Scritto da © Antonio Cristof... - Mar, 02/04/2013 - 11:05
“Totonno” reale personaggio della mia infanzia, è tratto da un mio testo “Gomitolo di ricordi”
Si chiamava Gaetano, ma noi ragazzini lo chiamavamo Totonno. Pelle scura, capelli neri ricci, baffetti che sembravano dipinti sotto il naso, faccia simpatica, piacente.
Aveva si e no vent’anni, era bassino, ma a noi pareva un gigante. Dormiva sempre e non faceva niente, era, insomma quel che si suol dire uno scansafatiche. Le pesava perfino andarsi a comprare le sigarette,le “Cammel” ed allora, a turno mandava uno di noi bambini, e quando, spesso, non aveva soldi:- E non fumiamo!- diceva, sbuffava un poco, poi si girava nel letto ed in pochi secondi si addormentava. Eppure ci raccontava che era stato di qua, che era andato di là, che aveva fatto quello, che aveva visto questo…Ci raccontava che aveva girato il mondo intero.
-E come lo hai girato?- gli chiedeva uno di noi.-Co’ l’aereoplano, io so pilota ‘o ssaie! Porto l’apparecchio tutti i giorni…- e si metteva le mani davanto agli occhi a mo’ di occhiali ed imitava il rombo di un motore.
Un giorno ‘sto Totonno, chissà come, trovò il coraggio della disperazione e si imbarcò per l’America. Era il ‘cinquantasette, e nelle nostre piccole testoline l’America era la terra dei grattacieli e dei gangster; il paese degli indiani e dei cow- boy dovesi volava “Via col vento” e dove si sentivano “Tamburi lontani” nell’avvicinarsi del “Mezzogiono di fuoco”. Un paese di montagne e praterie, cavalli e carri armati dove i buoni vincevano sempre ed i cattivi sempre perdevano, fermo restando che noi bambini non sapevamo bene chi fossero i buoni e chi i cattivi.
Così un bel giono, Totonno ci disse:- Guagliù, Totonno per il momento vi lascia e se ne va, ma voi ogni tanto mi potete mandare almeno un saluto.-
-E come, Totò?-
Ogni volta che vedete passà un apparecchio, voi chiamatemi: Totò…totò… Io sto là.-
E fu così che ogni volta che un aereoplano passava, una banda di ragazzini correva guardando all’insù e chiamando:.Totòòòòò, Totonnooooo.- E quasi ci pareva di vederlo:- Eccolo, ci sta salutando. Guardate è là, leva la mano…- E Totonno passava…
Non se ne seppe più nulla. Chi diceva che era morto, chi diceva che era diventato ricco, chi invece asseriva che pezzente era andato e pezzente era rimasto.
.- Si è messo su la mala strada – uno diceva. – Ma che? – rispondeva un altro:- Tottonno s’e miso a fa ‘o ‘ndovino e legge ‘e mane.-
Insiomma chi contava ‘na cosa e chi ne diceva un’altra e tutti sembravano bene informati.
Certo è che non ritornò più! Ma per noi bambini Totonno stava sull’aereo ed ogni volta che ne passava uno, noi salutavamo e lui rispondeva. E se l’aereo cabrava era lui che lo faceva, e se si alzava era Totonno che lo alzava e se qualche domenica lanciava volantini pubblicitari, era Totonno che li lanciava e se l’aereo faceva la scia di fumo, era Totonno che la faceva. Tutto era Totonno….
Totonno caro, ora che, dopo tanti anni, mi ricordo di te, ti voglio ringraziare per la fantasia che mi hai donato.
E, mentre passa un aereo, guardo per un attimo in cielo e una lacrima solitaria cade e va a bagnare ‘sto foglio dove sto scrivendo. Vorrei che tu l’America l’avessi trovata davvero, ‘st’America tanto lontana, eppure tanto vicina….
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- Blog di Antonio Cristoforo Rendola
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