Scritto da © amun - Mar, 11/02/2014 - 15:57
Entra dall’uscita di sicurezza. Attraversa la penombra di un corridoio.
Pigia nel cerchietto del sotterraneo e le porte dell’ascensore si
chiudono.L’arrivo è accompagnato dal trillo di un campanello.
Raggiunge una porta, la chiave nel pugno che apre. Appoggia la
borsa su di un mobiletto e il cappello da proibizionismo anni ’20
sull’attaccapanni.Va verso la scrivania e porta sull'’ON l’interruttore
che giace al lato di uno schermo.
Immediatamente inizia il teatrino mobile dell’orologio svizzero. Le
lancette segnano le 8 p.m. Le statuette sfilano sulle note del carillon.
BlackAut.
Dal buio della bocca di un megafono esce lentamente l’occhio della
camera.Cresce la luce e il suono, la camera va a cercare il cartello sul
muro:
LEICESTER SQUARE
-Cittadini di tutto il mondo, benvenuti alla gioia, benvenuti alla sempre
accesa piazza del divertimento e dell’allegria. Tutto è pronto, tutto
abbiamo preparato per imbarazzarvi nella scelta di questo spettacolo
infinitooo..-.
L’uomo al megafono è eccitato. Veste un frac grigio. Capelli bianchi e
basettoni escono dal cilindro con la bandiera del Regno.
Ora la camera indietreggia. Ragazzi, che tengono volantini inquieti,
riempiono lo spazio a mò di cerniera lampo che si chiude.
-Corona il tuo sogno- -Da noi vivrai l’indicibile- -Da noi di più- silegge
sui volantini colorati.
La camera si confonde nel marasma. Avvista un arco umano divertito
eva a sbirciare curiosa. Un uomo travestito da Charlot tiene banco.
Corre dietro un passante calvo per mettergli una parrucca. Ora sente
il rombo di un aereo e tira fuori dalla borsa un telecomando. Poi passa
un rasta e tira fuori un pettinone. Infine arriva la macchina della
polizia e riprende il telecomando.
Imbrunisce.La camera si lascia affascinare dalle luci intermittenti dell’
EMPIRE.Poi si volta a guardare l’uomo ragno. E’ di colore, ha un
incisivo d’oro. Si inarca fino a portare le gambe sopra le spalle e
cammina a quattro zampe: bocche aperte.
Le statue umane immobili: in alto le insegne del LITTLE HAVANA. Il
BURGER KING, CICHITA. Di fronte, il chitarrista hippie dalla voce da
pecora:seduti, a gambe incrociate, i nostalgici.
Infine,nel buio, commoventi predicatori derisi nella piazza della
perdizione.
(Servizio: Cara Andreina,
è mia intenzione mostrare la piazza e i giullari che intrattengono. I
giullari cambiano continuamente e, quindi, tutto sarebbe legato ai
presenti nel momento delle eventuali riprese. I locali, bene o male,
sono quelli. Mi piacerebbe che le insegne fossero riprese da molto
vicino,fino a farle apparire mostruose, o comunque, aggressive.)
A questo punto, la camera si ferma su di un ragazzo che raccoglie
bicchieri e bottiglie vuote sui tavoli esterni di un locale. Lo segue.
Entra nel bar piantonato da due gorilla. OXIGEN: fumo e baccano. Il
ragazzo appoggia i vuoti sul banco.
So’ le nove e mezzo, io vado in pausa- dice all’altro dietro il banco.
Così,fa le scale, passa il bar del primo piano e sale ancora per
guadagnare l’ufficio dove si tengono zaini e giacche. Proprio davanti
alla porta, incrocia un altro ragazzo, intento a scendere, nell’atto di
indossare la giacca.
-Dove stai andando, Simone-
-In pausa e tu, Mauro?-
-Lo stesso!-
-Dài che ti aspetto!-
Scendono le scale e insieme escono dall’Oxigen. Si dirigono verso la
piazza.Passano davanti al chiosco dei biglietti del teatro.
S- E così, questo è il tuo ultimo giorno di lavoro?-
M- Sì –
-Cosa fai dopo?-
-Me ne torno in Italia-
-A far che?-
-Non lo so, so solo che mi sono rotto il cazzo a guardare nei bicchieri
o nelle bottiglie della gente che beve-
Lo so, è un lavoro di merda, ma hai mai fatto il lavapiatti?-
-Sì ma non so dirti cos’è peggio-
Seguono l’inferriata del giardino poi ad un certo punto si fermano a
consumare un panino. Tra un morso e l’altro:
-Ecco,proprio lì ho fatto il lavapiatti, al Rendez Vous-
-Che cos’è, un bar?-
-Sì,bar, sala da thè, pasticceria. Non facevo un gran che,
amoreggiavo tutto il tempo con le bariste. La vedi quella ai gelati?-
-Sì,carina!-
-Si chiama Ilona. E’ lituana. Veniva sempre in cucina a lavarsi le mani
e a bagnarmi-
-E tu?-
-Niente,ridevo, non conoscevo una parola di inglese. Una volta, verso
Pasqua,mentre facevamo la pausa, mi costrinse a salire senza
biglietto sulla giostra dei cavalli a dondolo che era venuta per la festa-
-Cos’è accaduto?-
-E’ arrivato il tipo con una faccia da Mangiafuoco, grosso e grasso,
barba e capelli lunghi, e ci ha fatto scendere malamente-
-Che ora si è fatta?-
-Mancano cinque alle dieci-
-Ci avviamo?-
-Sì, dài!-
Si alzano e si dirigono verso l’Oxigen. La camera li segue.
