Scritto da © Antonella Iuril... - Gio, 22/10/2009 - 00:01
Insegnavo alle mie parole ad amare,
mostravo loro il cuore
e non desistevo finché le loro sillabe
non prendevano a battere.
Mostravo loro gli alberi
e quelle che non volevano stormire
le impiccavo senza pietà, ai rami.
Alla fine, le parole
sono state costrette a somigliare a me
e al mondo.
mostravo loro il cuore
e non desistevo finché le loro sillabe
non prendevano a battere.
Mostravo loro gli alberi
e quelle che non volevano stormire
le impiccavo senza pietà, ai rami.
Alla fine, le parole
sono state costrette a somigliare a me
e al mondo.
Poi
ho preso me stesso,
mi sono appoggiato alle due rive
del fiume,
per mostrare loro un ponte,
un ponte tra il corno del toro e l'erba,
tra le stelle nere della luce e la terra,
tra la tempia della donna e la tempia dell'uomo,
lasciando circolare le parole su di me,
come automobili di corsa, come treni elettrici,
solo perchè arrivassero più in fretta a destinazione,
solo per insegnar loro come si trasporta il mondo,
da se stesso
a se stesso.
Nichita Stănescu
opera A.Iurilli Duhamel, " L'attesa"
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