Scritto da © Bruno Amore - Ven, 16/05/2014 - 07:06
E la vedo venire, benché occhialuto
la canizie che conquista il capo
e sento una fragilità dei sensi
quando mi appresto a salutare il giorno.
E le labbra, seppur secche, aride
hanno tuttavia sete e voglia
d'un sognato. Sporgono dalla bocca
hanno tremato, di parole appassionate
tra un bacio e l'altro pronunciate.
E il turgido fiore d'un caldo seno
come una beatitudine celeste
sfiorare appena ancora vogliono
consolando un cuor che batte appieno.
E le mani, più lunghe e magre
lisce, delicate, quasi femminee
hanno polpastrelli sensibili, memori
delle carezze cui erano abituate.
E ancora colme di sapienti vezzi
cercano setose chiome fuggite via
lunati fianchi percorsi a memoria
attimi infiniti d'un'antica malia.
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