Accadde Intorno il Golfo del Messico
Edizione Italiana – Parte Ottava
Venne preparato il luogo d’atterraggio per l’elicottero all’estremità della lunga Promenade della Città del Sole con l’aiuto della manodopera Maya. Si era pronti a dare il nostro benvenuto a Rick Sullivan e allo sconosciuto visitatore. Pensavo che fosse un personaggio influente con relazioni di affari con la Texana e potesse essere allo stesso tempo, un conoscitore d’arte Maya.
Il sole stava raggiungendo lo Zenith quando udimmo il caratteristico rumore delle pale dell’elicottero che rapidamente si avvicinava al campo.
La mia sorpresa fu grande nel riconoscere chi fosse lo sconosciuto accompagnatore. Era la sorella di Rick che ebbi il piacere di conoscere tempo addietro, la scaltra donna di affari che dirigeva da Londra tutti gli affari europei della Texana, Claremarie. Mai mi sarei aspettato di vedere tale donna, conoscendo di quanto fosse sofisticata, qui, nella foresta tropicale e capace di vivere tra i disagi che il nostro campo presentava. Quando la conobbi in Dallas, mi presentò il suo lato femminile, esigente e intrigante. La definii allora, senza paura di fallire il mio giudizio, come la tipica donna dell’élite della aristocrazia Londinese. Con il suo arrivo mi fece intravvedere l’altra faccia di sé stessa, con un carattere alquanto deciso su quanto riguardavano gli affari che in parte appartenevano a lei, non dimenticandomi che lei possedeva un terzo del pacchetto azionario della Texana. Pensai quindi che fosse venuta per accertarsi che il costo sostenuto dalla Texana per i ritrovamenti della città, producessero le dovute ricompense alla Texana stessa.
Pensai quella fosse la ragione plausibile per essere venuta alla Città del Sole. Non lo era certamente a causa della nostra parentesi amorosa, che in quei giorni passati vennero ben manipolati da lei, quando in Dallas spudoratamente fu capace di provocarmi sin dal primo attimo del nostro incontro. Non nego che dopotutto quello finì in un piacevole interludio sessuale, sebbene lontano di quanto si possa chiamare amore. Ricordavo bene che in quella occasione mi disse di avere costantemente ai suoi piedi una lunga fila di cascamorti che la desideravano, e che per lei esisteva solamente l’imbarazzo della scelta di designare colui che avrebbe diviso per quella notte d’amore il suo letto di maliarda.
Ora, all’arrivo, mi aveva concesso un sorriso intrigante di maliarda, quindi le risposi con il mio benvenuto e un sorriso appropriato all’occasione.
“Il mio augurio di Benvenuto a entrambi voi, alla Città del Sole.” Dissi “Spero vi sia gradevole questo luogo e quanto potrete vedere. Forse il soggiorno sembrerà un po’ scomodo, ma sarete ripagati dalla visita della città e dei ritrovamenti che vedrete e che spero vi ricompenseranno dei vostri sacrifici. Quanto ho detto, in particolar modo riguarda te, Claremarie, ma sappi che hai l’onore di essere la prima visitatrice della città.”
Calorosamente strinsi la mano di Rick e baciai Claremarie su entrambe le guance. Al contatto del suo corpo, ritornò in me quel desiderio passato della sua sessualità, che transumava innata in lei, come è solo possibile in poche donne e, capaci di trasmetterlo a coloro che la circondano. Indubbiamente sentivo in me era ora questa forte attrazione di desideri, e più che mai la desideravo come la donna concupiscente che ben conoscevo. Nuovamente, nell’esserle vicino, mi sentivo soggiogato dalla sua femminilità.
Era vestita in modo casuale, con attillati pantaloni di colore scuro e una camicetta bianca, e i suoi capelli erano sciolti sopra le spalle. I suoi occhi lampeggiavano di una luce smeraldina che m’inondavano come mille faville di desiderio. Nella scia dei ricordi passati, quanto più mi colpì fu l’inebriante profumo francese che indossava, lo stesso usato allora, che fece rivivere in me ricordi di quale fosse la sua sessualità. Ricordai quello era lo stesso profumo che mi aveva soggiogato durante Dallas, memorie che rimasero a lungo in me, particolarmente considerando la mia vita eremita al margine della civiltà, rinchiuso nella folta foresta che ci circondava e ci imprigionava.
Claremarie aveva risposto calorosamente al mio bacio di benvenuto con uno splendente sorriso e mi disse; “Spero non ti sarai dimenticato di me, Charlie e, spero potrai dedicarmi parte del tuo tempo prezioso. Avrò piacere se personalmente potrai illustrarmi quanto d’importante hai sino ad ora ritrovato, durante questi due lunghi anni di lavoro. Ugualmente, sin dal mio primo contatto con la città, sembra che i lavori di scavo hanno proceduto bene, conoscendo le vostre difficoltà, dove tutto era soffocato nella giungla.”
Ricevetti pure le congratulazioni da parte di Rick. Pure lui disse di essere ansioso di visitare i luoghi degli scavi e di vedere personalmente tutti gli artefatti sino ad ora ritrovati.
