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Solitudini compagne di stanza

Si stringevano mani tremanti
dalle dita lunghe scarne esitanti
mentre recitava quartine sottovoce
e quando il verso si faceva denso
lento come fa il fiume là verso la foce
assieme un respiro e si perdeva il senso.
Anche la nudità pareva una scusa
la pelle diventava la misura
di quanto intima fosse di che natura
quell'amicizia ch'era una magia e
si spogliava in una stanza chiusa.
Bastava  un giro di chiave, un'amnesia
per liberarsi dalla vita solitaria così dura
che sempre scombina attese sogni e poi
diventava anestetico sollievo una poesia.
Così passavano il giorno eppoi la notte
lasciandosi guidare da un pensiero vero
sennò ogni sogno la realtà sempre si fotte
e ciò che aspetti sembrerà straniero.

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