santuario si vede uscire Massimo. In evidente
stato confusionale, Massimo avanza con la testa di Giorgio
tra le mani, coccolandola come fosse un neonato. La
macabra scena appare agli occhi increduli degli astanti. I
poliziotti si mostrano un po’ impacciati in questa
occasione, non sapendo bene come agire. Il Commissario
cerca di dargli una scossa, ordinando con forza di
catturarlo. Gli agenti aggirano Massimo e, non senza
fatica, riescono poi a bloccarlo. Una volta braccato
Massimo, la testa di Giorgio cade a terra, rotolando
sull’asfalto. Il Commissario dice a Marco che seguirà un
(CONTINUA)
(SEGUE) (10) 10.
interrogatorio, mentre Corinne palesa il suo stato di
shock.
L’indomani, presso il commissariato, c’è un grosso viavai
di agenti. Alcuni di loro stanno parlando con delle
persone visibilmente affrante, e cercano in qualche
maniera di rincuorarle. Si tratta dei parenti di alcune
vittime. Intanto, nell’ufficio del Commissario, Marco e
Corinne stanno concludendo il loro interrogatorio. Il
Commissario esprime il proprio cordoglio per gli amici dei
ragazzi, morti per mano del Vescovo e di Massimo. Si scusa
poi con loro per averli accusati ingiustamente. Marco
chiede comunque spiegazioni sulle ragioni di questi
efferati delitti, ma il Commissario gli risponde dicendo
che stanno cercando di scoprire la verità e non tarderanno
ad aggiornarli su eventuali novità nelle indagini. A un
tratto bussano alla porta e un agente introduce il DOTT.
BARONCHI (lo stesso uomo sulla cinquantina visto
precedentemente durante la processione e che cercava di
farsi largo tra la folla all’arresto dei due ragazzi). Il
Commissario congeda i ragazzi, anche perché Corinne è
ancora provata da quanto successo. I due escono e comincia
così un colloquio chiarificatore tra il commissario e il
Dott. Baronchi. Il dottore si rivela essere lo psichiatra
del Vescovo, che veniva seguito per una schizofrenia
paranoide, caratterizzata da allucinazioni uditive e
deliri persecutori. Il Dottore è comunque all’oscuro dei
crimini commessi dal Vescovo, e il Commissario gli
racconta che sono state uccise in tutto 13 persone (i
quattro amici, il giovane sacerdote, e altre otto vittime
trovate nell’impianto fognario. Queste ultime sarebbero
state vittime casuali, turisti e autostoppisti dei quali
nessuno avrebbe segnalato la scomparsa). Il Dott. Baronchi
si mostra sconvolto e stenta a credere alla verità. Il
Commissario aggiunge che il Vescovo avrebbe agito con
l’aiuto di Massimo, un ragazzo con problemi mentali,
plagiato da lui a compiere gli omicidi. Tuttavia, rimane
ancora oscuro il movente di tutti i delitti, poiché il
dottore sostiene che la psicopatologia del Vescovo non
riuscirebbe, da sola, a spiegare le ragioni di questo
massacro. Peraltro, le caratteristiche di tale tipo di
schizofrenia spingerebbero verso una certa
disorganizzazione, cosa che invece non si riscontra nel
caso del Vescovo, che ha ucciso in maniera scrupolosa le
varie persone. A questo punto il dottore confessa che il
Vescovo, durante le sedute, avrebbe spesso tirato in ballo
delle presenze demoniache, forze oscure e maligne in grado
di governare i suoi agiti. A detta di Baronchi, mentre
viveva questi stati, simili a delle possessioni
demoniache, il Vescovo parlava in una lingua inventata e
nominava un demone che lo avrebbe guidato nelle sue
azioni, per la precisione “il demone della montagna”. Il
dottore si lascia andare dunque a spiegazioni non
scientifiche, anzi ultraterrene. Nonostante la sua
professione lo condurrebbe ad attribuire il tutto alla
psicopatologia, infatti il dottore sente che in questo
caso ci sia qualcosa di inspiegabile, tanto che si è
ritrovato a fare strani sogni dopo le sedute col Vescovo.
(CONTINUA)
(SEGUE) (11) 11.
Il Commissario conferma che il Vescovo era dedito a
rituali satanici e il colloquio tra di loro si conclude
lasciando in sospeso la faccenda.
