Scritto da © Carlo Gabbi - Gio, 04/06/2020 - 00:25
RACCONTI INEDITI DI UN NOVANTENNE
Una canzone d’amore
Il racconto che vado a presentarvi, sebbene sia il conduttore della raccolta di novelle che ho chiamato “A Song of Love” non è mai stato presentato al pubblico. È un racconto avvincente che sicuramente piacerà a molti di voi.
Come sfondo vi è “La Serenissima” e la storia inizia con l’amore turbolento e per quei tempi problematico (1938) tra una donna ammaliante e due giovani amanti.
Uno di essi è ebreo, e Venezia, negli anni successivi, durante l’epilogo della Seconda Guerra Mondiale, vede Fascisti e Tedeschi infierire contro questa comunità. Molti di questi, i meno benestanti furono inviati e molti morirono, al campo tedesco di sterminio di Dacau. Unicamente pochi, i più facoltosi, poterono pagarsi un pesante ricatto e ritirarsi nel territorio Svizzero.
Questo è il tema conduttore della mia storia, che sebbene sia un racconto di vita fittizia, pur sempre viene involta da fatti reali e storici.
Il racconto verrà presentato sia nella mia versione Italiana, come pure la versione originale Inglese.
A tutti voi BUONA LETTURA.
A Song of Love
Versione Italiana
Questa storia è dedicata a AM Pacino
Entrò nella mia vita nel modo più sorprendente. Fummo istantaneamente attratti l’un l’altro e trovai che era la più squisita donna che un uomo può sognare.
Amava una vita spinta ai limiti del possibile e auto veloci. La sua vita è stata troppo breve, ma la sua memoria rimarrà in me per sempre.
Quando scrissi la prima edizione di questa storia, fu nel febbraio del 2004. Fu allora che lei mi rivelò tutti gli aspetti della sua personalità e in questo modo ho potuto creare Annemarie, l'eroina di "Una canzone d'amore"
Con il suo aiuto, Annemarie del mio racconto, è presente con la sua grande personalità, sensibilità e femminilità. In questa storia AM è capace di infondere in un modo verace la vita come amante e seduttrice. Nessun uomo può resistere alla sua capacità di essere la miglior amante, capace di comprendere la vita con tutte le sfaccettature delle possibili passioni.
~*~
Prefazione
Era il giorno tanto atteso per la sua celebrazione, il giorno che aveva aspettato per tutta la sua vita.
I suoi amici e partner commerciali furono invitati per l'occasione nella sala di un famoso ristorante di Venezia. Quando venne il momento per i discorsi, alcuni dei presenti lodarono lui e la sua capacità come un capace leader nel settore delle costruzioni.
Alla fine venne il suo turno di rispondere. Orgogliosamente si alzò dalla sedia, tenendo in mano un magnifico cristallo Veneziano, nel quale si rifletteva la pallida luce dorata del vino effervescente. Con poche parole ringraziò coloro che lo avevano lodato e invitò i presenti a un toast. Bevve lo spumante in un solo sorso, poi, il cristallo scivolò dalla sua mano, disintegrandosi sul pavimento di marmo, in una cascata di mille scintillanti diamanti.
Fu colpito da un forte dolore al petto e alzò la mano al cuore in un inutile sforzo di alleviare la sensazione soffocante.
Cadde pesantemente sul duro pavimento con un dolore lancinante che creò una maschera grottesca sul suo volto. Era morto ancor prima che raggiungesse il pavimento.
Confusione e preoccupazione si creò tra i suoi ospiti, ma qualcuno che lo aveva conosciuto nel passato, prese questo avvenimento come un segno di Dio, la punizione finale per tutte le crudeltà che aveva commesso nel suo lontanano passato.
Il destino concluse in questo modo l’esistenza di un incredibilmente uomo tenace che in tutta la sua vita corse sull’orlo dei dubbi del suo "Modo viventi" al limite della legalità, e avente, come giustificare per il suo comportamento il motto ben noto “Chi sa rischiare, vince" e questo fu il ben dimostrato successo della sua vita.
Parte uno
Venezia nel 1938, era come è sempre stata, l’usuale romantica città turistica, con molti alberghi e ristoranti che si racchiudono attorno a Piazza San Marco e affacciantesi sul Canale Grande.
“Il ristorante Manin” era uno tra i più popolari tra questi, ed era di proprietà di Gilberto Levi, mentre Annemarie era la ben nota e attraente direttrice.
Era alta, con rispecchianti occhi verdi e i capelli biondi si raccoglievano sopra le sue spalle. Sapeva prendere buona cura della sua persona, esibendosi sempre con vestiti eleganti, con una particolare predilezione di sentire accarezzata la sua pelle dal tocco gentile di costose lingerie, "Come la carezza perenne di un amante', Annemarie usava pensare, ’E questo deve andare di pari passo con il più squisito profumo francese".
