Scritto da © ComPensAzione - Mar, 05/03/2013 - 13:45
L’avevo notato alla mensa del Circolo San Pietro, in coda con gli altri in attesa dell’apertura, e mi aveva colpito il suo aspetto così diverso, povero ma non trasandato, e la sua disponibilità al colloquio con chi era accanto a lui, ascoltava gli altri con attenzione particolare. All’entrata, mentre tutti si accomodavano in attesa di essere serviti, lui si avvicinò ad un’inserviente chiedendo, in un italiano dall'accento straniero, se poteva essere utile in qualche modo e si mise poi a distribuire i piatti, fermandosi per scambiare qualche parola con ciascuno, infine si sedette anche lui a mangiare, guardandosi attorno. Quando il pasto si concluse mentre tutti se ne andavano, iniziò a liberare i tavoli dai piatti vuoti, e poi se ne andò anche lui, come era venuto.
Ecco il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia. (Lc 12,42) (1)
Era il pomeriggio del terzo giorno del Conclave, già sette votazioni erano finite nella stufa, e sette fumate nere erano salite al cielo dalla Cappella Sistina. I Cardinali erano perplessi per alcune schede di votazione che erano risultate ‘strane’ perché non riuscivano a classificarle, si chiedevano l’un l’altro a chi potevano appartenere e quale significato potessero avere . In queste schede invece del nome c’era un numero, 1010. Era probabilmente un’indicazione ispirata da qualcuno, visto che di votazione in votazione il numero delle schede con 1010 era via via aumentato.
Camminava lentamente verso il monastero(2), gli occhi fissi all'Ararat che si stagliava nel suo candore alle spalle della sua meta; era partito presto perché necessitava di silenzio per riflettere sul suo passo, e se avesse fatto la strada con i pellegrini non avrebbe potuto fare a meno di colloquiare con loro, era più forte di lui il desiderio di condividere, ascoltare, ma ora era il momento dell'intima preghiera. Pensava ai sogni sempre più ricorrenti che si mantenevano vividi al risveglio, e le richieste che in questi sogni gli venivano poste, di come all'inizio ne avesse rifiutato il pensiero: ora ne stava maturando una, di richiesta, il battesimo.
[...] Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli. (Rm 4,18)(3)
I visitatori russi, una decina, erano in attesa all'ingresso dell'Aula delle Udienze generali, le Guardie Svizzere visionarono le ricevute per la visita, poi la guida si incamminò con loro verso la Basilica. Il percorso fu silenzioso, quasi che ognuno si stesse preparando all'evento. La Basilica li accolse, ma la guida non diede il tempo ai visitatori di guardarsi intorno, si diresse di buon passo verso l'altare, spostò il cordone che impediva il passaggio, e scesero giù per la scala, alla tomba dell'Apostolo.
La guida, in tono sommesso, dava indicazioni : d'un tratto, uno dei visitatori, si prostrò, disteso, le braccia aperte, la fronte a terra, e pregava in una lingua che nessuno riusciva a comprendere, piangendo e singhiozzando. La guida era perplessa, poi gli si inginocchiò accanto, chinandosi verso di lui - Signore, la prego, si alzi. - L'uomo alzò gli occhi pieni di lacrime, si drizzò avviandosi a spalle curve verso la scala.
[...] Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”.(4)
Lo spoglio delle schede proseguiva, e quelle con il numero 1010 erano sempre più numerose, nella perplessità generale. Poi, ad una successiva votazione il numero apparve in cifre latine. Era indubbiamente un segno, ma cosa indicava ?
Un'altra fumata nera, una nuova votazione.
Uscito dalla tomba era rimasto nella Basilica, seduto ad un banco; era rimasto lì per delle ore, aveva seguito la Messa delle 17,00, cui l'intenzione era la preghiera per l'elezione del nuovo Papa, si era comunicato ed era ritornato al suo posto. Al termine della cerimonia la gente se n'era uscita, e la Basilica era fredda e silenziosa. Gli si avvicinò uno degli inservienti - Signore, mi scusi, dobbiamo chiudere. - -Devo aspettare.- - Aspettare cosa?- - Che mi chiamino.- -Chi dovrebbe chiamarla? - I Cardinali.- L'inserviente sorrise - I Cardinali sono in Conclave, non lo sa ? - -Certo che lo so, sono qui per questo.- L'inserviente guardò quell'uomo e stranamente non gli venne l'idea che fosse un pazzo, il suo sguardo aveva qualcosa di particolare. - Ma noi dobbiamo chiudere. - - Mandi qualcuno a dire che sono qui.- L'inserviente era imbarazzato. - Perdoni, Signore, ma fino a che non procederanno all'elezione nessuno può comunicare con loro.- - L'elezione c'è già stata, dica loro che sono qui.-
[...] Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre.- (5)
Mentre attendeva tornò con il pensiero al giorno della salita al monastero, al primo passo che aveva intrapreso, quando il sacerdote gli aveva chiesto - Il tuo nome, fratello ? -
- Mixi - - Io ti battezzo, MIXI , nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo .-
(1) Antifona d'ingresso, Liturgia del 19 marzo 2013
(2) Monastero Khor Virap, Armenia
(3) Seconda lettura,Liturgia del 19 marzo 2013
(4) Dal Salmo 88, Liturgia del 19 marzo 2013
(5) Dal secondo libro di Samuèle, Liturgia del 19 marzo 2013.
(dal Web) Il numero 10 simboleggia la perfezione, come anche l’annullamento di tutte le cose. 10 = 1+0 = 1 illustra l’eterno ricominciare. Il dieci è il totale dei primi quattro numeri e perciò contiene la globalità dei principi universali. Corrisponde alla Tetraktys pitagorica, che insieme al sette lo considerava il numero più importante, in quanto è formato dalla somma delle prime quattro cifre (1+2+3+4=10), esprime la totalità, il compimento, la realizzazione finale. Esso è divino poiché perfetto, in quanto riunisce in una nuova unità tutti i principi espressi nei numeri dall’uno al nove. Per questo motivo il numero dieci è anche denominato Cielo, ad indicare sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose, per il fatto che contiene tutte le possibili relazioni numeriche.. Il dieci indica il cambiamento che permette all’iniziato di evolvere, di crescere e di elevarsi spiritualmente.
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