Alcuni flashback susseguenti chiariscono ulteriormente il
tutto. In un primo flashback, il Vescovo guida di notte
per le strade tortuose che conducono al paesino. Dà un
passaggio a un autostoppista e subito una voce interiore
gli ordina di uccidere il ragazzo. La scena si sposta al
momento immediatamente seguente l’omicidio del giovane
autostoppista, nel cortile del Santuario. Lì, in un
angolo, è nascosto Massimo, che suo malgrado assiste
all’omicidio. Da qui comincia la complicità tra i due,
dato che il Vescovo mostra subito la sua influenza sul
povero malcapitato. In un altro flashback vediamo ancora
l’influsso delle voci interiori sul Vescovo, che gli
ordinano di uccidere i sei ragazzi. Poi il momento in cui
il Vescovo offre da bere a Veronica e Antonella: si vede
chiaramente che le bevande delle due ragazze vengono
drogate. Si scopre dunque che le visioni di Antonella e
Veronica sono assolutamente dovute alla sostanza contenuta
nelle bevande.
Dopo la serie di flashback, pare quindi che tutti gli
episodi possano essere dovuti alla schizofrenia del
Vescovo e alla sua precisa (anche se insolita per quel
tipo di disturbo psichiatrico) organizzazione dei delitti.
Ma siamo adesso a casa di Marco. Corinne è ospite da lui e
si è finalmente ripresa dallo shock. Tutto pare
ristabilito, ma in un’ultima scena vediamo Marco, alle
spalle di Corinne, con uno sguardo posseduto e un ghigno
malefico. Marco alza in aria un grosso coltello e la scena
si interrompe.
CURRICULUM PRESENTAZIONE CINEMA .TV-
"Gentilissimi responsabili della casa di produzione ...
Siamo gli scrittori. Daniele Ravaioli Mirko Tondi
Abbiamo ultimato una sceneggiatura per film horror,dal
titolo: IL DEMONE DELLA MONTAGNA-
Il copione è a metà tra slasher movie e cinema di genere
anni 70-80-
Inviamo per tanto curriculum nostro ,con soggetto ,per
valutazione. Spero sia a voi interessante .In attesa di un
vostro riscontro porgiamo i nostri saluti.
Grazie
Daniele Ravaioli
Mirko tondi
Nb- nel caso foste interessati ,invieremo anche la
sceneggiatura completa.
Grazie
CURRICULUM PRESENTAZIONE .CINEMA .TV.
Note Biografiche: Mirko Tondi
Sono nato a Firenze nel 1977, dove vivo tutt’oggi. Dopo un
cammino stentato negli anni della scuola, decido a
sorpresa (anche nei miei stessi confronti) di iscrivermi
all’università. Riesco a laurearmi in Psicologia dello
Sviluppo nel 2002 e subito mi accorgo che non farò mai lo
psicologo in vita mia. Una storia che si ripete.
D’altronde alle superiori avevo scelto l’istituto tecnico
per geometri e poi avevo realizzato in breve tempo che non
avrei svolto nessuna professione in quell’ambito. In ogni
modo, per venticinque anni il nulla. Non uno scopo,
un’idea per il futuro, una parvenza di ambizione. Comincio
a lavorare in un centro educativo, occupandomi del disagio
socio-familiare nei minorenni. Ma è solo attraverso
l’incontro casuale con la scrittura che mi rendo conto di
avere degli obiettivi reali. Il mio percorso come autore
comincia nel 2003, quando frequento un corso di
sceneggiatura cinematografica. Da allora avvio un
incessante fiume creativo che mi porta ad accostarmi anche
ad altri tipi di scrittura: racconti, poesie, aforismi,
recensioni. Insomma, qualsiasi cosa purché si scriva. Nel
2005 ricevo i primi riconoscimenti, ottenendo una menzione
speciale per un racconto umoristico al Premio Troisi e una
(CONTINUA)
(SEGUE) (2) 2.
per la sceneggiatura di un cortometraggio drammatico alla
rassegna Contropotere Film festival. In seguito mi capita
di pubblicare poesie e racconti in volumi antologici per
vari editori, il romanzo breve Quasi quasi me ne vado
(Edizioni Simple, 2007) e la raccolta di racconti Sette
gocce di giallo su una tela nera (Il Filo Editore, 2008).
Nel 2010 arriva la grande soddisfazione di essere incluso
all’interno dei Gialli Mondadori, con il volume
Carabinieri in giallo 3. Nel 2011, invece, ecco la
pubblicazione dell’e-book di aforismi e disegni A pensarci
bene non mi piaccio neanche un po’, scaricabile
gratuitamente proprio da questo sito. Fruttuoso anche il
rapporto con il teatro, per cui ho scritto numerose
commedie. Dal 2007 sono regista e autore dei testi della
compagnia di teatro comico e cabaret “I Rene-Fiz”.
