Scritto da © Bruno Amore - Sab, 29/09/2012 - 08:29
Scusa se insisto. Sì...sì...lo so, lo scrittore sei tu ma, visto che col mio personaggio, nella sceneggiatura precedente hai avuto successo, perchè qui mi lasci a metà, senza parte?
Ok, il personaggio principale è Laura. Fantastica creatura, intellettuale laureata in medicina, specializzata in malattie neonatali – che fa sempre effetto nel lettore e nel telespettatore – ed io, quello che si incontra al liceo e, in mancanza di principe azzurro, si sposa perchè è un bravo ragazzo.
Eppoi, scusa, una che lascia il marito, anche scialbino, per andarsene in Africa col primario dal quale dipende, anche se per andare a curare i bambini orfani, non è che sia una stragrande storia d'amore. Credo. Vabbè...vabbè...il giudizio non è sereno.
Insomma, mi pareva andasse bene quel mio muovermi in questa nuova storia, romanticamente. Poeta dilettante, romanziere incipiente e, anche se impiegato precario, assistente nello studio di un grande architetto di successo. Suggeritore, non da poco, di soluzioni architettoniche apprezzate e realizzate, anche se non da sè personalmente.
Ma no...tutto deve girare intorno a Laura e a quel...quel...Tommaso, Tommy nell'intimità. Tommy, dalle mani di fata. Opera i bambini con un tocco...una grazia... Eccerto, vengono entrambi da famiglie facoltose, hanno frequentato università prestigiose, amicizie importanti.
Io, da modesta famiglia operaia ma, caro mio, onesta e laboriosa. Non l'hai neanche accennato, nel racconto.
Ho capito...hai voluto lasciare aperta la prospettiva di una mia possibile rentrée, un sospeso che faccia nascere domande nel lettore, eppure c'erano altri modi. Non sta a me suggerirteli...
Ti prego non essere sgarbato. Certo che ti sono grato della parte che mi hai dato, però potrò dire che l'epilogo della mia storia non mi soddisfa. Mi pare di essere stato abbandonato. A sedere sulla panchina più distante del parco, come un barbone, inutile, obsoleto.
Io, scusa se mi permetto, farei morire di febbre tropicale Tommy: un drammone strappalacrime, e Marco, cioè io, che l'ho amata sempre, va in Africa e la riporta a casa, in gramaglie.
Banale? Meglio che uscire dal racconto “becco e bastonato”, anche se con prospettiva di rentrèe.
Siii...bravo, provaci.
"Marco, rattristato da giorni per la decisione di Laura di separarsi, non era andato al lavoro. Sdraiato sul divano col telecomando in mano, senza guardare niente, solo pensare, elucubrare sulla cattiva sorte che pensava lo seguisse dall'infanzia.
Suona il citofono. E' il portalettere: raccomandata, firmare. Scende, firma il registrucolo e butta l'occhio alla busta. Sobbalza, è della casa editrice. Può essere una buona notizia oppure un rifiuto dell'elaborato, un romanzo corposo, il primo, sulla vita di uno scrittore bohèmien. Si butta sul divano, non trova ancora il coraggio di aprire la lettera. Fantastica, intanto: se è un sì, ci dev'essere la copia di un contratto...sì, dal peso parrebbe di sì. Eppoi, forse, un assegno come anticipo sui diritti. É una raccomandata, qualcosa dove raccomandare, no? Si diceva sorridendo.
L'apre...: Gentile autore, la ringraziamo della fiducia accordataci con l'invio della Sua opera - Cinque stelle di declino -, che il nostro staff ha trovato apprezzabile ma, rincresce comunicarlo, non siamo interessati alla sua pubblicazione. Le inviamo materiale illustrativo delle Ns produzioni editoriali. Distinti saluti – L'Editore Malavoglia”.
Allora lo fai apposta? Esco dal tuo immaginario e buonanotte.
Ma va' al diavolo.
Ok, il personaggio principale è Laura. Fantastica creatura, intellettuale laureata in medicina, specializzata in malattie neonatali – che fa sempre effetto nel lettore e nel telespettatore – ed io, quello che si incontra al liceo e, in mancanza di principe azzurro, si sposa perchè è un bravo ragazzo.
Eppoi, scusa, una che lascia il marito, anche scialbino, per andarsene in Africa col primario dal quale dipende, anche se per andare a curare i bambini orfani, non è che sia una stragrande storia d'amore. Credo. Vabbè...vabbè...il giudizio non è sereno.
Insomma, mi pareva andasse bene quel mio muovermi in questa nuova storia, romanticamente. Poeta dilettante, romanziere incipiente e, anche se impiegato precario, assistente nello studio di un grande architetto di successo. Suggeritore, non da poco, di soluzioni architettoniche apprezzate e realizzate, anche se non da sè personalmente.
Ma no...tutto deve girare intorno a Laura e a quel...quel...Tommaso, Tommy nell'intimità. Tommy, dalle mani di fata. Opera i bambini con un tocco...una grazia... Eccerto, vengono entrambi da famiglie facoltose, hanno frequentato università prestigiose, amicizie importanti.
Io, da modesta famiglia operaia ma, caro mio, onesta e laboriosa. Non l'hai neanche accennato, nel racconto.
Ho capito...hai voluto lasciare aperta la prospettiva di una mia possibile rentrée, un sospeso che faccia nascere domande nel lettore, eppure c'erano altri modi. Non sta a me suggerirteli...
Ti prego non essere sgarbato. Certo che ti sono grato della parte che mi hai dato, però potrò dire che l'epilogo della mia storia non mi soddisfa. Mi pare di essere stato abbandonato. A sedere sulla panchina più distante del parco, come un barbone, inutile, obsoleto.
Io, scusa se mi permetto, farei morire di febbre tropicale Tommy: un drammone strappalacrime, e Marco, cioè io, che l'ho amata sempre, va in Africa e la riporta a casa, in gramaglie.
Banale? Meglio che uscire dal racconto “becco e bastonato”, anche se con prospettiva di rentrèe.
Siii...bravo, provaci.
"Marco, rattristato da giorni per la decisione di Laura di separarsi, non era andato al lavoro. Sdraiato sul divano col telecomando in mano, senza guardare niente, solo pensare, elucubrare sulla cattiva sorte che pensava lo seguisse dall'infanzia.
Suona il citofono. E' il portalettere: raccomandata, firmare. Scende, firma il registrucolo e butta l'occhio alla busta. Sobbalza, è della casa editrice. Può essere una buona notizia oppure un rifiuto dell'elaborato, un romanzo corposo, il primo, sulla vita di uno scrittore bohèmien. Si butta sul divano, non trova ancora il coraggio di aprire la lettera. Fantastica, intanto: se è un sì, ci dev'essere la copia di un contratto...sì, dal peso parrebbe di sì. Eppoi, forse, un assegno come anticipo sui diritti. É una raccomandata, qualcosa dove raccomandare, no? Si diceva sorridendo.
L'apre...: Gentile autore, la ringraziamo della fiducia accordataci con l'invio della Sua opera - Cinque stelle di declino -, che il nostro staff ha trovato apprezzabile ma, rincresce comunicarlo, non siamo interessati alla sua pubblicazione. Le inviamo materiale illustrativo delle Ns produzioni editoriali. Distinti saluti – L'Editore Malavoglia”.
Allora lo fai apposta? Esco dal tuo immaginario e buonanotte.
Ma va' al diavolo.
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