Scritto da © stellasenzacielo - Dom, 04/03/2012 - 10:27
Le guglie, le nuche della gente
ogni cosa si smuove, ogni cosa s'adduce
i piedi del monte sorreggono un gigante
è mattino, questo, e la luce tracima
dal suo collo.
Vecchio morboso, la tua donna
era una diga folle dal ventre di piuma,
attirava a sé mari onde spume
uno sguardo solo, un'ammiccata di ciglia
e tutto rinasceva per lei.
Oggi invece la città scivola via in fretta,
il sole si stende a fatica, s'appende ad asciugare
come uno scarafaggio,
un insettino volgare,
e i panni s'orientano con lui
nel vuoto dei loro quartieri.
Datteri essiccati di stagioni accolgono
il mezzodì fetenti, il profumo di fiori d'arancio
s'appanna sul vetro del mondo
e m'inebria: so' rondine ubriaca nel mezzo dell'eterno.
Rovereto, 25 febbraio 2012
Caterina Manfrini
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