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una mattina, in viaggio, in una panda a metano

Davide tira su lo zaino, posto al lato del piede, al lampeggiare dei fari. E' l'alba di un viaggio organizzato in quattroequattrotto; Monica l'aveva buttata lì solo la sera prima:- Andiamo a conoscere Felice?-. Raccolta al balzo, complici la bella stagione e la scapigliatura dell'età, ecco arrivare in macchina, una panda a metano, Luca e Monica. Davide apre lo sportello e si introduce nell'abitacolo salutando. Gli occhi provati da un sonno non del tutto espresso non fermano lo slancio vitale.

Luca è alla guida. E' l'unico ad aver visto Felice quando  partecipò ad un incontro del C.I.R.(corrispondenze informazioni rurali) sopra Albenga, in località Borgo Cerri. Pensare che non ne era stato colpito particolarmente, sia per l'atteggiamento dimesso di Felice, sia per la ricchezza di personaggi presenti a quell'incontro. Solo qualche anno dopo, sempre girando in quegli ambienti, era venuto in possesso di una raccolta di poesie dal titolo "La ballata del tempo sospeso" con sottotitolo "Viaggio in rima nei mondi interiori di un contadino selvatico un dì figlio dei fiori" di Felice (Rosario Colaci).
Un quaderno di poesie scritte rigorosamente a penna con disegni a riempire spazi vuoti, fotocopie in A4 ripiegate e spillate. La prima e l'ultima pagina riportano una foto; nella prima, un Felice giovane, sorridente, fricchettone, forse allora era ancora Rosario Colaci; nella seconda, un Felice seduto, intento su un quaderno, solcato dal tempo ma sereno. All'epoca lo lesse, ne era stato colpito dalla semplicità individuando in essa anche un limite letterario. Così lo ripose tra le sue cose e quasi lo dimenticò. Poi saltò fuori una volta che cercava altro, si fermò su di esso, riprese a sfogliarlo. Da lì, l'idea di passarlo ai suoi amici, passione per la lettura, riguardo verso la poesia.

Monica fa da capo-macchina. E' stata la prima beneficiaria del quaderno di Felice. Luca pensò subito a lei, un po' per andare a colpo sicuro, un po' per la sua innegabile debolezza. Monica è una incontenibile gioia di vivere che trasmette tutt'intorno, gioca, valica limiti con la sua innocenza. Lei lo ha letto tutto di un fiato e se ne è entusiasmata, forse perchè ha trovato in Felice la sua sponda ideale. Poi lo ha passato a Davide, amico dalle elementari, anche lui sul filo dell'amore. Ecco, penso che, senza Monica, questo viaggio non avrebbe mai visto l'alba. 

