Oltre il contenuto: la funzione e il ritmo
Per quello che riguarda la funzione che svolgono nel testo poetico, i versi hanno una grande importanza: determinano il ritmo e quindi la musicalità del componimento. Infatti, il poeta, utilizzando volta a volta i diversi tipi di verso, può riprodurre, a seconda delle sue esigenze e dell'effetto che vuole conseguire, ritmi diversi.
Così, può dar vita a un ritmo rapido e mosso, usando il verso ternario:
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo eterno
tossire!
(A. Palazzeschi)
Può produrre un ritmo cadenzato, accostando due senari:
Dagli atri muscosi, dai Fori cadenti,
dai boschi, dall'acre fucine stridenti,
dai solchi bagnati di servo sudor,
un volgo disperso repente si desta.
(A. Manzoni)
Può produrre una musicalità dolce e pacata, utilizzando l'endecasillabo:
Dolce e chiara è la notte e senza vento,
e queta sopra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna ...
(G. Leopardi)
oppure, sempre utilizzando l'endecasillabo ma pausandolo con forti interruzioni, può produrre un ritmo spezzato, quasi prosastico:
Vieni, usciamo. Tempo è di rifiorire.
Troppo sei bianca; il volto è quasi un giglio.
(G. D'Annunzio)
Piove. E' mercoledì. Sono a Cesena.
(M. Moretti)
Sarà utile, quindi, per chi ama leggere e scrivere poesia imparare a riconoscere i vari tipi di verso così da saper valutare l'effetto rimico musicale che essi, singolarmente e nel loro insieme, producono.
Ancora sui nomi dei versi
Abbiamo detto che, a seconda del numero di sillabe che contiene, un verso si dice:
- bisillabo (2)
- ternario (3)
- quaternario (4)
- quinario (5)
- senario (6)
- settenario (7)
- ottonario (8)
- novenario (9)
- decasillabo (10)
- endecasillabo (11)
- dodecasillabo (12)
Un verso si dice anche:
- tronco, se l'ultima parola è tronca, con l'accento tonico sull'ultima sillaba. Es. povertà - digiunàr - soffrìr
- piano, se l'ultima parola è piana, con l'accento tonico sulla penultima sillaba. Es. màre - burràsca - imbarcaziòne
- sdrucciolo, se l'ultima parola è sdrucciola, con l'accento tonico sulla terzultima sillaba. Es. nùvola - fùlmine - gràndine
La misura dei versi
Abbiamo visto come i versi si possono misurare contando le sillabe. I poeti del passato li misuravano sempre, rispettando un insieme di regole che si chiama
metrica
(parola che deriva dal greco e significa
misura
).
La regola più importante è questa:
si contano le sillabe fino all'accento tonico dell'ultima parola e poi se ne aggiunge una.
Es. te/mo/ la/ po/ver/tà
= 6 + 1 = 7 sillabe
Es. te/mo/ la/ bur/rà/sca
= 5 + 1 = 6 sillabe
Es. te/mo/ la/ gràn/di/ne
= 4 + 1 = 5 sillabe
Come si può osservare, i versi tronchi valgono una sillaba in più di quelle che effettivamente hanno, quelli sdruccioli valgono una sillaba in meno.
Un'altra regola importante:
quasi sempre si fondono in un'unica sillaba la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola seguente.
Es. ve/de/re u/na/ stel/la
Un esempio di misura e ritmo
Pietro Metastasio
Strofe per musica
SCioglierò le mie catene
già le sento rallentar.
Non si dura, bella Irene,
Sempre solo a sospirar.
Mi giuri che m'ami,
mi chiami tuo bene,
e puoi, cruda Irene,
vedermi languir
ma, ingrata, se brami
ch'io viva in catene,
pietà di mie pene
comincia a sentir.
Scio / glie / rò / le / mie / ca / te / ne verso piano
già / le / sen / to / ral / len / tar verso tronco
Non / si / du / ra / bel / la I / re / ne verso piano
Mi / giu / ri / che / m'a / mi verso piano
mi / chia / mi / tuo / be / ne verso piano
e / puoi / cru / da I / re / ne verso piano
ve / der / mi / lan / guir verso tronco
Maila Meini per Rosso Venexiano
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