Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 22/04/2010 - 05:45
Cesarina era mia madre, e questa è la straordinaria storia che mi raccontò.
IL PADRE DI CESARINA
Luigi, il padre di Cesarina, era molto bello. Questo era il motivo precipuo per cui Maria, la madre di Cesarina, l'aveva sposato. Si erano conosciuti perché lavoravano entrambi a servizio, credo della principessa Pignatelli, dove Maria faceva la cuoca e Luigi il maggiordomo.
Maria, quando conobbe Luigi, era vedova: il suo primo marito, Renato, era morto nella Grande Guerra, anzi, era stato uno dei primi morti di quella tragedia. Non in un'azione militare, ma era morto di tifo, lassù al nord, lasciandola da sola con due figli piccoli, a Cesano, un paesino vicino Roma. La sua era una famiglia contadina, ma la terra era andata ai suoi numerosi fratelli maschi, lasciandola senza mezzi di sussistenza.
Per questo lei si era trasferita da Cesano a Roma, per poter lavorare e mantenere i suoi due figli. Aveva fatto prima la sguattera, poi la cameriera e piano piano, lucidando scarpe e argenteria, pulendo saloni e verdura, aveva salito la scala sociale di questo mondo servile, diventando cuoca.
Ed insomma, ad un certo punto aveva incontrato Luigi. Aveva 11 anni meno di lei. Era alto ed aveva un sorriso luminoso. Veniva da Rimini ed anche il suo buffo accento contribuiva al suo fascino. Non so se fu amore a prima vista, non so chi corteggiò chi. Ma il fatto è che nonostante l'opposizione dei suoi due figli di prime nozze, Primo ed Egle, che lo consideravano un avventuriero, Maria lo sposò. E così nacque Cesarina, nel 1928.
Purtroppo, la vita con Luigi sembrava confermare i sospetti dei suoi due fratellastri. Luigi, forte bevitore, prima perse il lavoro, poi cominciò ad essere assente per periodi sempre piu' lunghi. Maria non solo dovette continuare a lavorare, ma fu costretta a mettere Cesarina in collegio, dove rimase sino a che non ebbe 15 anni.
CESARINA
Cesarina odiava il collegio, odiava le suore. Erano tempi difficili, c'era la guerra. Ma quelle facevano di tutto per renderli ancora più difficili, sottoponendo i bambini che stavano lì a continue umiliazioni, specialmente i più piccoli, non ancora abbastanza smaliziati da riuscire a sfuggire alle punizioni.
C'erano dei momenti di serenità. A volte sua madre l'andava a prendere e la portava con sé nei palazzi in cui lavorava. Ne ricordava in particolare uno, alla cui biblioteca aveva libero accesso. Leggere le piaceva moltissimo, poteva estraniarsi dal suo mondo angusto e senza tante soddisfazioni.
Ma i momenti più felici erano quando ad andare a prenderla era Luigi, il padre, che la portava in giro per Roma. Camminava con la sua ampia falcata e lei faceva fatica a stargli dietro, ma quanto la faceva ridere. Andavano sulle rive del Tevere, dove lui faceva il bagno. Oppure si limitavano a camminare, tra le strade ed i palazzi della bellissima città in cui vivevano. A volte lui declamava versi di Dante: dicono conoscesse a memoria la "Divina Commedia", che addirittura la sapesse recitare anche... al contrario!
Sua madre e sua sorella dicevano che era un poco di buono, uno scansafatiche, un beone e, quando poi aveva cominciato a stare assente a lungo da casa, anche che aveva un'altra donna, un'amante. Lei sapeva solo che con lui stava bene, era troppo piccola persino per capire cosa volessero dire queste accuse, ma ne avvertiva il peso.
IL SOGNO DI CESARINA
Lei camminava in fila con le altre compagne del collegio. Loro erano vestite tutte di bianco, lei di rosso. A un certo punto passavano in un campo dove c'era un toro. Questo la vedeva vestita di rosso e cominciava a correre caricandola. Le compagne per cercare di proteggerla le gettavano addosso i loro vestiti bianchi, ma appena la toccavano, diventavano rossi...
CESARINA
A quindici anni Cesarina uscì dal collegio con la licenza commerciale ed andò subito a lavorare, come stenodattilografa.
La situazione a Roma si faceva sempre più difficile. C'erano i tedeschi, i bombardamenti, un'atmosfera lugubre. Ciò non di meno la vita continuava. Cesarina viveva al Prenestino, nella casa della sorella maggiore, col marito di lei e le loro due figlie. Ed al Prenestino, Cesarina incontrò Enzo, l'uomo col quale poi avrebbe diviso la sua esistenza.
Suo padre era sempre più assente, almeno dai racconti che mi faceva. Fino a che, un giorno, pochissimo dopo la Liberazione, lo ritroviamo in ospedale: un uomo distrutto, col fegato spappolato, che muore in pochi giorni. Non ci sono racconti, certificati od altro su come sia morto, solo ricostruzioni a posteriori.
LA VERITA' DI CESARINA
Cesarina andava al cimitero a portare fiori sulla tomba di Luigi e spesso vi trovava delle rose rosse. Chi le portava? Una conferma delle accuse di sua madre e sua sorella?
Alla fine la curiosità ebbe il sopravvento e lei si appostò per alcuni giorni di seguito per scoprire chi era a portare quei fiori, fino a che non li vide. Erano due uomini.
Quei due uomini le raccontarono la verità. Suo padre era un socialista della prima ora, rimasto sempre fedele alla sua idea. Sì, beveva, ma il suo posto di lavoro l'aveva perso non per questo, ma perché aveva rifiutato di iscriversi al partito fascista.
Le sue continue e sempre più prolungate assenze da casa erano dovute non ad un'amante, ma al fatto che doveva nascondersi. Tutte le volte che c'era un'adunata fascista, se lui fosse rimasto a Roma, l'avrebbero preso e messo in galera. Poi dopo, quando erano arrivati i tedeschi, ancora di più era necessario nascondersi, per uno come lui.
Ed andava a nascondersi nel ristorante di Squarciarelli, sulla strada per Frascati, dove dava anche una mano come cameriere, ma in nero. Ed era morto non in seguito alla sua vita sregolata, ma perché era stato rinchiuso a via Tasso, e lì torturato e non si era mai più ripreso...
LA VERITA'
"Ma che partigiano, famme sta' zitta!", mi disse una volta Zia Egle. Lei, su Luigi, rimase sempre della sua idea. D'altronde suo marito Mario, che era un partigiano "certificato", rientrato a Roma con gli americani che era andato a raggiungere al sud, dopo una serie di azioni compiute nella capitale occupata dal tedeschi, gliela confermava.
Il dubbio insinuato era che Cesarina si fosse inventata tutto per ridare dignità a quel suo padre bellissimo e scapestrato. D'altronde dei due uomini che le avevano raccontato la storia non c'era traccia. Non venne mai fatta una richiesta di pensione per il fatto che Luigi era morto in quanto antifascista. Non c'erano prove, documenti, manoscritti. Niente.
Certo, potrei fare una ricerca negli archivi di via Tasso, controllare date e nomi. Ma io la verità non la voglio sapere. Perché dovrei, se io preferisco la verità di Cesarina e la amo in ogni caso e la rispetto?
La sua verità vale più di quella di zia Egle. Perché è una verità di amore.
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