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Accadde Intorno al Golfo del Messico - Versione Italiana - Parte Decima

Accadde Intorno al Golfo del Messico

Verisione Italiana – Parte Decima

 

Erano passati sei mesi dalla visita di Rick and Claremarie alla Città del Sole.

Durante quel tempo Maria aveva decifrato quanto era scritto sulle tavolette di marmo che erano state rinvenute nella tomba di Lord Pascal, mentre io ero assistito dal Vecchio Sacerdote nel tentativo di trovare il vero significato lasciatoci dall’artista Maya inciso sul coperchio dl sarcofago.

Il Vecchio Sacerdote aveva asserito che la rappresentazione faceva parte di un documento della mitologia Maya e che quello fosse il punto di congiungimento, persesi nel tempo, delle evoluzioni del suo popolo durante lunghi secoli di storia.

Sul coperchio era rappresentata parte della mitologia Maya riguardante l’interpretazione della creazione del mondo, che nel lungo susseguirsi di tempo vide l’evolversi di diverse divinità nel tentativo di creare un mondo migliore. Era una continua lotta tra loro, che permetteva alla divinità in potere di distruggere quanto era stato creato nel ciclo prima del loro.   

Le divinità sono rappresentate come forze opposte della natura capace di neutralizzare i poteri stabiliti dalla divinità che l’aveva preceduta, e dove il nuovo regnante iniziava dal punto finale di quello precedente, imponendo a sua volta forze opposte in valore a quelle stabilite nella precedente creazione. Questo è quanto viene insegnato nella mitologia Maya. Il tempo di durata di questi cicli, erano fissi e ben stabiliti, imposti dal loro calendario sacro.

Per raggiungere tale conclusione di similarità tra quanto rappresentato sul coperchio del sarcofago e la mitologia Maya fu un duro lavoro durato lunghi mesi di ricerca. In questo frattempo, grazie all’aiuto del Vecchio Sacerdote, giunsi ad alcune conclusioni, sebbene mancassero i punti vitali e comprovanti per giungere ad una soluzione finale, lasciate nel dubbio da possibili e discordanti interpretazioni lasciate incise dall’astuto artista sulla pietra sepolcrale.

Ugualmente speravo di raggiungere al più presto la soluzione finale di quei rebus usando l’aiuto non comune dei poteri magici del Sacerdote. Per risolvere i problemi Il prelato come prima cosa si ritirava entro meditazione per poi pregare gli dei. Qualora era pronto di comunicare con loro, cadeva in trance. Mentre si trovava sotto questi effetti lo udivo parlottare con differenti tonalità di voce. Probabilmente prendeva in prestito la voce della divinità invocata, che era risuscitata dal passato per rispondere alle sue domande. Questo era un lungo e snervante procedimento, sebbene alla fine era conclusivo dando risultati positivi.

 

Il Vecchio Sacerdote pazientemente mi spiegò come la mitologia Maya poneva che la creazione del mondo fosse avvenuta in quattro differenti periodi i quali erano rappresentati da quattro diversi Soli (diverse divinità) le quali furono in lotta tra loro competendo l’un l’altro nel desiderio di creare il modo migliore di vita per l’umanità.  

Fu durante il primo ciclo che fu la creazione del primo Sole, che vide sulla terra una umanità di giganti la quale si nutriva di mais. Al termine di questo primo ciclo l’umanità vivente venne distrutta da immani inondazioni e il popolo di giganti venne trasformato in pesci. Della gente che aveva vissuto durante quel periodo, unicamente una coppia poté salvarsi dall’inondazione, trovando rifugio in una grotta che si trovava alta, sopra la cima di una montagna. Fu da questa coppia sopravvissuta all’inondazione che ebbe origine la nuova generazione di popolo umano.

La dea che presidiava sopra questa epoca era la dea dall’acqua, Chalchiuhtlicue, che significa colei chi ha la veste di Jade. Il Vecchio Sacerdote riconobbe immediatamente la rappresentazione della dea sopra il coperchio del sarcofago e quello fu il punto d’inizio dei nostri ritrovamenti. La dea era l’immagine di maggiore rilievo rappresentato sul coperchio. Era la figura che inizialmente si credeva fosse la figura di un astronauta.                

Infatti guardando bene il coperchio si nota pure che porta una collana di Jade e che acqua scorre dai suoi piedi, come ben è elencato nella mitologia. Essa rappresenta la prima era della creazione del credo Maya.

