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Chiedere o chiudersi! (Ma le mie domande non credono più nelle risposte)

 

CHIEDERE O CHIUDERSI!
(Ma le mie domande non credono più nelle risposte)
 
Chiedere senza voce
nella vanità che mi brucia
con parole afone di suono….
Chiedere a non chiudermi.
Condannato all’erratico smidollare i problemi.
Al dover-capire-senza-capire da “piccioletta barca”.
A tagliare il pane col dorso del coltello!
Inane fatica che in gorghi e gorgheggi mulina.
 
Germino di interrogativi sovversivi.
Sanno forse i bambini quello che chiedono?
Come loro io chiedo quello che non so né saprò…
Ho domande che gridano di voce propria
nate da risposte nate da domande.
Ellittiche, ovali, ovulari.
Che ci accaniscono infierendo.
Una sparatoria.
Domande ulceranti così indrappellate
hanno qualcosa di militare.
 
Ogni dubbio mi diventa interrogazione
che mette i due punti anche dopo le virgole
o un punto esclarrogativo al posto di una frase.
Scrivo più di quanto parli o mi ascoltino.
Ma le frasi frantumate in ellissi non si compiono.
Le parole espatriate temono di significare.
E maledico le parole che domandano
solo per domandare.
Incapaci di dare una risposta.
Fabbricatrici a metà.
Bugiarde e infingarde
che osano e non rispondono.
Ma poi le ringrazio perché esistono.
 
La speranza come rondine tramortita
mi addolora senza oggetto né frutto.
Dibattuto tra la viltà e l’ardire.
Non riesco a biforcare un ascolto introvertito.
Mentre qua seduti ci guardiamo mettere le pine sul fuoco.
 
“Troppo ti chiedi” -tu mi rimproveri-
“Se non fai domande non ti diranno bugie”.
È così che ogni domanda ora mi diventa un’accusa.
“Più non domandare” dico spesso alla mia anima
come Virgilio arringando Caronte, il dio nocchiero
con la pertica nell’Acheronte.
 
Non ha risposte il cervello per le tante domande
che si affollano al cuore.
Piste di risposte mi capillarizzano
rovistate tra lacerti di rimedi-placebo.
Ma troppe risposte si avvalgono della facoltà di non rispondere.
Altre non rispondono forse perché faccio le domande sbagliate.
E quale sarebbe la domanda giusta?
 
Interrogare credo sia la prerogativa degli esseri
che la natura non ha portato a compiutezza.
E l’incompiuto ha diritto di porre domande
pur senza completarsi con le risposte.
È il lavoro della creatura creativa.
L’attivo vivere interrogativo.
Ma il lavoro è infinito e gli operai pigri.
C’è chi non fa domande per paura delle risposte.
 
È come nella Filosofia
le domande sono più importanti delle risposte.
Le risposte non sono essenziali.
Maestro è chi non ti dà le risposte
ma le domande come l’empio Socrate.
 
La tragedia in me
è che le mie domande
non credono più nelle risposte.
 
Così lasciato ai dunque e ai perché
la testa infilai nelle ginocchia
a ripassarmi l’antico mantra impostore:
“Domattina, domani, domani l’altro…!”
 
 
 
 
 
 
21-7-2002

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