Spettacoli, festival e quant’altro. Nel 2008, sempre nel
quadro di un progetto teatrale, approdo alla conduzione di
una trasmissione radiofonica nel web. Nel 2009 conseguo la
qualifica di redattore editoriale e intraprendo la
professione di agente letterario, per poi tornare, un anno
e mezzo più tardi, al vecchio lavoro di educatore e
compiere importanti esperienze nei servizi di
tossicodipendenze e psichiatria. Svolgo ancora lavori di
redazione, leggendo, correggendo e revisionando
manoscritti. Questo è quanto di me posso raccontare
finora. Eclettico, a dir poco. Instabile, per essere
precisi. Forse eternamente insoddisfatto. Ma, in fin dei
conti, divorato da un’unica, smisurata passione:
sgranocchiare pistacchi di fronte a vecchi film. Ah, e poi
scrivere, ovviamente...
NOTA BIOGRAFICHE :DANIELE RAVAIOLI
Daniele Ravaioli nasce a Ravenna il 9 Luglio del 1965.
All’età di dieci anni, dopo aver perduto la madre, va a
vivere con la nonna. Da lì inizia la sua carriera come
musicista. Daniele impara a suonare la fisarmonica: questa
sua passione gli fa raggiungere il successo, e inizia a
collaborare con diverse orchestre. Notato per il suo
talento, viene chiamato come musicista da un’orchestra
importante. Nonostante il suo desiderio di farne parte, è
costretto a rinunciare a causa della nonna che non può
stare sola: decide di rinunciare a questa occasione d’oro
ma non si perde d’animo.Un giorno nota in una vetrina del
centro una macchina fotografica e decide di tentare una
carriera in questo settore. Anche qui i risultati sono
ottimi: partecipa a concorsi nazionali per il puro gusto
di mostrare le sue opere. Col tempo abbandona la strada
(CONTINUA)
(SEGUE) (3) 3.
della fotografia e apre un nuovo capitolo della sua vita:
la scrittura.Da anni tiene nascosti nel cassetto appunti
di vita. Inizia a scrivere a soli diciannove anni durante
il periodo di leva, dopo aver visto un commilitone con
carta e penna. Da lì inizia a scrivere quello che ha in
mente e dopo vent’anni riesce a concretizzare e realizzare
il suo sogno. Nel 2005 infatti conclude la stesura del suo
primo libro, intitolato “Un cappello sotto l’albero”, un
romanzo autobiografico ancora inedito. Inizia poi a
scrivere una raccolta intitolata “FRAMMENTI POETICI” >
poesie.<finito la sua raccolta la vita di Daniele
crolla. Inizia a stare male ,gli scoprono di avere un
tumore hai polmoni,ma non si arrende e nonostante le poche
forze ,e il poco tempo che gli rimane da sopravvivere
continua i suoi scritti. Completa così nell’anno 2006/7
“ CAPIRE SENZA GIUDICARE .romanzo in parte
autobiografico,in parte no. Lo scrittore Daniele con tutte
le sue forze lotta contro questo nemico ,e solo dopo due
anni riesce a sconfiggere il male che lo stava portando
via. Siamo giunti nel 2009 e l’autore Daniele vince la
partita .Ritorna alla vita di sempre ,e la sua passione
per la scrittura diventa sempre più forte che mai
.Infatti dopo avere imparato ad usare il computer,si mette
a creare blog dove mette le sue opere alla vista di tutti
i poeti e scrittori per un commento critico
.CHATTA.IT-BLOG-DI scrittore5968-- alidi carta.IT-
BLOG-di scrittore5968-la sua passione non si ferma solo
nelle poesie,ma tenta di oltrepassare un muro assai più
difficile. la passione per l’horror e la scrittura
cinematografica ,nonostante non ha una frequentato nessun
corso. Inizia a scrivere leggere e studiare su internet,
racconti horror,gialli ,soggetti cinematografici,romanzi.
giunti così al 2010,inizia a scrivere un’altra
passione,”la sceneggiatura” solo il tempo di circa un anno
e realizza la stesura della sua prima
sceneggiatura,lungometraggio. genere horror - dal
titolo”IL DEMONE DELLA MONTAGNA”con la collaborazione di
un amico sceneggiatore professionista”MIRKO TONDI. siamo
giunti al 2011,e l’autore scrittore ancora non si ferma.
lotta per trovare case di produzioni cinematografiche per
il suo lungometraggio. Ma non si scoraggia e combatte. di
nascosti siamo andati a sbirciare nei suoi appunti,e
abbiamo notato,che le sue capacità vogliono diventare
,uguali a quelle di Dario Argento, da sempre il suo
idolo...
