Scritto da © ferdigiordano - Lun, 05/12/2011 - 11:04
Ti sia data l’aria con le picche del vento
nei capelli insorti
soprattutto una rivoluzione ancora
e ti sia data l’acqua
con il suo repertorio di mosse esclusive
dove eccede la sete e la gola inquieta.
Ti sia dato quel che somiglia a questo
e il luogo opportuno a che avvenga adesso.
Ti vengano concesse le gravidanze dei meli
l’umanità della rosa, la fuga
del glicine, la libertà dei cardini
e la fibra del bambù nel tuo giardino
di ragioni, nella roca angoscia.
Ti sia riconosciuto il diritto di piantare un urlo
nella tua terra
e che sia o meno dalla bocca della sera
o semplicemente l’anima aperta all’amarezza
ti venga riconosciuta la parola persa, la tua storia
stanca di credenza.
Ora,
se ti può portare a valle il rosmarino grigio
tutti i nidi incuneati nello sguardo che volti
e le ansie di attraversamento dei ruscelli
solo a te che germini
sia albero ciò che ho detto
giacché resta in terra quanto ha radici
vive
anche senza amore
e quel suo lusso d’atmosfere.
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