Parte Cinque, Edizione Italiana
Era un venerdì, giorno che Rose dedicava alle sue mansioni d’infermiera con le Blue Nurses. In quel giorno visitava diversi bisognosi in un giro, che la portava da casa a casa, entro una ristretta zona della citta di Newcastle, dove pure lei viveva. Erano ormai sette anni da quando aveva iniziato a prestare il suo lavoro di carità che la vedeva in giorni alternati attraversare i rioni che da Hamilton portano a Meriweather, e nel giro successivo si spostava da Stockton a Bar Beach.
In quelle visite I suoi obblighi erano diversi, a secondo delle necessità dei pazienti. Lei era sempre piena di zelo e gentilezza con tutti, maggiormente persone anziane e la maggioranza vivevano da soli. Col passar del tempo queste visite, erano divenute amichevoli, sopra del normale approccio d’infermiera verso paziente. Rose riservava per loro il suo bel sorriso viziandoli con piccoli doni che rallegravano le loro giornate. A volte era un giornale illustrato, oppure un dolce da mangiare, con una tazza di tè, che Rose immancabilmente preparava loro. Quello il modo di Rose per accattivarsi l’amicizia dei suoi pazienti e, tramutare le sue visite da infermiera, entro quelle più umane di amica.
In quel giorno di visite, era stato aggiunto un nuovo paziente, e notò che abitava nella zona alta della città, in Newcasle Hill, poco lontano da Bar Beach. Pensò; “E` nelle vicinanze di dove vivo, sarà l’ultima visita, prima di rientrare a casa.”
Era pomeriggio avanzato prima che giunse all’abitazione in Lemnos Parade, dove abitava il nuovo paziente. Vide che la porta di casa era socchiusa, e mentre si accingeva a battere alla porta, udì una voce dall’interno: “Entri pure, la sto aspettando.”
Entrando, Rose vide un uomo alquanto vecchio, seduto su una poltrona poco discosta dalla finestra, intento nell’ascoltare una delle sinfonie di Beethoven. Le persiane, socchiuse, creavano una piacevole penombra all’interno, e lasciavano accedere la brezza marina, che proveniva dalla spiaggia sottostante, creando nella stanza una piacevole frescura.
“Sono Ludovic Spillberg, grazie per essere venuta.”
“Mi chiamo Rose, e appartengo alle Blue Nurses. Piacere di conoscerti, Ludovic.” Mentre Rose ritornò un sorriso rassicurante verso lui.
Ugualmente, a quell’incontro, trattenne un’esclamazione si sorpresa nel vedere quell’uomo. Si chiese tra se: “E` mai possibile sia lui? Dopo oltre mezzo secolo di lontananza? Oppure è egli l’incarnazione di chi tanto ho odiato? E` lui forse uno spettro del passato?
Sebbene il nome fosse diverso, sapeva d’averlo riconosciuto. Ora il passato era ritornato nitido e crudele innanzi a lei. Proprio quando credeva che tutto fosse completamente sepolto e dimenticato. Quando fu l’ultima volta che l’aveva visto? Come aveva lui potuto aprire il sigillo tombale per ritornare a intimorirla nella sua vita presente?
Sudori freddi scorrevano lungo la sua spina dorsale, ed era stata improvvisamente assalita da timori cupi. Avrebbe avuto abbastanza coraggio, e capace di nascondere a Ludovic il suo animo in tumulto?
“Come può essere possibile?” pensò Rose, “che lui sia ritornato dopo un’assenza di mezzo secolo? Oppure mi sbaglio? Cosa farò mai se mi riconoscerà? Meglio che entri nelle sue confidenze per vedere come reagisce. Ho bisogno di tempo per conoscere la sua lunga storia e del perché usa un differente nome. Perché mai poi è venuto ad abitare vicino a me?