Appartiene al secondo Sole, l’epoca della seconda creazione, nella quale il popolo si nutriva con gli Acotzintli, un frutto selvaggio fornito alla gente dalla deità sovrana della seconda generazione di umani che sopravvisse sino a che questo secondo Sole fu rimpiazzato da Ehecatl, la divinità Sovrano dei Venti.  Questa divinità è di grande importanza nella mitologia Maya e fu la prima divinità che venne riconosciuta come tale nella loro religione.

Questa divinità è rappresentata come un uccello avente una lunga coda piumata col nome di Quezal, un uccello raro avente piume verdi e che è tenuto in grande considerazione dai Maya. Quezal viene riconosciuto nella loro mitologia sotto la forma del Serpente Piumato, la maggiore figura nella gerarchia delle divinità altamente tenuta in considerazione dai Maya. Pure questa figura appare ben visibile sul coperchio del sarcofago e si trova al di sopra della figura centrale.

Le altre due figure dei Soli (Divinità), che furono i prossimi creatori dell’umanità furono più difficili nell’essere individuati sopra la pietra tombale. Fu possibile individuarli quando si fece ruotare le immagini e sovrapporle su un angolo di 180 gradi, l’una rispetto l’altra. Il primo che fu possibile notare fu Chaac, la divinità della pioggia, che è rappresentata con sei lunghe proboscidi che rappresentano fiumi, e poi, al di sotto di questa divinità fu possibile notare l’ultima divinità della creazione, Tonatiiuh.

Quest’ultimo è rappresentato con la lingua protratta al di fuori della bocca, che simbolizza il creare la vita nel mondo. Il popolo umano che visse in questa era fu incapace a sopravvivere alla pioggia di fuoco e sangue che avvenne durante questo periodo.

A questo punto le nostre visioni ritrovate sopra il coperchio del sarcofago cessarono. Fino ad ora si aveva individuato le fasi principali della creazione del mondo Maya. Avevamo individuato tutte le figure importanti che sono descritte nel Popol Vuh, il libro sacro che spiega la creazione della vita umana.

Attraverso i racconti del Vecchio Sacerdote sapevo che nella mitologia Maya appartengono molte altre figure di rilievo, che hanno importanti ruoli nella creazione del mondo. Si era ora alla ricerca di tali figure di rilievo, ma si era incapaci di individuarle sopra il coperchio della tomba, sebbene sapevamo che dovevano esistere, ma che misteriosamente erano nascoste a noi, nelle elaborate figurazioni che si trovavano sovrapposte sopra il coperchio.

Occorsero tre lunghi mesi di agonia in lunghe notti di studi e ricerca sopra il coperchio che rappresentava la storia della creazione del mondo e della vita su di esso.

Furono lunghi mesi di sofferenza e tormento per me, invano cercando di far scaturire dal mio cervello quella possibile congettura che indicasse la via da seguire. Altrettanto tesi furono quei mesi per il mio aiutante, il Vecchio Sacerdote che si concentrava entro lunghe meditazioni, cadendo in trance, e facendo offerte e preghiere agli dei. Nel mentre era in trance udivo spesso il prelato sussurrare; “…perdiamo il giusto punto di connessione… dobbiamo scoprire dove si trova il Popul Vuh, tramandatoci da generazione a generazione… è questo libro che racconta come il mondo fu creato… Purtroppo il libro venne perso nel ciclo dei secoli… Solamente trovandolo verremo a conoscenza di come avvenne il resto della creazione…”

Esisteva quindi un punto comune esistente tra il coperchio del nostro sarcofago e il libro sacro del Popul Vuh? (Libro del Concilio) Non era forse vero che quella pietra posta sopra il sarcofago era rimasto nascosto agli occhi dell’umanità per lunghi secoli e quindi era perso alla vista del popolo stesso.

Che fosse mai possibile che il sigillo del sarcofago rappresentasse il Popul Vuh, il libro stesso che era mancato alla credenza del popolo Maya? Quello ricercato e perso nell’immensità del passato? Era questa mia possibilità possibile?

Era urgente che ponessi questa domanda al venerabile Sacerdote.

“Mio caro e vecchio amico pensi sia possibile che il Popul Vuh che è stato cercato così a lungo non sia null’altro che il sigillo posto al di sopra del sarcofago?”

