Le nuove tendenze di indottrinamento culturale vedono al primo posto la Banalità, immediatamente a seguito si affannano per starle al passo Superficialità ed Evasione. La Vanità è sempre più affannata a raggiungere vetta, mentre la Profondità è scesa all'ultimo posto della classifica.
A sua volta senza essere da meno, avanza sgomitando la Meschinità a braccetto con l’Indifferenza e la Passività. La Curiosità purtroppo, è uscita di scena, mentre la Saggezza ormai obsoleta, ha rinunciato ad ogni velleità. L’Ego neanche a dirlo, spadroneggia a più non posso, la Competenza al suo opposto, si è assottigliata a tal punto da rendere sempre più ardua ogni scommessa sulla sua sopravvivenza.
Purtroppo non dovevamo finire così; non più di cinquant’anni fa i migliori pensatori umanistici avevano previsto un grande risveglio, un nuovo Rinascimento. Erich Fromm, Carl Rogers, Abrham Maslow, Rollo May, Viktor Frank, Alexander Lowen, avevano gettato le basi di un nuovo ordine sociale contraddistinto da evoluzione della coscienza, profondità degli intenti, e rafforzamento della sensibilità etica.
Questa visione allettante è l’esatta antitesi di una società pullulante di narcisisti accecati, e materialisti ipnagogici; era difficile prevedere che stupidità e insensibilità divenissero il nostro destino, e non era ancora visibile all’orizzonte l’annientamento planetario che oggi appare sempre più alle porte.
Con il XXI secolo si presupponeva un aumento di persone evolute, la cosiddetta “gente del domani”, in grado di vivere in maniera saggia e sana. Nel 1955 Erich Fromm nel suo libro “Una società sana”, evidenziava il carattere del consumatore unidimensionale, una sorta di creatura che roboticamente consuma tutto il consumabile. Ben pasciuto, ben intrattenuto, passivo spento privo di sentimenti profondi. Tuttavia Fromm riteneva che l’ inevitabile sprofondamento nel fatuo sarebbe stato evitato e predisse una società utopica basata su un comunitarismo umanistico in grado di nutrire i nostri più elevati bisogni esistenziali.
Rogers a sua volta, in “ Divenire persona”(1961) affermava:
“Quando guardo il mondo sono pessimista, ma quando guardo le persone sono ottimista”.
Pur consapevole dei ninnoli e dei desideri che popolano l’allettante mondo del consumatore, credeva che le “persone del domani” sarebbero state attratte da una società della crescita, e per crescita intendeva la “crescita personale” vale a dire: il pieno e positivo dispiegamento del potenziale umano.
Era fermamente convinto che saremmo stati naturalmente attirati da autenticità, uguaglianza sociale e avremmo avuto particolarmente a cuore il benessere delle generazioni future. La Natura sarebbe stata venerata, ci sarebbe stata una piena consapevolezza dell’insipienza delle cose materiali, il che ci avrebbe garantito un sano scetticismo nei confronti della scienza e della tecnologia, e grazie ad una visione antiistituzionale del mondo, saremmo stati protetti da una burocrazia disumanizzante .
Uno dei concetti più famosi nella storia della Psicologia è la teoria della “Gerarchia dei bisogni”, di Abraham Maslow spesso rappresentata da una piramide. La scala di tali bisogni si ispira ad una grande fede nella positività innata del potenziale umano; per Maslow, gli esseri umani nel momento in cui riescono a lasciarsi dietro le spalle i bisogni più prettamente materiali, tendono naturalmente ad essere polarizzarsi nei confronti di bisogni più elevati come quelli intellettuali, spirituali, sociali ed esistenziali.
Salendo verso la vetta della gerarchia dei bisogni, ci sentiamo naturalmente attratti da saggezza, bellezza, verità, amore, gratitudine e rispetto per la vita. L’ambizione di Maslow era quella di far parte di una società che non fosse interessata a mantenere in vita i più bassi comuni denominatori, ma che ambisse a promuovere individui capaci di portare a maturazione il proprio potenziale di auto-realizzazione.
Purtroppo qualcosa è andato storto: la piramide è crollata, il potenziale umano, si è seduto dietro al potenziale economico, l’auto-realizzazione ha ceduto il passo all’auto-assorbimento su scala spettacolare, e la cultura di consumo di beni di massa si è imposta con tutti i suoi falsi bisogni nei confronti della ricerca e dell’evoluzione di valori personali più elevati.