Alla fine, quando sarò sicura che lui è, colui che veramente credo sia, penserò al giusto modo per fargli pagare i crimini che ha commesso durante la guerra. Vi è ancora sangue fresco sulle sue mani, per la morte di quelle innocenti vittime. Tra esse vi era pure mia madre, che fu allineata assieme alle altre lungo il muro. Morirono al suo ordine, cadendo sotto il fuoco dei fucili.
Sento che lo spirito di mia madre l’ha portato da me, e ora chiede giustizia. Che vuole? che io diventi l’esecutrice? No! Mai. Posso unicamente dire loro una preghiera per l’eterno riposo delle loro anime!”
La mente di Rose era in tumulto, anche se bravamente teneva un freddo distacco da quel pensiero, senza lasciare trapelare che avesse riconosciuto Ludovic. Gli parlava pacatamente, con gentilezza, nel modo suo usuale di parlare ai suoi pazienti, capace di creare l’intimità necessaria per il suo lavoro d’infermiera.
In modo casuale chiese: “Da quale parte della Germania vieni, Ludovic? Vivi da molto tempo in Australia? Sei solo o qualcun altro della tua famiglia vive con te?”
“Sono nato in Svizzera, Rose, nel distretto di Zurigo. Venni in Australia negli anni cinquanta, al tempo in cui erano iniziati i lavori di costruzione della stazione idroelettrica del Snowy Mountain. Ero esperto in esplosivi e il mio lavoro era appunto quello di preparare le cariche e farle esplodere correttamente. Quello fu il mio lavoro per lunghi anni.”
“Ho sentito dire che il Snowy Mountain è una regione appartata e pochi vivono lassù tra quei monti. Penso nevichi molto durante l’inverno, vero?”
“Si, vero quanto dici, Rosie. Ma perché tu non mi dici da quale parte dell’Italia vieni…?”
“Sono nata in Australia. I miei genitori avevano coltivazioni in Proserpine, nel Queensland e per decenni produssero canna da zucchero. In quelle pianure viveva ben poca gente. Le ‘Farms’ erano distanti l’una dall’altra, sicché le mie lezioni scolastiche venivano trasmesse via radio. Mai, in quei anni, sono entrata in un aula scolastica. Così pure non avevo contatti con altri ragazzi. Pà e Ma` in casa parlavano unicamente in Italiano. Così come imparai quella lingua, che fu mia per molti anni. Con mio marito invece, sebbene fosse italiano, si parlava in Inglese e con lui imparai bene quella lingua.”
“Nulla da ridire, sebbene sembri ovvio che l’Italiano sia la tua lingua madre e ancor oggi hai l’inflessione accentuale caratteristica dell’italiano che parli in Inglese.”
“Forse può sembrare così, ho ormai detto che in Proserpine parlavo solo quella lingua in famiglia, cioè l’Italiano. Fino a vent’anni, quando mi sposai e da allora incominciai a usare l’Inglese. Però, indifferentemente a quale lingua usassi mai cambiai le mie abitudini di cucina. Ancor oggi uso cucinare con le ricette imparate da mia madre. Ma qui è, dove tutto finisce il mio legame con l’Italia.”
“La cucina italiana è varia e appetitosa, e la lingua e alquanto sonante, mi piace il modo che parlano in Toscana”
“Non so distinguere tra i dialetti. Mi diletto di più nel cucinare che a parlare… ma non ti sorprenda, so pure cucinare buoni piatti tedeschi. Non per questo mi sento tedesca, capisci? Un giorno preparerò lo strudel nel modo classico dell’Austria. Oppure i crauti con maiale e salsicce, nel modo tedesco. Sono sicura che questi piatti ti piaceranno. Il mio povero marito ne era ghiotto. Naturalmente con tutto questo mai ho detto di essere una donna di quei luoghi. Dicono che il saper cucinare è un merito per una brava cuoca, non è forse così, Ludovic?”
“Non sono sorpreso dei tuoi talenti culinari, Rose. Ma sono ancora in attesa che tu mi dica da quale provincia dell’Italia veramente vieni, e qual è il tuo vero nome.”