Gilberto fu ben presto attratto da Annemarie. Le chiese di sposarla, ma lei rifiutò.
"Darling non perché io non ti ami abbastanza, ma semplicemente non voglio rovinare l’armonia e la bellezza della nostra unione. Il matrimonio impone una routine che ben presto sarà capace di uccidere i migliori sentimenti in noi e la passione dei nostri sensi. Io adoro la nostra vita come scorre ora, e la voglio conservare così per sempre".
~*~
Al Manin, per intrattenere bene il pubblico, hanno bisogno di un pianoforte, ma un problema nasce allorché non riescono a trovare un musicista di talento. In circostanze fortunate Annemarie trova colui che abbisognano ad un concerto di beneficenza, mentre questi presenta le sue ultime creazioni musicali.
Marco, il musicista, è un giovane trentenne, e veste un abito di fustagno, che è troppo largo per lui, e i pantaloni presentano l’usura sulle ginocchia. I suoi capelli neri sono lunghi e ricci e piuttosto untuosi, che evidentemente non hanno visto un buon pettine da lungo tempo.
Mentre suona infervorato, il sudore scorre dalla sua fronte ma nonostante le apparenze presenta sé stesso come un capace musicista di gran talento.
Ha un tocco leggero e rapido sulla tastiera, nello stesso modo in cui un amante sa accarezzare l’amata e le note della sua musica discendono nell'anima del pubblico plaudente.
"Ho trovato il mio pianista.' Annemarie pensa, e alla fine del concerto si affretta verso il palcoscenico. Incrociando Marco, usando il più soave sorriso gli disse, "Mr. Benvenuti, al Manin siamo alla ricerca di un pianista capace di intrattenere il pubblico serale durante il pranzo. Se pensa di essere interessato a questa posizione la quale può ben essere permanente per lei. La prego di venire domani pomeriggio al Manin, dove la raccomanderò al sig. Levi, il titolare. Farò del mio meglio per negoziare un buon contratto per lei".
~*~
Gianni Venturi era un ingegnere di Milano, trentacinquenne e la natura del suo lavoro lo portava a Mestre, la zona industriale di Venezia, molto spesso. Amava trascorrere il tempo libero alla “Serenissima".
Avvenne durante uno di questi viaggi che notò tra la folla di Piazza San Marco, la più squisita donna che un uomo può sognare. Era alta e statuesca e il suo abito aderente disegnava alla perfezione le curve del suo corpo, mettendo in risalto la sua femminilità. Era inoltre la scia che lasciava dietro di sé, un noto e costoso profumo francese, "Profumo di Donna" l’unico che lei adorava e la distingueva tra le donne.
Il casuale incontro in piazza San Marco, di quel giorno lontano, aveva completamente cambiato la vita di Gianni, e la visione di quella donna era da allora persistente in lui, e mai avrebbe dimenticato quella donna irreale. Era ossessionato e voleva nuovamente incontrare la donna dei suoi desideri.
Ogni volta che si trovava a Venezia, divenne imperativo per lui di ritornare in Piazza San Marco nella speranza di rivederla nuovamente.
E un pomeriggio d'autunno tutto si avverrò. Il vaporetto ormeggiò come di consueto al pontile di San Marco, e i passeggeri che sbarcarono, si incamminarono attraverso la piazza, seguiti da migliaia di piccioni in attesa di quelle buone anime che avrebbe dato loro un cartoccio di semi.
Annemarie era uno dei passeggeri. Si mosse rapidamente tra la folla, affrettandosi verso il Manin per il suo turno serale di lavoro.
Gianni non esitò a fermarla e rivolgendosi a lei disse:
"Non abbia paura, ma ho bisogno di parlarle. Mi conceda un paio di minuti per spiegarle tutto. Sappia che ho aspettato per questa opportunità per oltre due anni".
Annemarie fu sorpresa e pure divertita da tale inconsueta introduzione. "Sono ormai in ritardo al mio lavoro. Se viene al ristorante Manin come un cliente le potrò parlare. Io sono la direttrice di quel locale e troverò il modo di scambiare qualche parola con lei."
Durante la successiva settimana, Gianni fu un assiduo visitatore del ristorante. Ghiottamente degustò il cibo delicato, ma mai trovò il coraggio di svelare ad Annemarie la sua ardente passione per lei. Al momento della chiusura del locale, Gilberto l’attendeva sempre nella calle, per ritornare assieme al loro appartamento al Lido, un'isola che si trova all'ingresso della Laguna, distante una buona mezzora di viaggio, con il vaporetto da San Marco.
Questa situazione era inconcepibile per Gianni, che si sentiva divorato dall’ardente desiderio di possederla. Nella sua gelosia non poteva accettare che Annamaria fosse assieme ad un altro uomo e che questi fosse indubbiamente il suo amante.
