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La caccia - III parte

                                               terza parte & fine

 

            Il veicolo armato polifunzionale aria-terra-aria, partito dalla base 667, attrezzato per la repressione, si stava posando nei pressi della pozza di frodis, luogo dell'attacco mortale. Veloci i cinque Combat presero posizione presidiando la zona pianeggiante attorno al mezzo, che ora poggiava sulle ruote, gli alettoni ripiegati e il ronzio dei motori che andava spegnendosi. Brevi secchi ordini volarono tra i caschi protettivi. Due Combat presero una direzione, altri due separandosi subito dalla parte opposta in cerca di tracce, il quinto presidiava il velivolo, circospetto. Il pulviscolo che sempre aleggiava a mezz'aria non aiutava gli scout e la temperatura era insopportabile, cosicché dopo una lunga improduttiva escursione rientrarono nel mezzo per rinfrancarsi. Chiusero il portello e spogliatisi delle tute si misero a loro agio. Il monitor della sala comando mandava le immagini che a 360° le telecamere raccoglievano intorno al carro-armato-volante, per la profondità di 500 passi almeno e il Combat di guardia vi gettava, di tanto in tanto, lo sguardo.
       La luce di Balum si affievoliva, le sette lune nere presero a salire, quasi in processione, sull'orizzonte rossastro; la temperatura calava rapidamente, le polveri si depositavano, un poco. Al monitor c'era stato il cambio di guardia ed il giovane di ora pareva molto più attento del suo predecessore.
        D'un tratto... “Allarme! allarme! Allarme!” Gridò stridendo, mentre schiacciava il pulsante che diffondeva un sibilo lacerante all'interno dei vari scompartimenti del veicolo. Corsero tutti in sala comando e davanti al monitor potettero vedere qualcuno con indosso la inconfondibile tuta protettiva seppur malconcia da Combat, che avanzava impacciato incespicando, verso il lato dove esisteva il portello di accesso. Il più elevato in grado, l'aveva esplicitamente ricamato sulla tuta, strillò, “Attivare decontaminazione. Presto.”
            Con un rapido sibilo aria sterilizzata fu immessa e quella esterna espulsa dalla hall di ingresso al velivolo, appena il  portellone aperto si richiuse. Furono momenti concitati, il nuovo venuto non pareva a suo agio nell'appropinquarsi ai servizi del carro, girava da una parte all'altra quasi a cercare cosa fare. I Combat seguivano interrogativamente sul monitor del circuito chiuso, tutti i suoi movimenti. Lo videro scagliarsi, con violenza inaudita, contro un pannello dai molti colorati pulsanti, colpirli all'impazzata e mentre il panico si stava impadronendo di loro, sentirono aprirsi tutti portelli pneumatici interni. Annichilendo, senza accennare neppure ad una minima reazione, si riparavano maldestramente tra le consolle. Dai monitor vedevano l'avvicinarsi dell'energumeno che ingigantiva sugli schermi e ora era lì, di fronte. Non avevano mai visto un atavico, dal vivo.
           Nudo della tuta che a loro era familiare, teso nella sua potente muscolatura, brandendo il grande artiglio posticcio con la mano minacciosa, si avventò sul più prossimo degli spauriti occupanti, con l'altra lo afferrò alla gola e con un colpo solo gli squarciò il ventre. Tra strilli, soffi, iridescenze epidermiche impazzite, gli aggrediti correvano si urtavano, cadevano e si rialzavano, copiosamente mingendo e defecando incontinenti, caddero tutti, uno dopo l'altro, sotto i colpi dell'atavico. Un suo simile, d'aspetto di giovane esemplare, che stava finendo di liberarsi della tuta non sua, con una larga smorfia feroce, entrò nella sala del massacro. Aiutò l'adulto a sezionare due dei cinque corpi, appesero le parti più carnose, in particolare tutte le code, ad un pezzo di corrimano divelto sul posto, se lo spallarono a portantina e si allontanarono dal veicolo, nella foschia , con una luce vivida negli occhi, borbottando frasi gutturali frammiste a risolini di soddisfazione. L'adulto aveva gli arti superiori copiosamente tatuati, lunghi peli riuniti in trecce pendenti dal cranio, con ciondoli luccicanti appesi.

 

 

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