L'Uomo, dunque, frantuma il proprio tempo lottando contro le identità e le libertà dell'Altro, piuttosto che ricomporre le proprie, pacificandosi con se stesso. E' il destino di ogni essere umano secondo cui è molto più semplice proiettare le proprie debolezze e viversi in un mondo esterno, contro un nemico e mossi da un'ossessione, piuttosto che trovare un equilibrio interno.
E allora ci si domanda quanto il concetto di guerra appartenga al nostro bagaglio genetico o sia invece un fatto culturale e quindi potenzialmente evitabile. Nel regno animale esiste la lotta per la sopravvivenza e il territorio d'appartenenza ma non esiste la belligeranza perché un codice etico, morale ed interno prevede il rispetto dei segnali di sottomissione, dove il combattimento è vissuto come scarica dell'aggressività ma non porta mai, tranne in rari casi, alla morte.
In questa lotta per la vita l'uomo, come ogni essere vivente, cerca sempre la soluzione migliore, la più adattiva e vantaggiosa: crea, ad esempio, un mondo di terrore per annientare il terrorismo; instaura regimi di paura per placare l'incertezza e l'insicurezza; inventa ingegnosi sistemi di comunicazione pur non essendo in grado di mettersi in ascolto col cuore; affina le arti della diplomazia per migliorare il presente ignorando il passato e speculando già sul futuro; allunga la vita di alcune specie 'elette' e si permette di accorciarla casualmente e causalmente ad altre…
Purtroppo è questa l'attuale libertà dell'uomo che vive nella convinzione per cui ogni essere vivente ha bisogno di lui ed in modo onnipotente crede che ogni suo intervento possa portare al bene perfetto. E' il libero arbitrio: incapace di fermarsi di fronte alle libertà dell'Altro e, in modo egocentrico, impedito nel considerare come proprie le altrui sofferenze. Forse solo il filo della solidarietà universale potrebbe cucire gli animi umani perché allargando i confini della comunità morale ci potremmo vivere come uomini e nient'altro.
L'augurio per l'umanità è, dunque, di non trovarsi di fronte ad uno scenario come quello descritto da Italo Calvino, secondo cui "la guerra durerà fino alla fine dei secoli e nessuno vincerà o perderà, resteremo fermi gli uni di fronte agli altri per sempre. E senza gli uni, gli altri non sarebbero nulla e ormai, sia noi che loro, abbiamo dimenticato perché combattiamo".
- Blog di Antonella Iurilli Duhamel
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