Scritto da © Stefania Stravato - Gio, 12/07/2012 - 21:09
è tuttocielo
questa notte tra noi,
caduta tra le braccia come un brillamento di ossidiana
in un altrove che ci alberga,
arrampicati nudi sulle falesie vive battute dal mare
oh creatura
che sai tutte le ampiezze di azzurri
e il coraggio che ci vuole a distendere le ali
per tentare il volo
dire poi
che davvero hai sentito l'infinito entrarti sottopelle
creatura
che conosci le segrete nelle torri di fuoco, guardami
io cerco il rosa superbo che tinge l'est
cerco i rami di stelle scomparse
nel mistero di mille e mille ellissi
o chissà, nel silenzio sacro dei deserti
guardami, ho lasciato troppo sangue nella neve delle vette
mi dissero che lì poi si aprirono crochi a primavera
e furono ghirlande per le trecce di una sposa
io fui solo acqua sottile, vetro nella frana
che dilagò giù a valle
e mi aspettò l'ultima luna dell'inverno
per risalire le ferite
dai piedi di un ulivo crocifisso sul pendio
oh creatura
che sai tutte le lunghezze degli oceani
da costa a costa
e come scompone le armonie dei gigli sulle dune
il fiato del mistral
hai sentito gli argenti delle mie cavigliere
smuovere i rovi di more, i nidi di serpi
le collane di pioggia sulla via
tienimi nel vapore di orizzonti
a farmi ombra in controluce nei tuoi occhi
che ancora bruceranno stagioni e infiorescenze, resti di farfalle
nella ruggine dei vascelli alla fonda
passeranno in processione madonne incenerite sui roghi,
torneranno da lontano
uccelli ammalati di tenebra,
a deporre malefici sulle guglie delle cattedrali
tu tienimi,
tienimi stretta ai fianchi
con lacci di foglie e sassi di fiume, odore di conchiglie
che non mi uccida un'altra volta
il canto di un cigno nero,
quando chiuderò ancora le pietre sulle tombe
ho il suo taglio che mi ingioiella il petto
dove lo ha aperto in due
e se lo sfiora una vaghezza d'alba
o lo sguardo triste di un gabbiano,
nel cavo delle ossa scorrono ancora i semi duri di un rosario,
le antiche lontananze del dolore.
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