Scritto da © Bruno Amore - Mer, 18/12/2013 - 16:30
È il tempo questo mio
di un'abulia sospesa
e sento il corpo come un guscio
secco, pieno di fessure.
Di vecchio che sta seduto
nell'ultimo sole del meriggio
a far ombre diverse delle mani
sul pavimento presso la panchina.
E, senza volere, dalla bocca socchiusa
la voce sgorga, lenta appiccicosa
come resina dalla corteccia.
Non è più tempo d'attorcigliar giunchi
che me ne farei di un bel canestro.
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