Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 12/08/2010 - 17:21
Nella faggeta, sole e foglie si divertivano a disegnare arabeschi sul sentiero, bianco da calcinare gli occhi. Ci siamo guardate a lungo, la lucertola ed io, senza trovare niente da dirci. Su quel sasso dove ci trovavamo entrambe, immerse nel silenzio più totale. Non era granché bella, la lucertola, aveva anche la coda smozzicata. Pure io non ero al mio meglio, strafatta dalla stanchezza, madida di sudore e spettinata dal vento.
Tant’è. Ci guardavamo mute e complici, nel nostro stare a crogiolarci al sole, dimentiche di tutto. Pensavo che questo tempo qui, è un non-tempo. Che non c’è modo di contarlo, di misurarlo.
Chi può dire quanto duri il silenzioso dialogo con una lucertola? Un eventuale osservatore, col suo strumento di misura, l’avrebbe fatta fuggire…
All’improvviso la lucertola ha tirato fuori la lingua, per prendere un moschino. Mi ha guardato di nuovo, inclinando la testa. Le ho sorriso, per farle capire che non ero interessata. Ma non mi ha creduto, ed è corsa via a nascondersi in una qualche crepa del masso.
Così, sono rimasta sola, se non si contano le mosche, con le quali ho un rapporto abbastanza conflittuale.
Tant’è. Ci guardavamo mute e complici, nel nostro stare a crogiolarci al sole, dimentiche di tutto. Pensavo che questo tempo qui, è un non-tempo. Che non c’è modo di contarlo, di misurarlo.
Chi può dire quanto duri il silenzioso dialogo con una lucertola? Un eventuale osservatore, col suo strumento di misura, l’avrebbe fatta fuggire…
All’improvviso la lucertola ha tirato fuori la lingua, per prendere un moschino. Mi ha guardato di nuovo, inclinando la testa. Le ho sorriso, per farle capire che non ero interessata. Ma non mi ha creduto, ed è corsa via a nascondersi in una qualche crepa del masso.
Così, sono rimasta sola, se non si contano le mosche, con le quali ho un rapporto abbastanza conflittuale.
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