Osservo, in rapida successione, tutto ciò che mi sta intorno, come in uno sfogliar di pagine tra le mie mani che siano state aperte e poi richiuse. Tutto mi appare relativo e dentro, e fuori di noi in un ordine di cose che ci coglie sempre impreparati e talvolta non c' è altra terra se non quella che ci regge precariamente, in bilico sul vuoto che ci circonda. I ricordi di un tempo già remoto sembrano venirmi incontro: speranze vaghe, avvenire non ben delineato e incerto, intollerabile vacuità latente. Un benessere misto a melanconia e le illusioni che vanno e vengono, alimentate da una natura resa tanto più inconciliabile che pur contenendo ogni cosa, di ogni cosa ci priva.
La mia ragione, tenta di respingere ciò che tende a divenire abitudine incongruente ai miei principii. Ascolto il vento, seguo il turbinìo di nuvole nere che si allontanano rotolando lungo i fianchi delle montagne giù, giù fino ai bordi frastagliati di una spiaggia lambita dalla dolcezza di onde non più gonfie di rancori e incontenibile vigore... ritrovo attimi in grado di fugare diffidenze e dissipare incertezze.
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