Scritto da © Manuela Verbasi - Dom, 29/08/2010 - 16:00
Claude Monet Waterlily Pond
Ubriachezza blues negli occhi distanti, farfalle di carta chimica fra gargarismi di rane verde petrolio o meglio sono spazzole blu pavone. Attillato contorno d'achirante aspra, ventre di sambuchella che avvelena decisa o forse no, son solo erbacce.
Apicale bluff quel ponte curvo appena un po' più del Calatrava il maledetto. Un grappolo di glicini color divano è un pugnale allo zenit e poi sotto un po' più a destra della ninfea preferita da Monet, la sala giochi del lago, dove tutti , siore e siori, possiamo vincere un giro di tango sospesi appena poco sopra il filo dell'acqua, basta avere il vestito adatto, le scarpe da ballo, e quindi prendere la coda di volpe che ballonzola malamente e offusca i riflessi costringendo le palle degli occhi a seguirne il movimento sguaiato. E' il padrone della giostra che decide chi fa un altro giro gratis. Noi tesoro, facciamone due almeno, anche se paghiamo, che ci frega?
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