Pallido giallo - scelto dalla redazione | Prosa e racconti | Bruno Magnolfi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Pallido giallo - scelto dalla redazione


           
 
     Lui sembra nascondersi dietro una delle grosse colonne del porticato. Una telecamera di sorveglianza lo riprende, qualcuno più tardi con tranquillità sicuramente potrà interpretare a meraviglia i suoi movimenti. La piazza non è molto affollata, e soprattutto le poche persone che si ritrovano da quelle parti stazionano in quei minuti davanti al caffè che si apre sul lato opposto. Lui è nervoso, guardingo, non sembra avere in effetti un appuntamento preciso, ma ugualmente sembra aspettare qualcuno. Infine si muove, calca meglio il cappello sopra la testa, tiene le mani sprofondate dentro le tasche e scende i pochi gradini di fronte a sé avviandosi verso una zona dove un’altra persona sta consultando il proprio orologio da polso.
     Lui gli arriva di fianco, non dice niente, ma la sua presenza improvvisa fa voltare di scatto quella persona che forse proprio non si aspettava di trovarsi accanto qualcuno che presumibilmente neppure conosce. I due non si dicono niente, la persona  sorpresa sembra scocciata della sua presenza, nella telecamera della banca posizionata proprio sopra di loro appare chiara l'immagine dei due tizi che si scambiano inizialmente delle occhiate nervose. Forse si dicono anche qualcosa, ma questo purtroppo non è molto chiaro, considerata la forte distanza dagli obiettivi delle telecamere.
     Lui infine se ne va, tornando con passo stizzito verso il colonnato di prima, l'altro, un attimo dopo, sembra proprio sparire velocemente all’interno del locale poco distante. Arriva un’automobile scura, rallenta, si ferma, sembra come attendere qualcosa, poi gira lentamente tutta la piazza andando con calma a parcheggiare sul lato della piazza davanti al porticato. Lui esce nuovamente da dietro una delle colonne, si fa avanti, ed avvicinandosi lascia che qualcuno in sua presenza apra il finestrino di quella macchina, gli dica qualcosa, poi lo faccia salire per far ripartire la vettura subito dopo.
     Lui adesso è sopra la macchina che non è ancora uscita da quella piazza, ma che subito torna a fermarsi, lo sportello si apre di nuovo, la telecamera inquadra un breve battibecco che sembra si sia intavolato tra gli occupanti del mezzo. Lui scende, e rimasto immediatamente da solo, quasi tentenna in balia di preoccupazioni che precedentemente pareva non avere, ma infine va verso una delle panchine al centro del vasto spiazzo e si siede. Qualcuno, mani in tasca e passo leggero, lo raggiunge con flemma restando in sua prossimità ma ad una certa distanza: gli dice qualcosa, lui sicuramente non è interessato da quegli argomenti, non pare neppure rispondere, poi addirittura se ne va. Non c’è stato nessuno scambio di soldi fino a questo momento, il fatto è sicuro, e neppure di buste chiuse o di oggetti.
     Lui dopo parecchi minuti trascorsi sulla panchina si alza, si muove da quel giardinetto centrale e va verso il caffè. Esce in quel momento la persona di prima, lo guarda, probabilmente meravigliata di trovarselo ancora tra i piedi, lui pare ignorare chiunque, ma l’altro da dietro lo abbraccia, come per trattarlo parimenti a un amico, e sulla soglia del bar lui si accascia, forse per un malore, verrebbe da pensare riguardando le immagini registrate. Ma soltanto osservando bene tutto con attenzione e rallentando le azioni, si capisce come la persona incontrata gli abbia steso velocemente sopra la faccia un piccolo fazzoletto, forse imbevuto di una sostanza anestetizzante dall’effetto immediato. In seguito, tra tutte le persone inquadrate dagli obbiettivi delle telecamere, non si riuscirà a riconoscerne neppure una, neanche ricorrendo a vari confronti con gli schedari, e di nessuno di loro, pur registrati per molte volte dalle telecamere digitali, si scoprirà mai la vera identità.
 
     Bruno Magnolfi
 

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