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Storia triste - parte terza

E mentre l'autobus cominciò il suo viaggio verso l'infinito (e oltre), i partecipanti  si scrutavano l'un l'altro chiedendosi se quelle persone sconosciute erano davvero così normali come apparivano. 
Per esempio l'ometto che si era voluto sedere nel posto privilegiato... invece di godersi il panorama della strada, era sempre girato verso il retro del pulman, e si alzava e si risiedeva, sembrava un'anima in pena... si era presentato come Gemmo e subito aveva dato l'impressione di avere la tendenza al comando, sebbene, dopo l'indicazione di partire comunque, non ne avesse date altre.
L'autista prima di mettere in moto aveva alzato le spalle, si era sistemata comoda sul sedile, e aveva cominciato a guidare il mezzo intervallando l'azione con un sottofondo canterino dialettale (anche se, dalla cadenza, pareva più una sfilza di improperi e maledizioni). 
L'espressione corrucciata dell'ometto che aveva a lato e quel suo muoversi in continuazione iniziavano ad irritarla e lo invitò, senza mezzi termini, a sedersi al suo posto.
- La guida !- le rispose lui - la guida ! - 
- Non si preoccupi che so guidare, e se lei smette di agitarsi mi concentro meglio.- 
L'ometto scosse la testa - Non c'è la guida, non è salita ! - 
Il sopracciglio sinistro dell'autista disegnò un arco sulla fronte, mentre il destro incupiva basso sull'occhio, persino la bocca sembrava seguisse l'asimmetria dell'espressione.
- Come sarebbe a dire non è salita ? - 
(continua ?)
 
 

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