Scritto da © Sara Cristofori - Dom, 31/07/2011 - 14:32
Il giardino in cui la giovane amata si isola e si rinserra (o, talvolta, in cui viene reclusa), il fiore (spesso, la rosa) che viene colà dall'amato colto sono, nella lirica medievale, simboli ricorrenti dell'innamoramento da un lato, e dell'intimità amorosa dall'altro.
(G. Davico Bonino)
La bella nel giardino dell'Amore
La bella è nel giardino dell'Amore,
vi ha trascorso una settimana.
Suo padre la cerca ovunque,
anche il suo amato pena per lei.
Fa chiedere al pastore
se l'ha vista nella pianura.
- Pastore, pastore, non hai visto per caso
passar di qui la mia bella?
- Com'è vestita la tua bella?
Di seta oppure di lana?
- E' vestita di raso bianco,
e ha la fodera di fustagno.
- E' laggiù in quel vallone:
siede sul bordo d'una fontana.
Tra le mani tiene un uccello
e gli racconta le sue pene.
- Uccellino, come sei fortunato
di star tra le mani della mia bella!
Io, che sono il suo innamorato,
non posso neppure avvicinarla!
Si può stare presso un ruscello
e non poter bere alla sorgente?
- Bevete, dunque, mio dolce amore,
giacché quest'acqua è superiore.
- Si può star presso un cespuglio di rose,
e non poter coglierne nemmeno una?
- Cogliete, dunque, mio dolce amore,
perché per voi essa è sbocciata!
("L'amour et l'amitié en poésie")
("Poesie d'amore per un anno" - Ed. Einaudi)
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