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Dovevano essere giorni indimenticabili, ma...

Dovevano essere giorni indimenticabili, ma…

… lo furono, in un modo completamente diverso, poiché il diavolo s’intromise.

Parlo delle mie usuali vacanze estive che negli ultimi anni ho trascorso qua e là, vagando nelle isole delle Filippine, che indiscutibilmente hanno molto da offrire, con mari calmi, spiagge bianche e soleggiate, e un’incredibile quantità e qualità di buon cibo locale, che offre pesci freschi, frutti di mare e aragoste e gamberi che si vedono ancor vivi, cucinati poi al momento per voi, con carni saporite e succulente.

Arrivai a Cebu, che è una delle isole maggiori, la quale si trova quasi al centro di quell’arcipelago, con molte isole all’intorno e da qui mi sarei mosso da isola a isola, con barche turistiche, avendo così modo di scoprirle e deliziarmi, con quanto esse potevano offrire nelle prossime due settimane di permanenza.

Eccomi al mattino seguente. Mi trovo con un cielo grigio e denso di nuvole e l’aria pesante che non presagiva nulla di buono.

Seguendo il bollettino meteorologico comprendo che è nato un nuovo Tifone, di nome Hiyan, che nei giorni precedenti si era formato nell’Oceano Pacifico, al disotto di noi, e che era ormai classificato come un “Super Tifone” di larghe proporzioni ed intensità, e che si stava muovendo ad una velocità di circa 30 Km/ora. L’attraversamento sopra le Filippine era previsto, circa nella zona in cui mi trovavo ed era  diretto verso la Cambogia.

Addio dunque al mio ben progettato viaggio e a tutto quel ben di Dio che dovevo vedere e gioire. Pensai all’immediato futuro e mi resi conto che l’albergo che mi ospita era una vera roccaforte, ben capace a sostenere l’urto dell’uragano che si stava avvicinando. Offriva inoltre un buon ristorante che si trovava al piano più elevato della costruzione, il quale mi permetteva di usarlo come un osservatorio durante i prossimi giorni e da qui seguire  ora per ora i movimenti di questo Tifone e gli atti di distruzione al momento dell’attraversamento di esso, dal mare sopra la costa, ed è il  punto d’impatto che è sempre il più terrificante e brutale nella distruzione.

E` in questo modo che termina la mia giornata di Giovedì, sette di Novembre. Seguo costantemente gli ultimi notiziari metereologici che indicano la rotta dell’uragano, il centro del quale si trovava in quel momento a un buon centinaio di km più a sud di Cebu, sebbene includesse anche questa città nel raggio di attività di questo. 

Durante la notte il Tifone sta rafforzandosi e avvicinandosi. I venti crescono d’intensità e gli ululati si fanno più forti. Il mattino seguente, salendo al ristorante per la mia colazione, ho da qui ho la visione della spiaggia poco lontana, e noto di come le onde siano ingigantite dalla sera precedente, e le palme ondeggiano, oppresse e piegate dai venti, mentre le barche sono tutte assicurate sulle rive. Questo è solamente l’inizio della danza causata dai venti e che durerà per i prossimi due giorni. 

Il traffico sulle strade cittadine è ridotto al minimo, Il popolo locale è ben conscio di questi cataclismi, che avvengono con una certa frequenza qui nelle Filippine. Ci troviamo al temine della stagione dei Monsoni, che sono capaci di produrre una trentina di Tifoni nel periodo stagionale di circa quattro mesi.

Siamo giunti alle ultime ore, prima che il tifone passi la linea costiera e scaraventi sopra di essa  tutte le furie che si sono accumulate sopra l’oceano, e che ora si muove rapidamente prima di scatenarsi sulla terra ferma. Seguo i bollettini, che su ben tre stazioni televisive sono divenute continue.

Da questi apprendo che il luogo d’impatto sarà la regione del Visaya, al Sud-Est da dove mi trovo in Cebu City. Le raffiche dei venti hanno raggiunto velocità di oltre 250 Km/Hr. Il che fa presumere al luogo d’impatto le devastazioni saranno incredibili con perdite di proprietà e pure vite umane. Alle raffiche dei venti, che arrivano increscendo sulla costa, si sono aggiunte piogge torrenziali che fanno prevedere alluvioni nelle zone colpite dal cataclisma. Dal mio osservatorio, al piano superiore del mio hotel, seguo quanto avviene vicino a me, sebbene questo sia null’altro che una vista limitata rispetto quello che veramente avviene sulle coste del Visaya, sia perché ci troviamo in un zona più distante e  occorreranno altre sei – otto ore, prima dell’arrivo della massima forza d’urto. Inoltre ci troviamo nella fascia periferica estrema del tifone stesso, quindi al tempo d’impatto a terra, la massima forza del tifone, sarà notevolmente diminuita d’intensità.

Nonostante tutto questo, da quanto posso notare sulla spiaggia sottostante le onde sono ingigantite, i venti sono alquanto più forti, che fanno rollare spaventosamente i pescherecci, sebbene questi  appaiano ben ancorati. Nonostante tutto questo siamo relativamente sicuri e non abbiamo molto da preoccuparci per forti distruzioni.