Davide fa già il suo orto senza chimica. E' piuttosto schivo e spesso cerca l'isolamento. Quando sente il richiamo della foresta, se ne va a scarpinare nei boschi. Lui si definisce pacifista ma di Gandhi ne sottolinea la "non collaborazione" che ritiene tanto centrale quanto trascurata. Monica è una delle poche amiche che ha, Luca lo ha conosciuto attraverso lei.
La luce s'espande rendendo vani i fari accesi. Monica chiede a Luca se ha già una strategia di percorso. Luca dice di sapere solo come arrivare al primo distributore di metano. Allora Davide, l'ultimo detentore del quaderno, lo estrae dallo zaino e legge dall'ultima pagina:- Felice, località PALOMBARA, 9 San Severino Marche (MC).
-Facciamo la statale o prendiamo l'autostrada?- chiede Luca. 
-Cosa direbbe Felice?- Monica interrogante.
-La mulattiera!- risponde prontamente Davide.
Dopo il distributore di metano, si decide per la statale. Monica rompe subito gli indugi e si fa passare il quaderno da Davide. Propone ad ognuno di scegliere una poesia, leggerla e commentarla insieme. 
-Inizio io!- Monica, dispotica, senza aspettare risposta; -a me è rimasta impressa questa, si intitola "Il quadro completo", la leggo ....
              IL QUADRO COMPLETO
Guarda la vita, considera bene,
guarda le gioie, guarda le pene.
Ti affatichi, progetti, lavori, impianti, 
intraprendi opere che giudichi importanti.
Ti dài delle regole, alimenti ideali, coltivi la tua coscienza
e te ne senti legato da un debito di coerenza.
Le situazioni che vivi, sia di carattere entusiasmante o deprimente
ti assorbono del tutto, completamente.
Raramente riesci a distaccartene
a guardare il quadro da una certa distanza
a dare al tuo ruolo la giusta importanza;
sono momenti in cui realizzi il giusto valore della tua presenza
e che francamente se ne potrebbe far senza.
Allora vacilli e ti chiedi perchè ti affatichi, perchè ti tormenti,
se tutti i tuoi sforzi saranno dispersi ai quattro venti?
Ed ecco una voce più antica della montagna, che ti sussurra sommessamente;
"Non preoccuparti, non darti pena, lavora solo per il presente.
Quello che fai ed in cui sei coinvolto
è importante, ma non esserne travolto.
Ricordati sempre di fare un passo indietro
e di guardare il quadro nel suo completo.
Ricorda che la vita è ora, in questo istante
trova in esso lo stimolo più importante,
ma ricordati anche della costante della morte,
che sappiamo essere la nostra sorte,
per mitigare così l'importanza del momento presente
con la coscienza dell'effimero ed evanescente.

-Beh, innanzitutto,-continua vulcanica Monica -io adoro la profonda semplicità di questo uomo! da questa poesia viene un invito a vivere il presente, che è già difficile di per sè,  ma anche a distaccarsene e coniugarlo con la consapevolezza della morte-.
- Sì, è vero- interviene Davide -con questo invito a guardare il quadro completo, riesce anche a far vacillare la coerenza, lui parla di "debito di coerenza", proprio lui che, della coerenza, ne ha fatto la sua vita-.
-Io non ho niente da aggiungere a tutta questa profondità- dice Luca -voglio solo ricordarvi che Felice faceva il madonnaro, l'artista, e chi più dell'artista è, al contempo, dentro e fuori la sua opera?-.
-Ora tocca a te- dice Monica mentre passa il quaderno a Davide.
-Sì, per collegarmi a quanto detto prima, voglio leggervi questa poesia che mostra il punto di arrivo, semmai ce ne sia uno, della consapevolezza e della coerenza di Felice-.

