Come una serie infinita | Prosa e racconti | Bruno Magnolfi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Come una serie infinita

            
 
            Prima c’è un muretto, subito dopo un albero, ed infine la casa, senza possibilità di alcun errore. Lui passa sempre lì davanti, accompagnato ogni volta da qualcuno della sua famiglia, che in genere lo aiuta a percorrere la rampa di scale quando esce, e poi lo tiene sottobraccio per tutto il tempo. Sta in silenzio lui, e guarda sempre avanti a sé; cammina lentamente ma in modo regolare, fermandosi ogni tanto, e dopo un po’ lascia che il suo accompagnatore gli chieda se voglia restare ancora fuori a passeggiare, o se al contrario sia già possibile rientrare nella loro abitazione. Lui fa un semplice gesto con la mano, e allora rientrano; altrimenti produce un piccolo verso di sofferenza con la gola, come se ancora non avesse preso tutta l’aria di cui sente il bisogno, e così viene ripetuto ancora una volta, o magari anche due, quel piccolo percorso lungo il marciapiede, prima di rincasare e sistemarsi di nuovo dentro la sua stanza preferita.
            Quando invece è nel suo appartamento, lui parla e parecchio: dice spesso con parole secche che cosa abbia notato di particolare quando è uscito fuori per la sua piccola passeggiata, proprio come qualsiasi attento osservatore, e poi ripete le sequenze che conosce meglio, e soprattutto quella del muretto, dell’albero e infine della casa, perché sono gli elementi più importanti, quelli che stanno sempre a fondamento di tutto il suo percorso. Il mondo nei suoi occhi forse sembra ridotto a pochi elementi, per chi magari lo osserva da fuori con un certo distacco ed anche con sufficienza, ma c’è invece molta sostanza in quei suoi occhi attenti, più di quella che potrebbe sembrare.   
            Ci sono delle grosse pietre regolari alloggiate nella terra nuda; stanno lì a circondare il piede dell’albero, come per creare una piccola aiuola, e lui ne conosce perfettamente sia le sfumature di grigio che la posizione, tanto che quando un ragazzo ne aveva spostata una per gioco, lui si era abbassato, aveva spinto in avanti con le mani quella fuori posto, e aveva ripristinato la situazione precedente. Anche la casa accanto ha delle particolarità nascoste: piccoli dettagli inseriti direttamente sopra la facciata, e che lui conosce perfettamente, anche se non per un vezzo maniacale, quanto per esercitare anche con se stesso la propria capacità di essere attento, capace, perfettamente abile nelle attività di cui si interessa.
            La mamma, con la quale esce più spesso che con chiunque altro, lo controlla ogni volta, ma senza guardarlo mai direttamente e neppure facendogli delle domande, e lui, che adesso ha raggiunto quasi i quindici anni, conosce bene quelle maniere, tanto da riuscire spesso ad eluderle, certe volte semplicemente girandole le spalle, magari solo per osservare di nascosto qualcosa di cui è interessato. Poi si mette a disegnare al suo tavolo, sempre con quel suo modo essenziale, con una matita, senza colori né orpelli, delineando giusto gli oggetti, e rendendo con un metodo del tutto personale, quelle sequenze precise che prosegue a ripetere dentro di sé. Quei disegni sono il suo lato comunicativo maggiore, naturalmente, e quella raccolta è tenuta in serbo con molta attenzione.
            Lui mostra il disegno, qualcuno della famiglia lo guarda, ma senza che sfugga mai da nessuno troppa  emozione. Non è molto bravo, questo è certo, però è assolutamente preciso, ed ogni tanto inserisce nelle sue serie un elemento che nella realtà non si è mai visto. Per questo la siepe tra l’albero e il muro è diventata motivo di studio da parte di tutti. Poi si è chiarita ogni cosa: la siepe fa parte di un’altra sequenza, un gruppo di altri elementi che stanno poco più avanti lungo la strada; una componente di fantasia insomma, che definisce soltanto la sua voglia di superare una visione diventata forse troppo monotona.
 
            Bruno Magnolfi  

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