Era giunto alla fine della settimana ed era tempo per lui di ritornare a Milano, e preso dall’urgenza lasciò al Manin una nota per Annemarie,
"Possiamo incontrarci domattina al Café Danieli in Piazza San Marco? Questo è il mio ultimo giorno che sarò a Venezia e ho molte cose che devo spiegarle. L’attenderò alle dieci".
Annemarie si sentì curiosa e allo stesso tempo ebbe pietà di lui.
"Che tipo di uomo è questo Gianni?" pensò.
Quando Annemarie, il mattino seguente arrivò al Danieli, Gianni ordinò Campari per entrambi, poi trovò il coraggio di parlarle,
"La prima volta che la vidi fu nel mese di giugno di due anni fa. Era nel pomeriggio e la vidi camminare lungo Piazza San Marco. Nella mia memoria è ancora vivida la visione di quel giorno. Fu per me come avessi visto una madonna divina, risplendente nella sua femminilità e questo accentuò ancor più il mio desiderio di conoscerla.
Ricordo pure la scia del suo profumo che rimase dietro di lei suscitando in me i desideri più ardenti e che mi fece desiderarla. Crede nel destino Annemarie? Crede che l’amore a prima vista sia possibile? Non pensa che il nostro futuro sia stato scritto nel libro del destino? Quindi è possibile che lei sia la donna che cerco e che il destino ha destinato di diventare mia moglie. Non crede Annamarie che ciò sia possibile?"
Annemarie perse temporaneamente l'uso della parola, di fronte a quell’inattesa rivelazione di Gianni e non era ben sicura di come potesse giudicare la sanità mentale di quest'uomo.
“La ho rivisto altre due volte passeggiare attraversava la Piazza. Era alquanto lontano, ma ho riconosciuto il suo profilo. Vi era un uomo assieme a lei. Rimasi nascosto mentre camminava verso la banchina del vaporetto."
Nervosamente Gianni fece scricchiolare i nodi delle sue dita, tirandoli, mentre guardava direttamente Annemarie negli occhi. Bruscamente le chiese: "Chi era quell'uomo? È il tuo amante?"
Annemarie rimase stupita. Non poteva credere alle parole di Gianni che continuò:
"Quel giorno e il giorno dopo l’ho pure seguita, ma ero troppo timido per fermarla e parlare con voi non sapendo quale sarebbe stata la sua reazione o come l'uomo che la accompagnava avrebbe reagito. Può capire cosa intendo dirle, Annemarie?"
Annemarie silenziosamente mosse la testa in una risposta negativa.
"Ora finalmente posso parlare con lei. Posso dirle come la prima volta che la vidi la trovai molto bella e estremamente elegante. Il suo fascino immediatamente mi colpì. Quando la rividi dopo due anni, il suo ricordo era ancora vivo in me, mi apparve nello stesso modo, creando in me le stesse sensazioni di desiderio che provai nel passato. Anzi, posso dirle che la trovai più bella che mai. Nel passato ho cercato di conoscere chi veramente eri e dove la potessi trovare. Immaginavo quale potesse essere il suono della sua voce e soprattutto mi sentii terribilmente geloso dell'uomo con cui era assieme. Quando un paio di giorni fa l’ho incontrata nuovamente nella Piazza l’ho riconosciuta immediatamente. Inoltre il suo profumo mi ha confermato che lei era la stessa donna".
Mentre Gianni parlava, Annemarie sondava il vero carattere di questo uomo, senza riuscire a comprendere completamente la sua passione. Nacque in lei l’immagine di aver davanti a lei un visionario, un po’ tocco e non completamente sano mentalmente.
Gianni la guardò, sperando che le sue parole fossero accettate da lei, e continuò,
“Desidero sposarla, cerchi di comprendermi. Se poi pensa che sono matto, la cosa non mi riguarda."
"Mio caro Gianni, non trovo parole per risponderti. Quanto mi chiedi arriva come un fulmine a ciel sereno inatteso come può essere un temporale estivo. Come puoi sperare che ti ami? Ci siamo appena incontrati, di più, è necessario che tu sappia che non ho alcuna intenzione di sposarsi con te o chiunque altro. È troppo prematuro per me. Sono troppo giovane per perdere la mia libertà e divenire succube a pesanti obblighi matrimoniali, di una famiglia e di una casa. Per molti anni a venire voglio sentirmi libera da tutti questi obblighi che un matrimonio impone alla vita. Come ora, sono libera di amore chi voglia e intrattenermi con colui che sappia appagare i miei desideri di donna. Forse in giorni a venire ti potrò accettare come un caro amico per una lunga notte d’amore, e sono sicuro che se lo facessi, sarebbe un momento piacevole per entrambi."
"No Annemarie, come posso accettare queste condizioni."
Mio caro Gianni, sono sicura che tra noi non potrà mai esistere più di un flirt. Posso darti un buon consiglio. Ritorna a casa, certamente tra le mura della tua città esiste la donna che hai creato nei tuoi sogni. Io certamente non sono la donna che hai creato nelle tue fantasie."
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