-Ora che hai menzionato Mangiafuoco, questa piazza sembra un po’ il
paese dei balocchi-
-Sì,è vero, Collodi deve essere passato di qui prima di scrivere
Pinocchio.
Ridacchiano.Arrivano all’Oxigen, salutano i gorilla della security e
fanno le scale.
-Perché ti sei licenziato dal Rendez Vous?-
-Perché io dopo un po’ mi rompo il cazzo-
-E con Ilona?-
-Quando ho la pausa vado a spiarla dalla vetrata-
Arrivano in ufficio e lasciano zaini e giacche. Scendendo:
-Ancora cinque ore di lavoro-
-Per te sono le ultime-
-Già,per il resto sono cazzi tuoi-
-Grazie per la solidarietà-
-Dovere!-
Simone rimane al primo piano, Mauro scende al piano terra. Riprende
la caccia ai vuoti. Su e giù, dentro e fuori. Scansa persone,sostituisce
posaceneri.Pulisce i tavoli. Scopa e paletta, raccoglie carte e cicche
di sigarette. Va a prendere il ghiaccio e controlla i bagni. Il tutto inuna
terribilmente lucida assenza.
-La spazzatura, Mauro!- grida il ragazzo dietro il banco.
Mauro raggiunge lo sgabuzzino della spazzatura dove trova Simone
ed altri ragazzi che stanno già portando fuori i sacchi. Mauro se ne
carica due e sotto sforzo:
-Con tutti ‘sti gorilla che abbiamo, non potremmo farla fare a loro
questa operazione?-
-Hai ragione, loro risparmierebbero i soldi della palestra e noi non
rischieremmo l’ernia-
Ora la camera è fuori e vede crescere la montagna di immondizia,
come macerie di una guerra impacchettate.
Si torna in quella stanza del sotterraneo. Lo schermo è scomposto in
8,16 quadri. Ogni quadro è pieno di immondizia. In uno, ora compare
pure Mauro che butta l’ultimo sacco di immondizia. A questo punto,
l’uomo va coll’indice sull’interruttore e lo porta sull’OFF.
Mauro e Simone escono dall’Oxygen mentre si spegne l’insegna. Per
strada qualcuno vomita, qualcuno canta, per lo più dormono in piedi.
Mauro e Simone si salutano diretti verso differenti fermate
dell’autobus del ritorno a casa. Mauro è sull’autobus, la testa
appoggiata al finestrino. Sul ponte di Vauxall albeggia.
Ore10,30 a.m.
Suona la sveglia appoggiata su un comodino in una stanza stretta che
vede due materassi sul pavimento.
-Non l’hai mai usata ‘sta sveglia, adesso che hai finito di lavorare,l’hai
puntata-dice Massimo, l’amico di stanza di di Mauro , mentre si gira
nel letto.
-Dovevo pur darle un senso, mi è costata una sterlina al mercato di
Brixton-
-Tu sei pazzo-
-Lo so- Mauro si sta vestendo.
-Ma che devi fare?-
-La cosa più importante prima di lasciare Londra-
-E quale sarebbe?-
-La tomba di Marx-
-Nientemeno!-
-Prestami il London A-Z –
-E’ là, nel tiretto-
-Higate cemetery- Mauro sta cercando sulla cartina.
-Eccolo,è in culo a Giuda, dovrò cambiare almeno tre autobus. Senti
… puoi prestarmi la tua tessera della metropolitana?-
-Sempre lì, nel tiretto- dice Massimo ad occhi chiusi.
Ecco Mauro uscire dalla stazione della metropolitana di Archway.
Chiede ai passanti dove si trova il cimitero. Lo indirizzano. Una
piccola salita, attraversa un piccolo parco e poi il cancello del
cimitero.C’è una vecchietta, si paga una sterlina.
-Dove è sepolto Marx?- chiede alla vecchietta mollandole una sterlina.
-Segui la strada tenendo la sinistra, la troverai, subito dopo una curva,
sulla destra-
Una piccola discesa, una salita e, subito dopo la curva, Mauro vede
un uomo in un frac grigio rivolto verso destra. Megafono a tracolla, fa
un inchino beffardo tirandosi dalla testa un cilindro con la bandiera
del Regno. Alle spalle, un uomo con una borsa e un cappello da
proibizionismo anni ’20 che trattiene un troppo facile sorriso.
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