Scritto da © ComPensAzione - Lun, 05/01/2015 - 10:26
Rimpiango spesso l'ingenuità dell'inesperienza, quando si pensava che l'innocenza, la verità, fossero valori impliciti... il mondo appariva più luminoso, allora... con il tempo si comprendono le innumerevoli variabili dell'Ego altrui, spesso si rimane scottati, le aspettative disilluse... e l'Uomo non è più nemmeno uomo...
Paride batteva il polpo sulla roccia con una rabbia attenta, seguendo il ritmo costante delle onde più sotto. Sentiva il calore della giornata avanzata sulle spalle, e si concentrava sul movimento del braccio, la presa sicura su quel corpo ancora vibrante; i lunghi tentacoli, come capelli, incorniciavano l'atto.
Pensava, Paride, alla morbidezza della carne che la battitura avrebbe assicurato, e il pensiero correva ad altri tipi di battiture. Suo padre era un uomo d'altri tempi che rifuggiva la tenerezza, l'aveva cresciuto a suon di botte con l'intento, all'opposto del polpo, di renderlo duro e forte davanti alla vita. All'apparenza sembrava proprio così : chi lo conosceva lo definiva una persona di carattere, pronta e decisa... ma, dentro, nascondeva la fragilità del costante timore di non riuscire ad essere all'altezza.
La casa era vuota, al suo ritorno. La penombra delle imposte accostate accentuava il senso di assenza. Paride posò la cesta dei polpi nel lavello della cucina e si fece una doccia, ma nemmeno lo scorrere dell'acqua sulla pelle gli fece scivolare via il malessere che aveva provato al rientro. Lei non c'era.
L'uscio sbattè piano, un suono attutito che Paride accolse come un brivido, si voltò a guardarla, lo stupore e il sorriso non quietarono il ruminare dello stomaco, era come un oltraggio che lei potesse essere felice oltre il loro tempo, che lei potesse 'essere' oltre.
S'abbattè il 'Dove?' come una lama, l'inizio della cascata, dell'infrangersi del tono, della caduta. Aveva mani forti, Paride, più forti della piccolezza che era dentro... lei, come un polpo...
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