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La luce

Idio l’ironia. L’ironia è la terapia più utilizzata per autoanastetizzarci dalla dolorosa realtà. Il problema dell’ironia è che crea assuefazione e dipendenza. Con l’ironia i problemi non vengono più percepiti come tali e si impara a sopportarli. L’ironia è come il metadone, non è una cura in tutti i casi i problemi non si sopportano mai, si affrontano e basta.
 
Victor esausto, guardava il risultato ottenuto nella piccola mappa che comparve nel browser. I due numeri “41.860388, -87.612587” sembravano davvero una latitudine e una longitudine di un navigatore satellitare. Attivò l’applicativo Global Maps, inserì il visore, selezionò l’opzione realstreet e di lì a poco raggiunse il luogo indicato. Il posto era una piazzetta sulle sponde del lago North. Erano circa le due di notte e la silhouette dei mastodontici grattacieli sfumava nella nebbia del cielo. Affascinante era lo skyline della città riflessa sulla strada bagnata. Victor si muoveva virtualmente sospeso ad un paio di metri dalla strada sottostante. Da un chiosco laterale notò avvicinarsi una persona non tanto alta, probabilmente un emozionale, che stava fumando una sigaretta. Non ci volle molto per capire nel suo comportamento, il tipico nervosismo dell’attesa. Un luce sospesa arrivò veloce fermandosi in prossimità dell’uomo. Era un vettore pubblico a levitazione magnetica e per qualche secondo non accadde nulla. Poi scese un automa che riconobbe dalla flourescenza oculare rossastra. Fra di loro ci fu uno scambio di oggetti. Poi l’automa si avvicinò e con un gesto veloce coprì l’emozionale con un telo, occultandolo alla vista di tutti. L’automa così risalì sul vettore tornando da dove era partito. Dell’emozionale però non vi fu più traccia. Victor accese una pila virtuale e illuminò così l’ambiente e l’immobile telo adagiato sul piccolo marciapiede. Da un lembo laterale uscì allargandosi una raccapricciante chiazza rosso sangue. Victor inorridito spense la sua torcia virtuale e alzò gli occhi, un’altra luce sospesa stava arrivando.

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