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Offesa

... quando si alzò dal tavolo lo fece soprappensiero,  la sedia gli scivolo' dalle mani e, nella caduta, colpì il fianco della donna che perse anche lei l'equilibio: fu uno di quei momenti in cui pare che tutto si svolga al rallentatore e nonostante la lentezza del movimento si rimane come impietriti spettatori, quasi soggetti ad un maleficio che impedisce di reagire... rimase così, lì, a guardare  la caduta comune della sedia e della donna, entrambe poi a gambe all'aria, e incosciamente sorrise, forse per le crenoline che coprivano le nudità della donna ...

- Lei  deve dare soddisfazione all'insulto alla mia signora !!! - Un ometto dal cipiglio scuro e dalla vocina acuta e fastidiosa gli si piazzò di fronte sventolandogli un guanto davanti agli occhi, colpendolo con quello, poi, su una guancia e lasciandolo cadere a terra. Nella sala cadde il silenzio.

Lui squadrò la caricatura  d'uomo, chinò gli occhi sul guanto a terra - Solo se mi lascia la scelta dell'arma -

- Ma, ma ... ma : la scelta dev'essere dell'offeso !!! - La donna si era rialzata senza che nessuno dei due l'avesse aiutata, e girava lo sguardo spaurito tra l'uno e l'altro - Cosa stai dicendo, Umberto , lascia perdere. -

- Milady - lui le si rivolse con un mezzo inchino, sorprendendosi della graziosità della personcina - non sia mai che io non debba in qualche modo essere punito per la mia sbadataggine -

-Appunto, Umberto, il signore è stato solo sbadato - L'ometto sbuffava - Non ti ha nemmeno chiesto scusa, e l'insulto non è stata una sbadataggine : ha riso della tua caduta !!! Egiso soddisfazione - riprese il guanto e lo colpì nuovamente sulla guancia, gettandolo poi a terra. 

- Ripeto, Milord, solo se mi lascia la scelta dell'arma . 

- E sia !! -  Lui raccolse il guanto, lo porse alla dama con un inchino, poi si rivolse all'ometto :

- Domani all'alba dietro al cimitero Le va bene, Milord? -

- E l'arma scelta ? -

- Provvedo io . - e uscì, non senza prima aver sollevato da terra la sedia caduta.

Si ritrovò che ancora era buio nel posto prefissato con il suo secondo che portava seco una scatola nera, e all'albeggiare arrivò l'ometto seguito da un personaggio che assomigliava ad un becchino.

Il suo secondo porse la scatola aperta: all'interno due mazzi di carte .

- Che scherzo è questo ? - la vocina sgraziata ruppe il silenzio - non vorrà mica giocare una partita ? -

- No, Milord : le lanceremo uno contro l'altro . - La risata dell'ometto era fastidiosa quanto la  sua voce .

- E sia !! Ma la distanza dev'essere ridotta . - sembrava divertito .

Si posero uno fronte l'altro, ognuno con il suo mazzo di carte tra le mani .

- Inizia l'offeso - la voce del secondo dell'ometto era cupa e tenebrosa  .

L'ometto era indeciso, guardò le carte, ne prese tre con una mano e le gettò contro lo sfidante, svolazzarono nell'aria e caddero senza colpirlo . 

L'altro giocò silenzioso con il mazzo, mescolando le carte con maestria, le aprì a ventaglio e ne scelse una, con un colpo deciso del polso la tirò verso l'ometto, colpendolo in fronte, e lì si fermò, impiantata come una lama . L'ometto cadde a terra e i secondi si avvicinarono : - E' morto - la voce baritonale vibrava dalla sorpresa . L'altro secondo estrasse la carta e la voltò: era un asso di picche .

 
 

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