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Sulla strada

 07:34 18/09/20013
Lucca - tratta ferroviaria Pisa-Firenze Treno ViValto -
Il televisore
 
Non so perchè i viaggi in treno mi mettono malinconia :( . Ad ogni stazione c'è in genere un via vai di persone ancora un po' stordite dalla precoce sveglia mattutina. :-/ .
Salgo sul treno, cerco un posto isolato e mi siedo a fianco del finestrino. Nei treni i finestrini diventano come grandi televisori così tutti noi passeggeri passiamo il tempo guardando fuori come fosse un canale news. Il problema di questi televisori e che le cose che vedi, passano in continuazione e non  hai modo di assimilarle, focalizzarle, meditarci sopra :| .
Così veloci compaiono ringhiere, canneti, pali segnaletici, piccole piscine a sfioro o fuoriterra, case indipendenti, a uno o due piani con tetti di tegole francesi rosse; e poi ancora vigneti da vendemmiare, il retro di piccole fabbriche artigianali, stendini con mutande e calzini.  La vita di migliaia di persone passa da quel finestrino-televisore, e la trasmissione così diventa un reality.
Ogni tanto con l'immaginazione alzo il braccio e con la mano tento di cambiare canale ^__^ .
Poi si raggiunge la stazione e il treno rallenta. La gente ferma alla stazione aspetta dietro la striscia gialla, con in collo zaini, borse o trolley strascicati. Ti osserva senza emozioni, per loro sei semplicemente  una persona sconosciuta che sta nel treno sbagliato. Qualcuno si saluta, una coppia si bacia, un poco in disparte un nonno, indica il treno al piccolo nipotino che tiene  per mano. Il bambino così sorride e saluta chi sta partendo :) .
 
09:00 13/07/2010 Mariland - Baltimora - Bedford Place 1008 -
Risvegli
 
Scesi giù in cucina e accesi il grill per tostare la mezza baguette avanzata dal party della sera prima. Dal frigo a doppia anta  tirai fuori il bidoncino di succo al mirtillo, delle fette di salmone ed una confezione di formaggio cremoso agli aromi. Guardai fuori era una bella mattina di Luglio ed era ottima per fare del corroborante jogging. La zia Mary aveva fatto tardi era sicuramente di sopra ancora a letto. Presi la confezione di caffè lavazza e preparai la moka. Vi misi l'acqua minerale e riempii il filtro con tre cucchiaini di caffè che pressai delicatamente. Con uno stuzzicandenti poi feci tre buchi centrali per favorire la miscelazione con l'acqua calda. Dalla finestra si vedeva il patio esterno, il giardino retrostante e la piscina che avevamo appena finito.
Inevitabile era il disordine del party, striscioni, bicchieri di plastica, piattini  contenitori vuoti di Margarita, perchè stupirsi della confusione.
Sul tavolo grande erano rimaste alcune bottiglie di vino italiano. Poi vidi la zia con un grande sacco che si aggirava nel giardino, accidenti era già li a fare ordine. Jennifer entrò assonnata in sottoveste ma con i capelli legati. Si stringeva la pancia ed era un segno inequivocabile che aveva le sue cose.
Prese poi il bicchierone e lo portò sul dispenser del frigo riempiendolo prima di ghiaccio a cubetti e poi di coca cola.
"Porto Tommy ( il nostro cane ) con me"
gli dissi mentre aprii la busta con il giornale locale. Ieri sera c'era stato un brutto incidente sulla roadway che porta Annapolis. Misi a posto un paio di bollette e poi buttai le pubblicità sparse del nuovo Mall.
"Ok.. oggi andiamo in centro, poi stasera William ha chiesto se ci vediamo ad Harbour Place..."
"Certo.. come no"
"Ci sono Alison e Cristy anche loro partono per l'università... così ci salutiamo..."
Finii di mangiare i crostini al salmone e bevvi d'un fiato il succo di mirtillo. Un ultimo sfioro sull'iPad per controllare le e-mail e poi mi incammino.
"A dopo..."
le diedi un bacetto sulla fronte e uscii.
"Prendimi dell'Aulin..."
mi disse una attimo prima di chiudere la porta.
 
7.59 03/03/04 Parigi - Hauts-de-Seine Geneviller -
La metro.
 
E' strano. Questa mattina non ho proprio voglia e quando non ho voglia sono qui che mi guardo allo specchio senza fare niente. Mi hanno assunta da poco e non devo fare figuracce. Qui farsi dare del "les italiens" è un lampo. D'altra parte ( dico da italiana ) mi sembra di essere un cervello in fuga.  Sono quì a Parigi da tre mesi e l'ufficio immigrazione mi ha subito trovato lavoro al Rojal Monceau un noto albergo cinque stelle (plus) della capitale. La mia laurea in Tedesco da queste parti vale davvero qualcosa, non come in Italia che non potevo usarla nemmeno come lavapiatti al ristorante. Se  ripenso che neglii ultimi cinque anni non sono riuscita neanche ad essere assunta in un call center, mi viene il magone. In Italia avevo solo ottenuto posti per pulire i bagni o come cameriera in pizzerie al taglio. Qui invece, dopo due settimane, valutavo già tre offerte di lavoro fra uffici d'arte o multinazionali di assistenza internazionale.
Devo però smetterla di lamentarmi altrimenti mi intristisco tutto il giorno.
Finisco così di rimettermi in sesto, due sbuffi di fard un velo di lucida labbra, mi vesto con il tailleur di ordinanza ed esco. Carlo è ancora a letto che dorme. Un saluto un suo cenno e chiudo la porta con delicatezza.
Fuori sulle scale incontro  Mohammed il nostro vicino.
"Bonjour, aller travailler?"
"Oui, je suis également retardé"
Lui è sempre molto gentile e disponibile.  Mohamed è un arabo, o forse no è un egiziano non lo ricordo. La prossima volta quando lo incontro glielo chiedo. Quello che so è che fa il cuoco in un Kebab quì vicino. Fa il cuoco come mio marito ed è un mestiere molto difficile, Mohammed però è molto empatico e sa cosa significa essere un immigrato.
Attraverso il quartiere che mi separa dalla stazione dei bus. La mattina c'è sempre molto traffico così mi unisco con gli altri prendendo le scale per raggiungere la metro sottostante. Il negozio di frutta e verdura sta aprendo; come gli altri giorni, in questo periodo, ci sono molti studenti in giro. La stazione di Geneviller è attualmente un capolinea che mi permette comunque di raggiungere agevolemente il centro.
La metro in questo tratto è esterna poi veloce si infila nelle viscere di Parigi portando con se la silenziosa vita delle persone di periferia. La Fourche, Place de Clichy, poi il cambio sulla linea due in direzione Dauphine per arrivare alla Charles de Gaulle la mia stazione di arrivo. Salgo di fretta le scale che mi fanno emergere da questa catacomba. Mi giro e noto la gendarmerie che sta fermando una persona. Un ultimo scalino, sono sul marciapiede e davanti a me l'incrocio con il semaforo rosso. Devo fare due isolati a piedi per raggiungere l'albergo. Scatta il verde e attraverso la strada, assieme ad una mamma col passeggino. Guardo il cielo, tutto sommato è una giornata niente male...
 
 

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