INFORMAZIONI PERSONALI
Nome Daniele Ravaioli
Indirizzo VIA FUSCO.95/2.41100-MODENA
Telefono 3334587135
Fax
E-mail Danieleravaioli2010@libero.it
Nazionalità italiana
(CONTINUA)
(SEGUE) (4) 4.
Data di nascita 09-07-1965
INFORMAZIONI PERSONALI
Nome MIRKO TONDI
Indirizzo [ Numero civico, strada o piazza, codice
postale, città, paese ]
Telefono
Fax
E-mail mailto:mirko.tondi@gmail.com
Nazionalità italiana
Data di nascita NATO NEL 1977
PRESENTANO
Scheda :
IL DEMONE DELLA MONTAGNA
SCENEGGIATURA LUNGOMETRAGGIO
GENERE:HORROR
DURATA : 80.90 min.
AUTORI SCENEGGIATORI:
DANIELE RAVAIOLI MIRKO TONDI
Protagonisti-Uomini Marco Giorgio Andrea.
Protagonisti donne- Veronica Corinne Antonella
Età.25.30
Luogo per giro scene –Gravagliano – luogo fantasia
(CONTINUA)
(SEGUE) (5) 5.
SOGGETTO LUNGOMETRAGGIO
1987. Un gruppo di sei amici, tre uomini e tre donne
(MARCO, GIORGIO, ANDREA, CORINNE, ANTONELLA e VERONICA),
più o meno tutti coetanei (sui venticinque-trent’anni), è
in viaggio per un paesino di montagna, loro luogo
d’origine in cui tornano ogni estate. Durante il tragitto,
si scorge quanto il paese sia arroccato e la tortuosità
della strada che vi conduce. Arrivati al paese
(Gravagliano, luogo di fantasia), si imbattono subito
nella tradizionale festa che si tiene ogni estate, nella
quale celebrazioni laiche si uniscono a cerimonie
strettamente cattoliche. Un corteo invade le strade del
paese, tra carri, striscioni, balli popolari e sfilate.
Tutti sono però in attesa della funzione religiosa, e
della susseguente processione del giorno dopo. I sei
ragazzi si meravigliano di come la festa sia migliorata
rispetto agli anni precedenti e notano le importanti
modifiche. Comincia poi la funzione religiosa, presso il
Santuario del paese. I sei ragazzi intendono parteciparvi.
Un ellissi temporale ci porta alla fine della messa,
quando i sei vanno verso il VESCOVO con l’intenzione di
salutarlo. Il Vescovo rappresenta infatti una loro vecchia
conoscenza. Una volta che essi l’hanno raggiunto,
attraverso la folla, il Vescovo subito li nota e li invita
a parlare in un ambiente più tranquillo. I sei amici
accettano di buon grado.
Una stanza del Santuario ospita la conversazione dei
ragazzi con il Vescovo. Il tutto ha un’aria informale, un
colloquio durante il quale pare che il Vescovo voglia
semplicemente ricevere aggiornamenti sulle loro vite, dato
che sono lontani ormai dal paese ma ogni estate ci tornano
in occasione della festa popolare. Il Vescovo offre da
bere ai ragazzi, ma solo due (Veronica e Antonella)
finiscono per accettare. Dopo un’iniziale conversazione
fatta di convenevoli, il Vescovo si mostra molto
preoccupato e confessa ai ragazzi che al Santuario si
stanno verificando fatti inspiegabili, sovrannaturali, che
tirano in ballo presenze demoniache. I sei rimangono
scioccati dalla notizia e stentano a crederci, così il
Vescovo si offre di portarli nei sotterranei del Santuario
cosicché essi possano vedere coi loro occhi ciò che sta
succedendo. I ragazzi, spaventati ma affascinati al tempo
stesso dal racconto del Vescovo, decidono di accettare. Il
Vescovo li lascia dunque da soli per qualche momento, dato
che deve andare a prendere le chiavi dei sotterranei. In
questo frangente, Antonella in particolare comincia a
inquietarsi, tanto che riferisce di un incubo terribile
che in qualche maniera la riporta al Santuario. Negli
istanti immediatamente successivi, Antonella ode un rumore
sospetto. Dopo aver verificato insieme agli altri che non
ci sia niente di cui preoccuparsi, si tranquillizza ma,
subito dopo, chiusa nel bagno, ha una visione per lei
terrificante (un gruppo di topi che escono dal water e
vogliono aggredirla), e quindi sviene. Gli altri ragazzi
(CONTINUA)
(SEGUE) (6) 6.
accorrono in suo aiuto e cercano di farla lentamente
riprendere. Tornato anche il Vescovo, Antonella si è
ristabilita e lascia intendere che si è trattato solo di
un piccolo malore, forse per il caldo o la fatica del
viaggio. Anzi, insiste per andare con loro nei
sotterranei.
