Scritto da © Carlo Gabbi - Sab, 28/02/2015 - 01:46
Parte due
Joaninha aveva una figlia, Dolores. Fu durante quei giorni che la incontrai per la prima volta. Era una graziosa ragazza di otto anni ed era piacevole sentirla parlare in quel modo un po’ troppo ricercato per la sua età. Mi piacque e, immediatamente tra noi nacque una simpatia reciproca. Cercai di ingraziarmela con piccoli regali, che trovai, erano ben accettati da lei. Ricevendoli usava ripagarmi graziosamente con un abbraccio e un bacio sulla guancia. Dolores era avida di imparare e quando si era assieme, mi tempestava con mille domande, cosa non strana alla sua giovane vita, ed io ero ben lieto di aiutarla, divenendo ben presto un maestro paziente.
Fu in questo modo che tra noi nacque un nodo indissolubile. Sentivo in lei il desiderio di aver
un padre a cui potere chiedere consiglio nei mille piccoli e grandi problemi che attraversavano il suo pensiero ed in breve io ne divenni il giusto sostituto poiché sentivo il bisogno di una famiglia e di un amore figliale.
Fu da quei giorni che Dolores incominciò a chiamarmi Uncle Bill. Posso dire che dopo quindici anni che sono passati da allora, quel vincolo affettivo è tuttora vivo e forte come lo era nel passato.
~*~
Durante quei giorni trascorsi in Rio la mia vita era completa e felice. La citta mi offriva il meglio che potessi desiderare, e apprezzavo quella vita che risplendeva di colori locali e la sincerità offertami dal suo popolo, che sebbene le loro misere condizioni sembravano felici.
Con l’aiuto di Elza ebbi modo di far parte della loro vita e mi resi conto di quanto il nucleo famigliare fosse alla base dei loro principio morale. Intuii di come il vincolo di unione famigliare fosse condivisa in Brasile in un modo più intimo e affettivo di quanto non avessi avuto modo di vedere in altri paesi del mondo, dove ero stato in precedenza.
La domenica, è il giorno per loro che viene dedicato alle riunioni famigliari. Normalmente avviene in uno dei molteplici ristoranti popolari che abbondono in tutti i rioni cittadini, che offrono prezzi modici e abbondanza di cibo. Sono generosi banchetti, che hanno inizio nel primo pomeriggio, subito dopo che tutti hanno atteso all’ultima messa mattutina.
Ebbi modo di partecipare a quelle funzioni domenicali, in quei locali che vedeva riuniti attorno alle lunghe tavole, innumerevoli commensali, che conversavano rumorosamente e gioivano nell’essere in buona compagnia, brindando con vini e divorando alacremente un’immensa quantità di cibi, tutti succulenti e ben cucinati nelle tradizionali vie, tramandate da molte generazioni.
Fu in quel modo che venni ad apprezzare quell’incredibile presentazione culinaria e, mi fu spiegato come nella cucina Brasiliana esiste una netta distinzione tra quello che comunemente è conosciuto come cibo e di quanto invece è presentato sulla tavola come pasto, in questi festini domenicali. Mi fu spiegato che ogni sostanza che si mangia casualmente venga chiamato cibo, ma che, non necessariamente ogni piatto di questi possa far parte in un pasto.
La trasformazione di ogni cibo cotto per divenire parte del loro pasto è di critica importanza. La preparazione è soggetta a strette regole, che si sono devolute durante un lungo processo di tempo, che ha stabilito in un modo ineluttabile l’esatta quantità degli ingredienti necessari nel cucinare in un modo perfetto la ricetta di quel piatto.
Non esiste altra parte nel mondo, dove il cibo è servito sulle tavole domenicali così abbondantemente, nelle mille innumerevoli variazioni tipiche della loro cucina. Sono pasti regali, ma quello che stupisce è di quanto questi siano alla portata di tutte le borse.
Il turista rimane stupito dall’enorme quantità di pietanze diverse che sono serviti durante il pranzo domenicale, ma ancor più lo sono vedendo come alla fine del banchetto famigliare, il ristorante consegna a loro, da portare a casa, quanto è rimasto sulle tavole, e tutto quel ben di dio è più che sufficiente per il pasto serale dell’intera famiglia.
La cucina Brasiliana offre uno svariato ricettario che fu creato durante gli ultimi cinque secoli, ossia sin dal giorno della prima colonizzazione. Col passar del tempo furono innumerevoli le manipolazioni che videro la mescolanza e l’integrazione delle differenti ricette proveniente da razze miste che hanno coabitato a lungo nello stesso luogo. E` null’altro che una mescolanza di differenti costumi culinari appartenenti a diversi popoli. Sono questi gli Indiani locali come lo sono quelli africani, portati con sé dai primi schiavi venuti dall’Africa tropicale. Non si può dimenticare come la migrazione di una quantità di popoli che vennero da diversi paesi Europei, che assimilandosi agli altri durante la mutuazione dei tempi, formò alla fine quel ricco ricettario odierno, avente il sapore e il colore di popoli diversi per credo, tradizione e cultura. Un’esotica mescolanza culinaria che oggi sa soddisfare i palati più esigenti.
