Scritto da © Mirko Zullo - Lun, 25/01/2010 - 09:54
Ci sono tornato dopo quattro anni e me l'hanno occupata.
"Truffasi", recitava il cartello sul balcone della sala.
Il nome sul citofono è ancora il mio, voi chi siete?
C'è Samu, lasciato a casa dalle poste;
sua moglie Petra, senza regolare permesso di cittadinanza,
il comune di Milano gliel'ha promesso, dice lei
se l'avesse data via ancora tre o quattro volte l'avrebbe già ottenuta,
dice lui.
C'è Ciosky, il loro cane, c'è Pintu, un vecchio senza la mano destra,
senza denti e senza orizzonti.
C'è il frigo vuoto, la muffa, c'è polvere e malinconia ovunque;
ma non avete paura della polizia?
Hanno paura che la chiami io, ma perché dovrei farlo?
Dopotutto la casa è messa meglio di quando sono partito.
Siete i miei nuovi coinquilini, i miei nuovi amici.
La pula non gli fa paura, hanno già preso le loro belle batoste,
le loro belle manganellate sulle costole.
Racconto di quando ho preso le mie per le vie di Domodossola,
il manganello di gomma fa più male, non lascia segni,
e loro lo sanno.
Petra usa lo stesso profumo di una mia vecchia amante,
le chiedo che profumo è ma non se lo ricorda.
Cioscky abbaia, ha fame.
Pintu soffre molto l'umidità ma le persiane è meglio restino chiuse.
E la luce spenta. Sempre.
Pintu disegna autoritratti, li fa con la mano buona.
Gli faccio da modello, sembro quasi bello, grazie Pintu.
Mi è sempre piaciuto notare la somiglianza delle persone ritratte
dagli artisti di strada.
Si guadagna bene! Esclama con un sorriso sdentato.
Casa dolce casa, noi da qui non ce ne andiamo!
Posso fermarmi solo per la notte? Domani me ne vado, promesso.
Lascio il letto a Petra e Samu, loro avranno il loro bel da fare...
Pintu russa fischiando, Ciosky parla nel sonno.
Se i vicini non fanno gli infami, e tu nemmeno, staremo qui a lungo.
Io non ho mai detto nulla ad anima viva,
chissà se vivono ancora lì?
"Truffasi", recitava il cartello sul balcone della sala.
Il nome sul citofono è ancora il mio, voi chi siete?
C'è Samu, lasciato a casa dalle poste;
sua moglie Petra, senza regolare permesso di cittadinanza,
il comune di Milano gliel'ha promesso, dice lei
se l'avesse data via ancora tre o quattro volte l'avrebbe già ottenuta,
dice lui.
C'è Ciosky, il loro cane, c'è Pintu, un vecchio senza la mano destra,
senza denti e senza orizzonti.
C'è il frigo vuoto, la muffa, c'è polvere e malinconia ovunque;
ma non avete paura della polizia?
Hanno paura che la chiami io, ma perché dovrei farlo?
Dopotutto la casa è messa meglio di quando sono partito.
Siete i miei nuovi coinquilini, i miei nuovi amici.
La pula non gli fa paura, hanno già preso le loro belle batoste,
le loro belle manganellate sulle costole.
Racconto di quando ho preso le mie per le vie di Domodossola,
il manganello di gomma fa più male, non lascia segni,
e loro lo sanno.
Petra usa lo stesso profumo di una mia vecchia amante,
le chiedo che profumo è ma non se lo ricorda.
Cioscky abbaia, ha fame.
Pintu soffre molto l'umidità ma le persiane è meglio restino chiuse.
E la luce spenta. Sempre.
Pintu disegna autoritratti, li fa con la mano buona.
Gli faccio da modello, sembro quasi bello, grazie Pintu.
Mi è sempre piaciuto notare la somiglianza delle persone ritratte
dagli artisti di strada.
Si guadagna bene! Esclama con un sorriso sdentato.
Casa dolce casa, noi da qui non ce ne andiamo!
Posso fermarmi solo per la notte? Domani me ne vado, promesso.
Lascio il letto a Petra e Samu, loro avranno il loro bel da fare...
Pintu russa fischiando, Ciosky parla nel sonno.
Se i vicini non fanno gli infami, e tu nemmeno, staremo qui a lungo.
Io non ho mai detto nulla ad anima viva,
chissà se vivono ancora lì?
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