Confessione | Prosa e racconti | Hjeronimus | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Confessione

Ho vissuto sotto un altro cielo. Senza accorgermene, senza pensarci, ho attraversato la strada della vita altrove, in una vita altra, simile ad una apparizione nel deserto.
Ho sgarrato, ho travisato i punti cardinali e mi sono ritrovato su una carta imaginifica, come la mappa di un tesoro che non c’è. La mia rosa dei venti si chiamava metafisica, ontologia, ermeneutica- cose eteree, impalpabili, incongruenti. La vita non è così, non c’entra nulla con  le cristallizzazioni carsiche del sapere. Questo magari è il treno dell’ego, un treno vecchio e bizzarro che viaggia su un binario morto, verso un “Erehwon” qualsiasi ove assurdamente regni la logica, e non la libera balordaggine della vita.
Ma la vita è più questo che  quello. Inutile spaccarcisi le meningi sopra, inutile discettare all’infinito intorno a “enti” o potenze ineffabili. La vita ha fame, sempre. E soltanto questa cieca fame è la sua determinazione fondamentale. Su questo, come dar torto a Schopenhauer?
Ma dentro questa fame, dentro questa vita, ci siamo noi, ci sono io. E quest’altra cosa che chiamiamo coscienza, autocoscienza, logos, anima, intelletto e chissà cos’altro, gli si incaponisce contro e non vuole genuflettersi alla sua legge inesorabile. Questo esserci non accetta la datità della vita, per così dire, e pretende che essa sia diversa da sé, che si sublimi, si trasfiguri. Pretende una verità che non le si addice, una alethèia dischiusa solo dalla fantasticheria, dalla lingua, dalla grammatica- tutti oggetti di cui non c’è traccia nella fame notturna della volpe, qui fuori, cui ogni tanto getto un tozzo di pane vecchio, o nell’urlo disperato dell’allocco, che dalla notte impervia della montagna dirimpetto esala tristi strie sonore che tingono di violacea costernazione la volta nera dell’universo.
Questo è la vita: fame, disperazione, desiderio… non c’è modo per placarla, perciò assistiamo inerti, impotenti, esterrefatti alle sventure della razza disgraziata cui apparteniamo; perciò il capire, l’intendimento logico degli assurdi contorcimenti della storia umana non può essere garante di alcunché a rimedio contro questa pazzia che rechiamo in anima e corpo, gli uni contro gli altri… E chi, come confesso, ha vissuto solo per tale comprensione, solo per questa speculazione sulla vita fatta di fame, né ha compreso quella, né ha soddisfatto l'altra, ahimè...

  
    
 

 
 

 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 2791 visitatori collegati.