Comincia adesso l’avventura dei ragazzi, al seguito del
Vescovo, nei sotterranei del Santuario. Scesa una prima
rampa di scale e intrapreso un corridoio semibuio, è però
Veronica ad avere una strana sensazione, come di una mano
che la afferra da dietro. Veronica e Antonella, a questo
punto, sono solidali nella scelta di non continuare il
percorso. Entrambe dunque ripercorrono la strada
all’indietro, con la comprensione dei compagni di viaggio
e del Vescovo.
Da questo momento in poi, le loro strade e quelle degli
altri ragazzi si separano irrimediabilmente.
Il Vescovo conduce gli altri quattro verso un rifugio
sotterraneo, dove li fa cadere vittima di un inganno. Con
una scusa li fa entrare infatti all’interno di una grotta
e poi li chiude al suo interno. I ragazzi al momento non
capiscono il motivo di un tale gesto, mentre il Vescovo li
ha ormai abbandonati nella grotta e si è dileguato.
Intanto, Veronica e Antonella sono vittime di una nuova
paurosa visione, che stavolta le accomuna: avvertono la
presenza di un gruppo di topi che punta dritto verso di
loro. Scappando dai topi, le due ragazze entrano in una
zona buia e finiscono, dopo essere state colpite e aver
perso conoscenza, per essere catturate da un individuo
fino ad ora nascosto.
I quattro nella grotta tentano ora di uscire, ma non
trovano inizialmente reali vie di fuga. Senza perdersi
d’animo, provano comunque a cercare un passaggio verso
l’esterno.
Il risveglio di Antonella e Veronica è sconcertante, dato
che si ritrovano prigioniere in una stanza già teatro di
altri delitti. Sono ben visibili, infatti, segni di sangue
dappertutto e varie armi da taglio sparse per la stanza.
In un primo momento Antonella, legata per le mani a una
catena appesa al soffitto, tenta vanamente di svegliare
Veronica, ancora priva di conoscenza. Poi, dopo qualche
attimo di suspense, l’aguzzino delle due ragazze si rivela
essere MASSIMO, una loro conoscenza nel periodo
adolescenziale. Massimo è un ragazzone con disturbi
mentali, che è sempre stato escluso dal gruppo al quale
appartengono Veronica e Antonella.
Nel frattempo, solo con la loro caparbietà, Andrea,
Giorgio, Marco e Corinne riescono a trovare un tombino
sepolto nel terreno e a rimuoverlo, per accedere poi al
sottostante impianto fognario.
Antonella è la prima vittima della furia omicida di
Massimo. La ragazza viene colpita ripetutamente da lui con
un grosso coltello. Veronica riprende conoscenza e prova a
divincolarsi, nel tentativo di liberarsi dalle corde che
la tengono immobilizzata. Una volta finita Antonella,
Massimo tenta ora di colpire anche Veronica. Lei però
riesce finalmente a liberarsi dalle corde e intraprende
(CONTINUA)
(SEGUE) (7) 7.
una fuga nei labirintici corridoi dell’impianto fognario.
Giorgio, Andrea, Marco e Corinne vagano anch’essi nelle
fogne, finché non si imbattono in qualcosa di atroce,
ovvero nel ritrovamento di un cumulo di corpi senza vita,
uno ammassato sopra l’altro. I ragazzi esprimono il
proprio sbigottimento per questa sconcertante scoperta.
Nel mezzo della notte, in una stanza del Santuario, il
Vescovo è protagonista di riti satanici. Una stella a
cinque punte dipinta sul pavimento e un linguaggio
incomprensibile sono gli elementi di questo scenario. È
ancor più chiaro, anche se non del tutto svelato, il
delirio che lo ha portato a rinchiudere i quattro ragazzi
nella grotta sotterranea.
Le strade dei quattro e di Veronica si incrociano ora
fugacemente. Separati da alcune sbarre, si incontrano di
nuovo in un corridoio fognario. Veronica sta scappando da
Massimo e si accorge, suo malgrado, che delle sbarre la
separano dal resto del gruppo. La richiesta di aiuto di
Veronica inoltre non può essere accolta, perché viene
raggiunta da Massimo, che la uccide a sangue freddo,
perforando il suo corpo con un piccone.
Dopo aver assistito al delitto dell’amica, ai quattro non
rimane che scappare, sotto lo sguardo vuoto di Massimo,
che assolutamente non dimostra di contestualizzare la
situazione.
