Scritto da © Bruno Amore - Mer, 20/05/2015 - 10:51
Vado ancora, come allora
quand'era un vero appuntamento
al vecchio muro dietro il camposanto
dove le canne giocavano col vento
e rovi di more un paravento.
Bagnavo dai baci labbra rosse
col pallido viso da febbre preso
la frenesia del corpo mai arreso
qualche impaccio fugato dalla tosse
e le tempie dal cuore sempre percosse.
Non c’è più nulla, tutto è lastricato
a veicoli vari è destinato
è grande il doppio il nuovo cimitero
ma piccole figure spesso in nero
vanno ancora contrite a pregare l’irreale
attraversando più lungo quel piazzale.
Ci torno, ogni tanto, che conosco esatto
il punto ch’era ai più nascosto
mi soffermo appena tanto da sentire
le cime delle canne ristormire.
Il rovo non c'è più, la spina non ferisce
lo stesso io la sento, non m'addolora
così il ricordo vive e si addolcisce
è per questo che qui ritorno ancora.
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