* * *
“Oggi ti porterò sul Corcovado. Da lassù si può godere la vista di tutta Rio che si distende sino all’infinito formando una geometria di colori e sfumature incredibili. E’ una cosa unica che non si può dimenticare! Da lassù puoi dominare come la fauna tropicale discende dagli alti dirupi per poi dilagare entro i rioni cittadini. E poi vedrai alla fine come questi vanno a bagnarsi entro l’intenso blue della baia, frastornata da mille isolotti e scogli che risalgono sopra il biancheggiar delle onde mentre s’infrangono sulle spiagge. Sono certa che tale visione rimarrà per sempre impressa nel tuo animo.”
Joaninha aveva ragione. Lassù, giunti alla sommità del Corcovago, mi trovai di fronte all’immenso monumento del Cristo Redentore, che ha l’ardire d’innalzarsi ancora per altri trenta metri al di sopra del Pico del Pao de Acucar. Le sua braccia sono aperte, e si estendono in modo protettivo, al di sopra della città sottostante. Questo è il Redentore. E` il protettore di quel miasma umano che vive al di sotto. E` il simbolo dell’incarnazione di Dio che divenuto uomo, ed è lì a proteggere chi crede nella fede cristiana. Lassù, su quella sommità, ci si sente piccini, di fronte all’immagine del Cristo che sovrasta portentoso il mondo sotto a lui. E` stato immortalato dall’artista in tutta la sua grandezza e benevolenza Divina, nell’atto di guardare sopra il suo popolo che si trova disseminato nella valle sottostante, l’immensa metropoli di Rio.
Da lassù Joaninha, mi indicò i punti salienti della citta`. Sotto a noi, da quell’alto picco della catena del Corcovado, appariva un’immensa variazione cromatica di colori sbalzanti da collina a collina, che punteggiavano le valli, riverberanti entro una ricca palette di blu e verdi, colori predominanti sopra l’abbondante vegetazione, la quale era pure si trovava punteggiata da fiori rossi e gialli in contrasto sopra l’intenso verde della vegetazione tropicale. Guardando più lontano, oltre la valle sottostante, s’intravvedeva un brulichio di case bianche, macchie che sprizzavano evidenti tra il resto e che si distaccavano ancor più dalla lussureggiante vegetazione. Quelle macchie bianche avevano ora una luce propria, di una brillantezza infuocata dal sole, che brillava col loro luccichio sopra le terrecotte dei tetti bruciati dal sole infuocato. Sulla nostra destra spuntava un’altra foresta tropicale, fitta e grandiosa, che poi si rompevano bruscamente sopra profondi canaloni, scavati dalla pazienza dei secoli e dal rovinio delle acque piovane. Più al di sotto, in un largo spiazzo sottostante, si notava lo scorrere della vita cittadina che si divincolava in un complicato zigzagare di strade e viali, evidentemente soffocate dalla visibile congestione del traffico cittadino, che per noi lassù, appariva come lo scorrere di una continua linea di luci rosse, galle guizzanti automobili in movimento, che a noi lontani appariva come l’ipotetico movimento di grosse formiche lungo il loro cammino.
Nella lontananza facevano capolino le alte costruzioni di Capocabana e Ipanema, fronteggianti sopra le omonime superbe spiagge, brulicanti di bagnanti. Poi più in là la spiaggia si arenava bruscamente sotto del Pao de Acucar, unica altura immersa tra acque e sabbia, che si vedeva inerpicarsi ripido e massiccio sopra del color turchino della sua baia. Spume e mille spruzzi, s’infrangevano sopra la massiccia scogliera delle varie isolette.
Con l’aiuto di Juaninha riconobbi tutti i punti salienti della città. Con il suo innato orgoglio locale, ripeteva per me i nomi delle varie località. Soprattutto attrasse la mia attenzione sull’immensa struttura dello Stadio di Macarana, e mi parlò a lungo del proverbiale Pelé che per molti anni visse sovrano nello sport portando alla vittoria la sua squadra di calciatori.
“Vedi laggiù, in fronte a noi? Quella è la Baia di Guanabara, e ancora più in là si vede quella montagna appuntita innalzarsi solitario nella tipica forma di pan di zucchero? Quello è null’altro che il famoso Sugar Loaf. Certo lo ricorderai, non è vero? Salimmo lassù con la funicolare la scorsa settimana. Certamente non avrai dimenticato quella piccola scimmia che ti rubò il panino dalle mani mentre lo stavi mangiando. Dapprima ti vidi sorpreso, ma poi, rompesti in una sonora risata, vedendo la furbizia di quell’animale che si accaparrava la propria colazione.
“Ecco... ora si nota la navicella della funicolare, sospesa a mezz’aria, leggera, che sa sfidare il cielo all’intorno. Vedi come s’innalza rapidamente, lasciando al di sotto la spiaggia sottostante. Guarda…, ora ha raggiunto la cima. Ha raggiunto il punto più alto del Sugar Loaf ed è in procinto di fermarsi lassù… Sapesti quanti film famosi che hanno preso lo spunto in Rio furono girati su questa funicolare, raccogliendo carrellate di grande effetto del sottostante panorama della città. Tra questi, vi è uno dei più famosi film di James Bond. Ricordo che quando lo vidi mi lascio col fiato mozzo a vedere come James lotta sopra il tetto della funicolare con il suo immancabile nemico. Era una lotta brutale tra le funi della navicella mentre al di sotto si vedeva un immenso baratro da capogiro... Al vedere quella scena trattenni il respiro a lungo, sin tanto che James gettò nel vuoto il suo avversario, e fu solamente allora che il mio respiro ritornò normale ...
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