La mattina tutto è pronto al Santuario per l’inizio della
processione, ma è il Vescovo a non essere ancora presente.
Un parroco anziano invita quindi un giovane sacerdote ad
andare a chiamare il Vescovo nella propria camera, così da
non ritardare troppo l’inizio della funzione religiosa.
Una volta giunto nella sua camera, il giovane sacerdote,
dopo aver chiamato più volte il Vescovo, entra e assiste
all’incredibile allestimento della stanza. Il Vescovo
compare solo in un secondo momento, spuntando da dietro le
spalle del sacerdote e colpendolo mortalmente con un
grosso coltello.
I quattro ragazzi sono impegnati nel trovare una via
d’uscita e si ritrovano proprio sotto a un tombino che può
condurli al piano superiore, dunque ai corridoi
sotterranei nei quali il Vescovo li aveva fatti scendere
dal Santuario. Durante la salita di una scala, però,
ricompare Massimo, che afferra l’ultimo dei ragazzi,
ovvero Giorgio. Di fronte alla paura, e sicuri che ormai
il suo destino sia segnato, gli altri abbandonano Giorgio
in balia di Massimo, anche per l’insistenza di Andrea che
invita i compagni a scappare.
A questo punto un importante flashback ci mostra Massimo e
gli altri da ragazzini, in occasione di una normale
giornata al campetto di calcio. Vediamo chiaramente che
Massimo viene allontanato, persino deriso dagli altri.
Questo spiegherebbe, almeno in parte, la follia di Massimo
contro i ragazzi.
Il Vescovo arriva finalmente in sacrestia per partecipare
alla processione, dicendo di aver incontrato il giovane
sacerdote mentre andava via a causa di un’urgenza. La
processione comunque ha luogo regolarmente. Durante
questa, però, il Vescovo si imbatte in una presenza della
(CONTINUA)
(SEGUE) (8) 8.
quale al momento non capiamo l’importanza. Si tratta di un
uomo sulla cinquantina, che lo guarda come se sapesse
qualcosa di lui che gli altri non sanno. Le voci interiori
che il Vescovo sente, in effetti, confermano questa
sensazione.
Marco e Corinne sono adesso protagonisti di un giusto
ripensamento e decidono di tornare indietro per tentare di
salvare Giorgio. Andrea, invece, li accusa di essere
impazziti ed è irremovibile sulla sua posizione, cioè di
continuare il tragitto verso la fuga. Marco e Corinne
ripercorrono quindi la strada che li riporta alle fogne,
mentre Andrea ritorna pian piano in superficie e giunge a
una porta che può condurlo di nuovo al Santuario. Dopo
l’iniziale entusiasmo, Andrea si accorge però che la porta
è chiusa dall’interno.
Marco e Corinne sentono in lontananza le urla di Giorgio e
seguono quella direzione.
Intanto il Vescovo si accinge a tornare nella propria
camera, e il Santuario risulta praticamente sgombro. Anche
fuori la piazza e le altre strade si rivelano quasi
completamente deserte, dato che la festa si è ormai
conclusa.
Andrea è ancora impegnato ad aprire la porta che può
regalargli la libertà, ma è proprio il Vescovo a sentire i
suoi richiami di aiuto dall’altra parte. Il Vescovo si
munisce di una falce da giardino e, appena aperta la
porta, colpisce violentemente Andrea all’altezza del
collo, uccidendolo.
Nella stanza delle torture Massimo sta divertendosi
sadicamente ai danni di Giorgio, ma all’improvviso
irrompono Marco e Corinne e tentano di salvarlo. Marco
colpisce Massimo alle spalle, piantando un coltello nella
sua schiena. Massimo pare all’inizio accusare il colpo, ma
poi si scaglia contro Marco. Intanto Corinne si adopera
per liberare Giorgio dai lacci che lo tengono imprigionato
a un tavolo. Una volta riuscitaci, è invece Giorgio a
trovare la forza per difendere Marco dagli attacchi di
Massimo. Ma è il Vescovo adesso a ricomparire e a rendersi
protagonista di un nuovo delitto: con la sua falce
colpisce Giorgio alla testa, di fatto recidendola dal
collo. La testa di Giorgio rotola a terra, sotto gli
sguardi atterriti dei due ragazzi.
