Scritto da © Antonio Cristof... - Gio, 14/03/2013 - 06:02
Come già vi ho spiegato in precedenza…anzi non vi ho spiegato affatto che Gesù era nato a vicolo Belledonne a Napoli da Giuseppe ‘o falegname e Maria ‘a casalinga, di cognome facevano Sacra e stavano di casa in un vecchio basso che pareva ‘na stalla. Poco poco più avanti stavano di casa Carmela ‘a vaiassa [1] e Pasquale ‘o zuccularo. Questi due tenevano un figlio adottivo nero che si chiamava Caleb e che era amico dall’infanzia di Gesù. Crescendo i due avevano pigliato strade diverse: la via del primo si sa è cosa notoria, mentre ‘o secondo si era “impacocchiato” con un caporione della zona chiamato Barabba, per conto del quale si era messo a fa’ il contrabbando di sigarette. Ma, come si dice? Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Le strade di tutti e tre si incrociarono quando proprio tutti e tre si ritrovarono in galera insieme. Qui ‘o povero Caleb si dimostrò in tutto il suo nervosismo: si metteva paura dei sorci, era apprensivo, non mangiava e non beveva e, soprattutto, non faceva altro che chiedere:
- Gesù…che ore so’?
- Sono le dieci…-
E dopo cinque minuti:
-Gesù che ore so’?-
- Sono le dieci e cinque-
Dopo altri cinque minuti:
-Gesù che ore so’?-
-Ah, Madonna mia! Caleb, ma tu sei ‘na croce!-
Per non farvela lunga vi dirò, come sicuramente già sapete, che Gesù fu messo in croce al posto di Barabba perché la gente, impaurita dal guardiaspalle del boss, “alluccaie”: “Viva Barabba, a morte Gesù”. Neanche ‘nu pareggio pronosticarono!
Capitò per combinazione che sopra al Golgoda, alla destra sel “Messio”, fu crocifisso Caleb (il contrabbando di sigarette era punibile con la morte) e a sinistra se truvaie ‘nu “dio” ‘e mariuolo e assassino che non aveva pari.
Stavano tutti e tre patendo sulle croci, quando dalla chiesa dell’Ascensione a Napoli suonarono le tre del pomeriggio. In cielo si cominciarono ad affollare nuvole sempre più nere. I rami degli alberi erano sbattuti di qua e di là dal vento sempre più “forto”. A ponente cominciaie a frugulià e trunnulià[2].
Ogni volta che Caleb diceva: “ Gesù, Gesù, Gesù”, così per escalmazione, Gesù, pensando che lo chiamasse, diceva: “ che de’?, che de’?, che de’?” …
-Gesù! – dicette Caleb – pare che vo’ chiovere…-
-Strunzo!- disse il cattivo ladrone dall’altra parte - Ma te pare che, appise comme stamme, ci importa se piove o se non piove?-
-Va be’- disse Caleb – Io ‘o dicevo pe’ passà ‘nu poco ‘e tiempo.-
-Cumpà tu sì scemo! Anzi ti dico ‘na cosa: ma se questo è veramente ‘o figlio ‘e Dio, perché non ci fa scendere da qua sopra? Allora? – disse a Gesù – Neh cumpa’ hai sentito quello che ho detto?-
-Ma lo lasci stare si o no?- fece Caleb – Non vedi che sta morendo?
-Sta morendo? Ma allora che Dio è? Ma perchè i Dii muorono?
E Caleb:-Embè questo è un Dio che muore!-
-E muresse!-
- E Muore ‘e subbeto prima tu!!- Urlò Caleb e fece come se si volesse sciogliere dalla croce e dare addosso a quell’altro.
- Gesù, amico mio – disse dopo un momento – ci conosciamo da guaglioni, siamo cresciuti insieme, poi tu hai preso una via e io un’altra…- Poi, rivolto al cattivo ladrone, dicette:- Ne ha fatto di miracoli! Ha sanato malati, fatto vedere ai cecati, ha fatto parlà ai muti, sentire ai ciechi. Ha perfino fatto risuscitare a don Lazzaro che mi doveva dei soldi…Ha fatto cose incredibili!-
-E allora perché non ci fa scendere da’ste croci?-
- Pecchè così sta scritto!-
-E che ci sta scritto?-
- Che isso ha da patì[3] per lavare col sangue suo tutti i peccati nostri, pure i tuoi.-
- I miei me li sto lavando da solo.-
Cominciò a piovere via via sempre più forte e mentre l’acqua scendeva a catinelle, Caleb disse a Gesù:- ‘O fra’…- lo chiamò “fra” cioè fatello – ‘O fra, mo avissa fa che te ne vaie in Paradiso e te scuorde ‘e me?-
Gesù a malapena “aizzò” la capa con il sangue che gli scorreva per la faccia a causa della corona di spine e che “sciuliava a flotte insieme all’acqua che, “vivaiddio”, gli dava un poco di sollievo. Lo guardò e disse:- In verità ti dico che stasera stessa tu sarai con me in Paradiso…-
-Gesù! Vuie vedite che seccia[4]!- disse il cattivo ladrone che, se avesse avuto le mani libere, si sarebbe grattato i testicoli,-
E per mo mi fermo qua, poi me ne verrò a cuntarve la seconda parte: quella della resurrezione…una stretta di mano forte forte.
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