Scritto da © Anonimo - Mar, 03/11/2009 - 12:27
Oh, certo, i tuoi piedi nudi come un’ostia
offerta su di un sagrato di calma,
stavano ritti sul bracciolo e le dita erano rami spogli
alti sul mio capo a nascondere la promessa del tuo sorriso.
Bambina di quarant’anni che ridi
come quaranta bambine che giocano alle donne:
sei la somma dei colori di una gioia infantile!
E ne sei madre quanto un roseto è culto della fede nelle rose
rosa rosata del tallone che regge la tua orma
rosa bianca della sua pianta sobria.
Sfoci in un arcobaleno festoso che non si muta
come panna nel latte
o come un giuramento di vita compiuta.
E le dita si muovono infantili e ampie,
in una danza di cigni minuti.
L’aria mi ruba carezze e le dona alla culla della tua caviglia.
Poi, il divano è una landa di gambe che si puntano
tra gambe che pretendono dalla schiena l’assedio
e accompagnano il corpo al senso dell’ultima rosa
l’eterna rosa del mio canto
e sulle tua bocca cado, custode di una vuota faretra.
Fino ai tuoi piedi nudi su cui riconosco l’orma di un bacio.
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