Il Vescovo comincia a rimproverare Massimo, accusandolo di
non aver compiuto il suo dovere. Marco e Corinne, come
ultima chance data la loro situazione, cercano di far
capire a Massimo, con una saggia strategia, che il Vescovo
vuole solo approfittarsi della sua ingenuità, ordinandogli
di compiere mostruosi omicidi. Il Vescovo dà la falce a
Massimo e gli impartisce l’ordine di uccidere i due
ragazzi, sicuro che lui lo farà. Marco e Corinne, invece,
provano ancora a convincerlo che non si tratti della cosa
giusta, facendo leva su un briciolo di compassione. È a
questo punto che Massimo sferra un colpo mortale
all’indirizzo del Vescovo, piantandogli la falce nella
fronte. Marco e Corinne approfittano di questo momento per
scappare e, seguendo la strada percorsa in precedenza,
riescono a raggiungere il piano superiore.
(CONTINUA)
(SEGUE) (9) 9.
Arrivati nella stanza del Vescovo, incontrano una donna
.si rivelerà essere l’addetta alle pulizie del Santuario.
La donna ha appena rinvenuto il cadavere del giovane
sacerdote nella stanza del Vescovo; vedendo i ragazzi,
crede che siano stati loro a compiere l’omicidio e scappa
in preda alla paura.
Dopo aver assistito all’ennesima scena di sangue, Marco è
intenzionato a chiamare la polizia. Tuttavia, nella camera
del Vescovo non c’è un telefono. I due si precipitano
dunque all’esterno, per poter chiamare da una cabina
telefonica.
Usciti dal Santuario, Corinne si mostra molto inquieta,
girandosi continuamente a verificare che non ci sia
nessuno dietro di lei. Marco cerca di mantenere la calma e
guida Corinne alla cabina, dove però il filo del
ricevitore dondola dall’apparecchio, come se qualcuno
avesse da poco usato il telefono e poi, nella fretta, lo
avesse lasciato in quel modo. Dopo poco, infatti, ecco
arrivare numerose auto della polizia a sirene spiegate. Il
COMMISSARIO e alcuni AGENTI, scesi dalle proprio auto,
puntano immediatamente le pistole contro Marco e Corinne,
credendoli coinvolti in qualche crimine. I due alzano le
mani, ammutoliti.
Avanzando di qualche minuto, la piazza appare praticamente
gremita di poliziotti e soprattutto di curiosi. Sono
accorse infatti decine e decine di abitanti, persino con
il pigiama indosso. Tra la folla spunta anche l’uomo che,
in occasione della processione, era stato oggetto di
sguardi minacciosi da parte del Vescovo; questo cerca di
farsi spazio tra la gente e di portarsi nelle prime file.
Dai commenti di alcuni agenti, si capisce che sia stata la
donna delle pulizie a chiamare il 113, dopo aver rinvenuto
un cadavere nel Santuario. Si sospetta dunque che i due
ragazzi siano stati gli autori del delitto. Avvicinandosi
a Marco, altri agenti si scontrano con la sua irruenza.
Marco di dimena nel tentativo di farsi ascoltare e
proclama la sua innocenza. Corinne invece è come
imbambolata, praticamente sotto shock. Il Commissario
mostra in questo frangente, nei confronti di Marco appena
immobilizzato, il suo atteggiamento provinciale,
schernendo il ragazzo dopo che lui tenta di spiegargli la
verità. Ovviamente il Commissario non crede che sia stato
il Vescovo a compiere atti criminosi. Una volta che Marco
è stato fatto entrare nella volante della polizia, il
Commissario lo tratta ancora con aria di sufficienza e
ordina di portare via i due. È a questo punto però che dal
portone del Santuario si vede uscire Massimo. In evidente
stato confusionale, Massimo avanza con la testa di Giorgio
tra le mani, coccolandola come fosse un neonato. La
macabra scena appare agli occhi increduli degli astanti. I
poliziotti si mostrano un po’ impacciati in questa
occasione, non sapendo bene come agire. Il Commissario
cerca di dargli una scossa, ordinando con forza di
catturarlo. Gli agenti aggirano Massimo e, non senza
fatica, riescono poi a bloccarlo. Una volta braccato
Massimo, la testa di Giorgio cade a terra, rotolando
sull’asfalto. Il Commissario dice a Marco che seguirà un
(CONTINUA)
(SEGUE) (10) 10.
interrogatorio, mentre Corinne palesa il suo stato di
shock.
L’indomani, presso il commissariato, c’è un grosso viavai
di agenti. Alcuni di loro stanno parlando con delle
persone visibilmente affrante, e cercano in qualche
maniera di rincuorarle. Si tratta dei parenti di alcune
vittime. Intanto, nell’ufficio del Commissario, Marco e
Corinne stanno concludendo il loro interrogatorio. Il
Commissario esprime il proprio cordoglio per gli amici dei
ragazzi, morti per mano del Vescovo e di Massimo. Si scusa
poi con loro per averli accusati ingiustamente. Marco
chiede comunque spiegazioni sulle ragioni di questi
efferati delitti, ma il Commissario gli risponde dicendo
che stanno cercando di scoprire la verità e non tarderanno
ad aggiornarli su eventuali novità nelle indagini. A un
tratto bussano alla porta e un agente introduce il DOTT.