“Chiederò agli dei che mi illuminano con la loro risposta. Pregherò loro e farò sacrifici fintanto che riceverò da loro una risposta.” 

Così fece. Dopo una lunga settimana di preghiere e meditazione, mi parlò mentre si trovava in trance;

“Cercate il segno del sole sopra il sigillo sacro della pietra tombale. Sarà il sole che rivelerà il resto della profezia che vi è ancora nascosto.”

Ma dove mai si trovava questo segno?

Non ci era possibile trovare alcuna evidenza della sua esistenza sopra quel coperchio di pietra.

Dopo un esasperante tempo di ricerca, mi rivolsi al sacerdote; “Sai dirmi come il segno del sole può essere rappresentato nella vostra mitologia?”

“La forma più semplice di rappresentazione del sole è una croce.” 

 Questo fatto mi era sfuggito dal pensiero. Molte religioni primitive usano il segno di una croce per rappresentare il sole. Guardammo con rinnovata speranza il coperchio sepolcrale, ma ci era impossibile trovare questo segno, o per lo meno così si credeva. Divenne alla fine ovvio quando si rovescio il disegno fatto lungo il bordo del sigillo e inoltre si sovrappose le coppie dei due disegni copiati su carta trasparente. Appariva ora chiaramente in fronte a noi un nitido segno di croce la prova a noi tanto necessaria per andare alla ricerca degli altri simboli necessari che sono narrati come punti vitali nel Poppul Vuh. Era ora in nostro possesso la chiave dell’enigma, per risolvere il resto del rebus rappresentato nei bassi rilievi sopra la pietra. Prima di compiere la sovrapposizione delle due copie di disegni rovesciati, i disegni che si notavano erano vaghi e ingarbugliati, ora dopo la sovrapposizione apparivano chiaramente altre dettagliate figure, che erano null’altro che i simbolici schematici disegni della mitologia Maya.

Il disegno che risaltava con maggior evidenza era quello di un Dragone, che simbolizza la Fertilità. Si notava pure la faccia del Jaguar. Apparve pure la figura di una Scimmia con gli arti superiori molto tesi al di sopra della testa ed alla fine apparve la forma stilizzata del serpente, assieme alle figure di due pipistrelli che volavano in senso opposto. Tutte queste figure completavano la rappresentazione mitologiche che sono enumerate nel libro sacro della creazione del mondo, il Popul Vuh. Con questa completa analisi del coperchio della tomba di Lord Pascal, potevamo pure alla fine giungere alla conclusione che questa pietra era l’originale rappresentazione del Popul Vuh, che era stata persa per molti secoli e mai trovata prima d’ora, il punto chiave di massima importanza ad attestare il credo scritto di come il mondo era stato creato, e descritto nella mitologia Maya.

Tra tutte queste figure rappresentate sopra questo coperchio, la più importante era senz’altro la figura del Jaguar che rappresenta la quinta epoca della creazione del mondo e che è quella esistente ai giorni nostri **(NOTA: questa epoca di creazione secondo il calendario religioso Maya doveva espirare anni orsono e in quel giorno sarebbe avvenuta la fine del mondo!”)

Astutamente l’artista che aveva eseguito questo capolavoro d’Arte aveva voluto mascherare parte della rappresentazione della creazione del mondo e dell’umanità stessa.  Aveva presentato chiaramente unicamente la prima parte della creazione in modo chiaro e visibile, nascondendo quelle rappresentazioni mitologiche che completavano la pagina della creazione. Questo fatto era spiegabile nel fatto che voleva tenere segreta la completa rivelazione della creazione, lontana dallo sguardo di gente poco scrupolosa. Il completo significato della lettura di questo documento di fede del popolo Maya era unicamente riservato a coloro che ne fossero i studiosi e gli insegnanti delle leggi religiose da seguire e dettate nella loro religione.

Umilmente do merito alla scoperta e alla completa lettura di queste fedi religiose, al mio caro amico il Vecchio Sacerdote. Senza i suoi poteri istrionici, la sua fede religiosa, e il suo sapere richiamare in visioni e aiuti i suoi dei, nulla sarebbe stato possibile. Dobbiamo al suo aiuto la chiarificazione dei maggiori misteri che lui, in modo arcano, seppe risolver per me e per la conoscenza del mondo archeologico di tali sapienti dottrine racchiuse nell’antica mitologia Maya.

 

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