“Il mio nome è Rose Pirona, e ho ormai detto d’esser nata in Queensland. Dovresti accettare la mia parola, nel modo che io ho accettato che tu sei Ludovic Spillberg e che vieni da Zurigo. Per ogni buon conto non sono qui per discutere tali cose. Sono qui nelle funzioni d’infermiera. Questo è quanto strettamente deve essere. Io infermiera e tu paziente, nulla di più, Ludovic. Nomi, luogo di nascita, e altre cose hanno nulla a che fare.
“Sappi che sono una capace infermiera, e che riceverai da me, molto più di quanto ti è dovuto dalle Blue Nurses. Sono scrupolosa nel mio lavoro. Dimentichiamo al più presto chi siamo o da dove veniamo. Credo che ognuno di noi abbia il diritto di tener per se le cose private della propria vita.”
“Penso tu abbia ragione, Rose, su questo punto. Ugualmente voglio citare questo detto: “ Nel nostro oggi, vediamo ieri come parte del passato, sia questo un segno funesto o quello più fulgido. Domani apparirà come un miraggio, una visione proiettata verso il futuro. E` durante il nostro oggi che noi diverremo i creatori di esso, plasmandolo nel modo desiderato. Oggi è pur sempre il giorno più importante della nostra vita, che se ben vissuto sarà capace di donare la magnitudine e la ragione di esistere. In questo modo rimarranno nel domani le gioie di buoni ricordi. Oggi sarà così quel ponte necessario, capace di condurre le nostre vite entro nuove visioni di speranza nel domani.’
“Si Rose, accetto quanto dici. Il passato è una cosa relativa, nel quale non si vive più. Si vive unicamente nel presente, e abbisogniamo di tempo, per far sì che l’amicizia possa nascere. Lasciamo che oggi sia il creatore di un futuro migliore. Nel mio passato ho unicamente pochi ricordi che ancora ritengo preziosi. Sono i ricordi della mia passata gioventù e dei miei amori di allora. Gli altri ricordi hanno scarso valore, e non vale la pena di ricordarli. Meglio ancora, li vorrei cancellati dal mio pensiero…”
Rose rimase con Frederic sino all’imbrunire. In fronte a loro avevano una tazza di tè e avevano iniziato una lunga conversazione. Entrambi si guardarono bene di accennare al loro passato, temendo si presentasse la cruda realtà di quei di giorni lontani, quando le loro vite s’incrociarono.
~*~
Quella notte il pensiero di Rose fu in subbuglio per quanto era avvenuto nel pomeriggio. Si sentiva con il corpo febbricitante e, debole nello spirito. Intravvedeva nella mente, quelle donne con le loro facce rivolte verso il muro, udì un comando secco, mentre il plotone attendeva l’ordine con i fucili alzati. Alla fine si udì il sibilo degli spari. Rose rabbrividì. Pianse per loro, mentre udiva le loro voci che chiedevano giustizia.
~*~
“Perché mai, il mio passato, che era rimasto assopito così a lungo, si è risvegliato improvvisamente? Perché mai il destino ha permesso che Ludovic tornasse in fronte a me? Non ho più dubbi, ora. So che lui è il Comandante Tedesco, il responsabile di quei crimini di guerra. Lui, ora cerca furbamente di farmi credere che è una differente persona nata in Svizzera. Come potrei essere tanto sciocca di credere alle sue parole?
“Ho visto con i miei occhi quelle prove inconfutabili, quei marchi indelebili sul suo corpo, mentre era in bagno. Erano le stesse cicatrici, ferite di guerra, che vidi in quei giorni passati. Li ricordo bene. Esattamente come li vidi allora. Voglio sentire quali saranno le sue scuse, quando glielo chiederò.
“Mi avrà forse riconosciuta? Era snervante il suo continuo chiedere chi io fossi e da quale paese in Italia venissi. Perché mai il destino l’ha portato nuovamente di fronte a me?”
Rose si sentiva in tumulto e sotto un enorme fatica mentale.
Le era difficile connettere i fatti nel modo giusto e poter giungere a una conclusione.