BARONCHI (lo stesso uomo sulla cinquantina visto
precedentemente durante la processione e che cercava di
farsi largo tra la folla all’arresto dei due ragazzi). Il
Commissario congeda i ragazzi, anche perché Corinne è
ancora provata da quanto successo. I due escono e comincia
così un colloquio chiarificatore tra il commissario e il
Dott. Baronchi. Il dottore si rivela essere lo psichiatra
del Vescovo, che veniva seguito per una schizofrenia
paranoide, caratterizzata da allucinazioni uditive e
deliri persecutori. Il Dottore è comunque all’oscuro dei
crimini commessi dal Vescovo, e il Commissario gli
racconta che sono state uccise in tutto 13 persone (i
quattro amici, il giovane sacerdote, e altre otto vittime
trovate nell’impianto fognario. Queste ultime sarebbero
state vittime casuali, turisti e autostoppisti dei quali
nessuno avrebbe segnalato la scomparsa). Il Dott. Baronchi
si mostra sconvolto e stenta a credere alla verità. Il
Commissario aggiunge che il Vescovo avrebbe agito con
l’aiuto di Massimo, un ragazzo con problemi mentali,
plagiato da lui a compiere gli omicidi. Tuttavia, rimane
ancora oscuro il movente di tutti i delitti, poiché il
dottore sostiene che la psicopatologia del Vescovo non
riuscirebbe, da sola, a spiegare le ragioni di questo
massacro. Peraltro, le caratteristiche di tale tipo di
schizofrenia spingerebbero verso una certa
disorganizzazione, cosa che invece non si riscontra nel
caso del Vescovo, che ha ucciso in maniera scrupolosa le
varie persone. A questo punto il dottore confessa che il
Vescovo, durante le sedute, avrebbe spesso tirato in ballo
delle presenze demoniache, forze oscure e maligne in grado
di governare i suoi agiti. A detta di Baronchi, mentre
viveva questi stati, simili a delle possessioni
demoniache, il Vescovo parlava in una lingua inventata e
nominava un demone che lo avrebbe guidato nelle sue
azioni, per la precisione “il demone della montagna”. Il
dottore si lascia andare dunque a spiegazioni non
scientifiche, anzi ultraterrene. Nonostante la sua
professione lo condurrebbe ad attribuire il tutto alla
psicopatologia, infatti il dottore sente che in questo
caso ci sia qualcosa di inspiegabile, tanto che si è
ritrovato a fare strani sogni dopo le sedute col Vescovo.
(CONTINUA)
(SEGUE) (11) 11.
Il Commissario conferma che il Vescovo era dedito a
rituali satanici e il colloquio tra di loro si conclude
lasciando in sospeso la faccenda.
Alcuni flashback susseguenti chiariscono ulteriormente il
tutto. In un primo flashback, il Vescovo guida di notte
per le strade tortuose che conducono al paesino. Dà un
passaggio a un autostoppista e subito una voce interiore
gli ordina di uccidere il ragazzo. La scena si sposta al
momento immediatamente seguente l’omicidio del giovane
autostoppista, nel cortile del Santuario. Lì, in un
angolo, è nascosto Massimo, che suo malgrado assiste
all’omicidio. Da qui comincia la complicità tra i due,
dato che il Vescovo mostra subito la sua influenza sul
povero malcapitato. In un altro flashback vediamo ancora
l’influsso delle voci interiori sul Vescovo, che gli
ordinano di uccidere i sei ragazzi. Poi il momento in cui
il Vescovo offre da bere a Veronica e Antonella: si vede
chiaramente che le bevande delle due ragazze vengono
drogate. Si scopre dunque che le visioni di Antonella e
Veronica sono assolutamente dovute alla sostanza contenuta
nelle bevande.
Dopo la serie di flashback, pare quindi che tutti gli
episodi possano essere dovuti alla schizofrenia del
Vescovo e alla sua precisa (anche se insolita per quel
tipo di disturbo psichiatrico) organizzazione dei delitti.
Ma siamo adesso a casa di Marco. Corinne è ospite da lui e
si è finalmente ripresa dallo shock. Tutto pare
ristabilito, ma in un’ultima scena vediamo Marco, alle
spalle di Corinne, con uno sguardo posseduto e un ghigno
malefico. Marco alza in aria un grosso coltello e la scena
si interrompe.
»
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