Cala la notte. Ore d’ansia, specialmente in quei paesotti di pescatori, la nel Visaya, dove avverrà l’impatto più catastrofico. Quanti più potevano, la popolazione ha cercato rifugio in posti più sicuri delle loro semplici abitazioni costruiti con canne di bambù, e rivestite con pareti di foglie intrecciate di noce di cocco. Questo mi fa ricordare la ben conosciuta storia dei Tre Porcellini, e di come il lupo con un soffio fu capace di far sparire il tetto di paglia che protegge all’interno il tremante porcellino.

Avviene tutto all’alba. Tutto il paese di Leyte, viene spazzato dal suolo come fossero case  di carta, dall’immane forza d’impatto del tifone che si era ancor più rafforzato durante le ultime ore.

Non bastasse questo, i venti di tali proporzioni hanno sollevato le onde del mare di sette e più metri di altezza, creando come un maremoto, lasciando poi al calare delle acque, appesi sulle cime dei noci di cocco, corpi umani e di animali uccisi in quei pochi attimi.

La scia di distruzione è larga, immane, incredibile. Nulla ha resistito, ma la pace non è ritornata dopo tale sciagura. Continua nella sua corsa, distrugge lungo tutto il suo cammino, vite umane, piantagioni, paesi. Si muove da isola a isola, in modo catastrofico, inumano, senza alcuna pietà.

Il Dio creatore è divenuto un Dio crudele e flagellatore contro l’inerme umanità, mescolandoli negli acquitrini co altri detriti, macerando i loro corpi, iniziando una rapida imminente putrefazione delle carni.

Ore più tardi giungono le prime notizie da quei luoghi afflitti.

Sono allarmanti. In un’area abbastanza ristretta mancano all’appello ben più di 10,000 persone. I morti sono sparsi a centinaia, ovunque. I corpi dei molti che si trovano all’intorno, sono paesani che non saranno mai riconosciuti, poiché sprovvisti di documenti di riconoscimento, e forse gettati dalla furia distruttiva lontano dal luogo in cui vennero uccisi.

Mancano soccorsi, che al momento ben poco sarebbero di aiuto. Mancano le cose necessarie al sopravvivere, l’acqua è inquinata dalla decomposizione di corpi e carogne di animali. Lo stesso avviene per quel riso, la loro principale alimentazione, infradiciato dalle acque alluvionali. Occorreranno due giorni prima dell’arrivo dei primi elicotteri capaci di portare i primi aiuti.

Incominciano ruberie, principalmente di generi alimentari, che sono poi rivendute ad alto prezzo.

Il caos è enorme. I comuni locali si trovano nella necessità di creare enormi fosse comuni dove corpi umani vengono sepolti in gran premura, prima  che inizino pestilenze sebbene non siano stati indentificati.

Occorrono lunghi giorni prima che arrivino aiuti validi di cibo e indumenti. Ma non ovunque questo servizio è possibile. Piccole isole che dipendono unicamente dal servizio di barche  locali non potranno ricevere aiuti di valore.

Esiste pure il problema del come accomodare quell’innumerevole numero di senzatetto.

Le Compagnie Aeree locali forniscono un servizio d’emergenza trasportando centinaia di persone in Manila, dove certamente questi poveracci si troveranno spaesati e in condizioni di poco migliori, senza un lavoro capace a sostenerli e lontani forse per sempre da quei villaggi che unicamente avevano conosciuto nella loro vita intera.

Questo è quanto ho vissuto per un’intera settimana. Una settimana delle mie vacanze, che dovevano essere indimenticabili.

Nonostante tutto quei giorni sono divenuti ugualmente indimenticabili sebbene  Il diavolo si sia intromesso a variare il mio tempo ben programmato. Ho vissuto differentemente, ma pur sempre quei giorni sono stati intensi di emozioni vissute, vivendo fianco a fianco e condividendo momenti dolorosi di quella popolazione.

Con i miseri mezzi che sono a loro disposizione, occorreranno lunghi anni prima che ritorneranno alla loro vita passata.

E` passato ormai un mese da quando tutto questo successe. I morti causati dalla furia distruttiva del Tifone Hiyan hanno raggiunto la catastrofica cifra di 8,000, ma ancora molti sono i dispersi. Mai sarà possibile dire il nome di tutti coloro che furono sepolti, specialmente in quelle tombe comunali, dove quei poveri corpi, irriconoscibili e trovati nelle settimane successive erano ormai in uno stato di putrefazione avanzata.

Coloro che rimasero in quei paesi del Visaya, sono oggi completamente destituiti. Aiuti da parte delle UN, continuano ad arrivare giorno dopo giorno da tutti gli angoli del globo, ma mai saranno sufficienti nel ripagare quell’enorme casualità di vite perdute. Distruzione d’interi villaggi, caratteristici nella loro semplicità di vita e di costumi e visitati per questo motivo ogni anno, ospitando migliaia di turisti che raggiungevano queste isole da tutti gli angoli del mondo.

La loro semplicità di modo di vivere sarà perso nel futuro. Purtroppo il mondo cambia, e non sempre per il meglio.

 

        

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