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Durante i prossimi due giorni accompagnai i miei ospiti a visitare i diversi monumenti venuti alla luce con i lavori di ricerche archeologiche. L’interesse dei nostri ospiti era immenso e i nostri visitatori documentavano ogni cosa che vedevano con l’aiuto delle loro video camere.
Avevo lasciato per ultima la visita alla piramide, perché era il punto quella di maggior valore archeologico e desideravo che il loro interesse raggiungesse il massimo, al disopra degli altri ritrovamenti fatti sino ad ora. Speravo che i ritrovanti alla piramide, rimanessero ben impressi nella loro memoria. Il successo di questa era di grande importanza, considerando che il nostro lavoro dipendeva dalla loro generosità come sponsor.
Fu durante quella prima sera, dopo cena, che Claremarie mi chiese di accompagnarla per una visita serale lungo la Promenade: “… deve essere interessante una visita notturna della città e vedere i riflessi della luce della luna sopra i vari monumenti a causa del plenilunio…, Charlie perché non mi porti pure alla sommità della piramide? Penso che la vista da lassù, sia favolosa…”
Era piacevole camminare lentamente nella frescura di quella notte invernale. Era calma e piacevole, con una leggera brezza che giungeva dal fiume sottostante alla città. Si camminava, mano nella mano, godendo la quiete del luogo e la nostra vicinanza fu capace di lasciar liberi gli istinti passionali di Claremarie. Fu in quel modo che lei fu in preda delle sue doti di tentatrice che ben conoscevo dal passato. Senza preavviso si strinse a me, e, appassionatamente mi baciò sulle labbra, mentre il suo corpo era preda dal desiderio.
“Dimmi Charlie, quante volte mi hai mai desiderato durante questo lungo tempo? Quante volte fui parte dei tuoi sogni nelle tue notti di solitudine?”
Nel mentre parlava sommessamente, prese la mia mano portandola sui suoi seni chiedendomi di accarezzarli. I suoi baci divennero roventi, trasmettendomi il suo desiderio sessuale, chiedendomi di non smettere di accarezzarle il seno. In quel modo i suoi capezzoli si indurirono al di sotto della leggera stoffa della sua blusa, e sussultò nel suo primo orgasmo: “Ora, per favore, Charlie!”
“Ora e qui?”
“Sì.”
Il lato della strada era ricoperta con una tenera vegetazione, che formava un letto naturale dove potemmo distenderci. Si denudò rapidamente, togliendosi i suoi attillati pantaloni neri. Al di sotto non indossava alcun indumento intimo e si presentò completamente nuda innanzi a me, facendomi ammirare la gloria del suo corpo abbronzato.
Non ci sentimmo colpevoli della nostra nudità e nemmeno fummo presi da falsi timori. Quanto stava succedendo era inevitabile sin dl momento del suo arrivo. L’amoreggiare con Claremarie era una cosa dovuta e naturale creatasi dal desiderio di entrambi. Era stato scritto nel nostro destino nell’attimo che i nostri sguardi si incrociarono al suo arrivo. Era una cosa sorprendente e imperativa per noi, ritrovarci l’uno nelle braccia dell’altro, in questo diverso universo, baciati dal segno dei tropici, che risplendeva in mille luci palpitanti al di sopra di noi. Erano quelle miriadi di stelle benigne, brillanti, che ci guardavano e ci sorridevano dall’alto, che ci ammiccavano accondiscendi alle nostre effusioni amorose. Era per noi una nuova esperienza, poter esplorare i nostri corpi al di sotto di quella infinita cupola di stelle che amichevolmente ci guardavano e ci proteggevano, lontani dal ridicolo mondo di maleodoranti asfalti e cementi che sono parte dei rioni cittadini, troppo affollati e rumorosi.
Qui, all’intorno esisteva unicamente l’immensa quiete che concedeva la pace spirituale, e dove gli unici rumori erano causati dai richiami degli uccelli notturni, che si cercavano dall’alto dei loro nidi spersi sulle cime di quella foresta tropicale.
Speravo che questi attimi deliziosi potessero durare per sempre, mentre ci accarezzavamo a vicenda, contenti dei nostri baci, ammiccando con pupille dilatate, alle fulgide stelle al di sopra di noi.
Fu allora che Claremarie con voce resa roca dai lunghi estenuanti amplessi, mi disse: “Sei stato magnifico, Charlie e adoro tutto di te. MI piace ogni parte del tuo corpo, specialmente a quanto riguarda la tua virilità. Il piacere che mi hai donato stasera è stato infinito. Devo ammettere che non sei unicamente un bravo archeologo, sei pure un amante magnifico.”
Quando ci alzammo da quel letto naturale di vegetazione al lato della foresta, la ammirai una volta ancora, mentre impossessandosi dei suoi pantaloni neri, e averli sbattuti per ripulirli dalla polvere, li indossò nuovamente.
“Mi hai donato quanto mi era dovuto. Sai pure che questo non è tutto. Attendo che tu venga, ogni notte a trovarmi nella mia camera durante la mia permanenza al campo. Ora, per favore, puoi ricondurmi all’accampamento?”
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