Scritto da © Franco Pucci - Dom, 16/10/2011 - 20:52
[All’inizio furono lettere e numeri,
disordinati segni senza alcuna vita
poi arcaiche, impronunciabili parole.
Mani incapaci e superbe crearono
un embrione d’argilla rossa, stolta
emulazione dell’umana arroganza
servo muto cui negarono la voce]
Un nuovo Frankenstein.
Errabondo vaghi nel mondo alieno
tra vestigia del tecnologico tempio
cerchi risposte ai perché dall’argilla
che vedi riflessa nella teca parlante.
Furenti labbra incatenate attendono
catartiche sentenze dall’infido clone.
La parola scolpita sulla fronte affiora
stupisce nel cuore l’impasto d’argilla.
La verità ostilmente gridata deflagra,
pensieri senz’anima invocano invano
vendetta per l’impronunciabile segno
ma Nemesi distrae altrove lo sguardo.
L’eco del nome rimbalza tra le rovine,
sbriciola in polvere rossa l’arrogante
embrione figlio della superbia umana.
Beffarda dallo schermo l’argilla riflessa
sorride alle nuove macerie, altre mani
ingorde di potere creeranno nuovi miti.
L’ultimo Golem.
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