Partendo dal fatto che la Superficialità rende più della Sostanza, la cultura dei beni di consumo è diventata un raffinato strumento che mantiene le persone a livelli molto bassi rendendoli incompleti, immaturi e disumani. Il materialismo guadagna terreno su tutti i fronti, persino di fronte alla prospettiva di una eco-apocalisse.
Il cittadino ideale di una società di consumo di massa somiglia ad un tubo vuoto attraverso il quale ogni sorta di gadget passa senza essere digerito, di modo che rimanga sempre spazio per qualcos’altro. Lo psicologo Rollo May descrisse efficacemente il processo nel suo libro “Un uomo in cerca di se stesso” (1953):
“Gli esseri umani hanno la strana abitudine di accelerare il passo quando hanno smarrito la strada, lo stesso sembra succeda nel modo degli affari anche quando si è di fronte alla rovina.
La superficialità ha oramai invaso ogni dove, e sistematicamente assistiamo al suo trionfo, alla sua idiosincrasia nei confronti dell’approfondimento della realtà persino nei confronti delle più semplici esperienze di piacere. In tale densa nebbia ciò che può avere un significato rischia di essere confuso con quanto non ne possiede neanche una briciola. I perdenti appaiono vincitori.
La superficialità non ha fatto sconti neanche alle famiglie, la media di un dialogo significativo tra partners, genitori e figli si è ridotta all’osso; ognuno parla molto più a lungo con il proprio computer, il cellulare o in una qualunque chat e per giunta con emeriti con sconosciuti.
A questo punto c’è da chiedersi come una cultura così altamente superficiale, confusa tra fatti e realtà, stupide distrazioni e cronico stato di negazione, possa giungere ad innalzare la soglia dei valori per far fronte in maniera efficace alle multiple emergenze planetarie.
Alcuni dei più grandi umanisti, intuirono a torto o ragione che ci sono limiti nell’abilità di soppressione dei nostri bisogni più elevati, assumendo che gli esseri umani sono per natura “etici”, che al momento opportuno faranno quanto è necessario. Il giorno in cui sarà loro offerta la libertà di effettuare una scelta saranno in grado di trascendere il loro materialismo, si sveglieranno dallo stato di coma etico così largamente diffuso ai giorni nostri.
Allora la risposta finale è se saremo in grado di operare la scelta giusta, quella che ci consentirà di salvare il Pianeta per le future generazioni. Etica e politica non sono mai andate d’accordo, quando i cittadini diventano meri consumatori, la vita politica diventa una questione di mantenimento della soddisfazione del consumatore.
Le democrazie imperfette alle quali ci siamo abituati, non hanno ancora dimostrato la capacità di gestire le gravi problematiche planetarie che ci minacciano come il riscaldamento globale, il cambio climatico, che oramai richiedono soluzioni rapide ed efficienti . Nella corsa contro il tempo, i politici sembrano più interessati a non disturbare l’illusione collettiva di falso benessere mentre siamo sull’orlo del burrone.
Le calamità in agguato ci forzano a muoverci in una era post politica, dove individui mossi da valori etici siano in grado di opporsi alle varie strumentalizzazioni politiche utili solo alla sopravvivenza dei privilegi di una casta corrotta e deleteria.
La spinta occulta verso l’iper- consumismo, ha banalizzato la realtà e reso insensibili gli individui, tutti i programmi di cambiamento e risanamento culturali sono d’accordo nel promuovere una coscienza globale o una coscienza cosmica, un approfondimento della profonda interdipendenza di tutto quanto è vivo a questo mondo. Il proliferare di una visione del mondo che privilegi valori altamente umani come la sensibilità la compassione e un maggior senso di responsabilità comunitario.
In questa disperata guerra contro la Superficialità e l’Autodistruzione alcuni parlano di “planetarizzazzione,” un punto di vista maggiormente onnicomprensivo che rallenti la nostra marcia verso la catastrofe; fu il filosofo Teilhard de Chardin, a coniarne il termine intendendo la costituzone di una mente globale in grado di coniugare le nostre energie ecologiche, spirituali e politiche per garantire una solida base di vita armoniosa e di pace duratura.
Ma l’indottrinamento culturale è sempre molto forte, i perdenti stanno ancora vincendo e i vessilli di una rivoluzione della coscienza sventolano ancora troppo timidamente; ma quale altra possibile alternativa possiamo sperare di avere a parte lo sprofondare in una irrecuperabile aridità?
- Blog di Antonella Iurilli Duhamel
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