Sentiva il suo corpo pervaso da brividi come causati dal gelo intenso, e tremante, per poi passare rapidamente all’opposta sensazione con il corpo arso da un bruciore infernale. Si trovava in uno stato febbrile, causato dall’improvvisa apparizione di lui. Come poteva trovare un’immediata risposta all’immenso dilemma, e inoltre sentiva il frastuono assordante delle donne urlanti, che la facevano impazzire. Sopra gli altri udiva un grido più acuto, quello della propria madre che ordinava:
“Devi fargli pagare per i crimini che ha commesso. Ha un grosso debito verso noi e la società.”
Mi chiedo perché mai voi donne, mi avete scelto? Come potrei essere io l’esecutrice della vostra vendetta? E` troppo, non posso farlo! Mai sarò vostra complice in tale delitto. Non posso insozzare le mie mani di sangue! Occorrono prove concrete delle sue colpe, da portate in fronte a un giudice. Abbisogneranno pure lunghi accertamenti sul luogo del crimine. Come potrei da sola comprovare la veracità delle mie accuse? Di fronte la legge, sarei sola. Unicamente la mia parola. Ciò è insufficiente. Non vi è alcun altro in questo paese che può provare quanto dica, e schierarsi al mio fianco. Inoltre occorreranno lunghi anni per le indagini.
‘Mai lui sopravvivrà al tempo necessario e poter essere portato di fronte alla giustizia umana.
“E cosa sarebbe di me se lo accusassi pubblicamente di tali colpe? Esporrei pubblicamente il mio passato. Tutti ne parlerebbero, e sarei presa di mira dalla stampa e dalla televisione. Farebbero di me una donna completamente diversa di quella che sono sempre stata in questo paese. Vana la lunga mia fatica nel tenere nascosto il mio passato. Immagino le sozzure che diranno su di me, descrivendo la mia gioventù. La mia vita sarebbe per sempre rovinata. Mia figlia poi, mai mi perdonerebbe.”
“Esiste un’unica soluzione. Ludovic dovrebbe morire di morte diversa, in modo accidentale…Noooo, non voglio pensare a ciò. Devo aver tempo e analizzare con calma la situazione. Se così fosse Deve apparire in modo tale che non possa incolparmi, un fatto dovuto a cause naturali.
Ma lui in quel momento, dovrà essere cosciente di quanto avviene e il perché. Lo accuserò nel modo dovuto con intelligenza. Gli spiegherò che la giustizia divina a modi reconditi per essere eseguita e scegliere un giorno speciale per tale pagamento.
“Dovrà sentirsi colpevole per la morte di quelle donne e accettare quanto è stato scritto nel libro del destino, e di come il volere divino faccia pagare il suo debito verso la giustizia.”
~*~
Dopo questo lungo contrasto del suo pensiero Rose si sentiva prostrata e febbricitante. Era in contrasto con se stessa nei mille diversi pensieri. Concluse che, l’uccidere qualcuno, anche se il motivo fosse giusto, era pur sempre un crimine e avrebbe creato di lei una criminale. Sarebbe allora posta sullo stesso piedistallo del Comandante, nel perpetrare la morte di qualcuno. Nessuno, in questo mondo, ha il diritto do uccidere, anche se usa la pretesa di fare giustizia. Quello era quanto il buon senso le faceva comprendere.
“Prima di tutto,” Rose pensò, “dovrò chiedere aiuto al buon Dio nel come possa scordare le ansietà rinchiuse nel mio animo.
“Farò penitenza, mentre prego il Signore. Lui m’illuminerà e m’indicherà la giusta via da seguire per raggiungere l’agognata soluzione. Quello è quanto farò. Mi alzerò presto per attendere alla prima messa del mattino, nella Cappella Cattolica che da poco è stata eretta in città. Pregherò il rosario, mentre attendo l’inizio della messa, e poi riceverò la Comunione. Attenderò alla fine che Dio Onnipotente m’illumini con La sua saggezza.
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