         LA BALLATA DEL CONTADINO SELVATICO
Macini il grano per farne farina
a volte più grossa a volte più fina,
ne fai ciapati ne fai polenta
che cuoci sul fuoco a fiamma lenta,
o fai pizza ed il tuo pane scuro e pesante,
ma che è un alimento vero e importante.
Prepari la terra, semini, pianti
curi il giardino della tua mente e innalzi canti.
Nel tuo orto, che coltivi con cura ed amore,
vedrai crescere verdure e legumi con gioia e stupore.
I prati, i boschi, ti invitano a passeggiare
i nuovi fiori e germogli ti fanno inebriare.
T'inchini ad annusarli, li accarezzi estasiato
mentre tutt'intorno ti sorride il creato. 
Con la frutta che al sole è maturata
puoi fare ogni tipo di marmellata, 
se ne hai così tanta che non sai come usarla
la puoi sempre seccare, per conservarla. 
Anche alcuni tipi di verdure ed ortaggi
potresti seccare al sole, ai suoi caldi raggi;
tutto quel che in estate è in eccedenza
sarai grato di averlo in dispensa.
Studi, ricerchi, trovi i metodi più giusti
per conservare questa gran varietà di nutrimento e gusti.
La vegetazione, con la sua esuberanza,
pian piano si prepara all'invernale vacanza.
I boschi mettono il loro vestito più colorato, come per un ballo,
punteggiato di infiniti toni di rosso, marrone e giallo.
L'orto ti dona generoso le sue ricchezze
sembra voglia ringraziarti per le tue cure, le tue carezze.
Raccogli, raccogli, conserva nella tua tana i suoi tesori
vai dalla formica, impara dai suoi estivi lavori.
Raccogli le erbe, le bacche i fiori
per farne tisane che ti dissetano e calmano i dolori.
Arrivano le brine a ricamare di bianco argentato
un paesaggio che ormai sembra incantato.
La terra respira nebbie ovattate e fumanti
colline e montagne diventano isole galleggianti.
La raccolta delle olive è un lungo, paziente lavoro
ma l'olio che danno è prezioso come l'oro.
Vai nel bosco a raccogliere la legna morta
che presto ne avrai bisogno di una bella scorta.
Il grande letargo,il freddo inverno
non è per niente simile ad un inferno.
Se hai imparato la tua lezione dalla formica
la stagione fredda ti è propizia e amica;
ti aiuta a tenere un atteggiamento equilibrato
tra lavoro febbrile e pensiero ponderato.
E intanto...macini il grano per farne farina
a volte più grossa, a volte più fina,
ne fai ciapiati nei fai polenta
che cuoci sul fuoco a fiamma lenta
o fai la pizza e il tuo pane scuro e pesante,
ma che è un alimento vero ed importante.
-Questo è un manifesto della vita contadina-dice Davide dopo un breve stacco dall'ultimo verso.
-Sarebbe anche da far imparare a memoria ai bambini per prepararli all'eventuale "futuro primitivo"-aggiunge Luca.
-A me piace quando dice"tutt'intorno ti sorride il creato",difficilmente si pensa, calati nei propri pensieri, di essere oggetto del sorriso del creato- una Monica in estasi.
-Niente da fare, sei proprio una poetessa!- Luca a corteggiarla.
-Bene,- continua Luca mentre è al volante -ora tocca a me, chi si offre di leggerla?-.
Monica arriva prima su Davide che lo avrebbe fatto ma senza sgomitare.
-Lo hai a memoria il titolo?- chiede Monica.
- Si, dev'essere "seduto mentre la pioggia scioglie il mio dipinto- Luca con approssimazione.
- Eccola! "seduto sul marciapiede mentre la pioggia scioglie e disintegra un mio dipinto- Monica. 
- Precisamente, voglio insistere sull' artista Felice, una condizione che ti porti appresso qualunque cosa tu faccia nella vita.- Luca.
Monica inizia a leggere...
                   SEDUTO SUL MARCIAPIEDE
    (mentre la pioggia scioglie e disintegra un mio dipinto)
Un forte senso del precario e dell' impermanenza
mi ha accompagnato per tutta l' esistenza,
ma non ho voluto ignorare il monito insistente
distraendomi e facendo finta di niente;
e così ho vissuto i miei giorni nel mondo 
come un viandante ed un vagabondo
trovando perfino il genere artistico giusto
che ne esprimesse l 'inconsistenza e l 'effimero gusto.
Dipingere opere d'arte
complesse e raffinate
sull' asfalto o il marciapiede d' inverno o d'estate,
sempre in balia degli elementi
di pioggie improvvise e temporali violenti.
tanta cura e talento sembra forse sprecato
ma che dire di una vita così tanto e a lungo curata?
Vivere con questo sentimento di precarietà e profonda consapevolezza
può sembrare sinonimo di grande tristezza
ma mi sembra molto più triste ed incosciente
passare tutta la vita a far finta di niente.

-Era piaciuta anche a me questa poesia,anche se, di gitto, mi sarei messo a bestemmiare come reazione alla pioggia sul dipinto- commenta Davide.
-A me il preambolo di Luca ha fatto pensare ad una frase di H.Miller : l'arte non insegna niente, tranne il senso della vita.- Monica conclude ma riapre subito dicendo che ora tocca a lei.
- Allora ...   
                "IL BALCONE SUL COLLE".

Dopo una giornata di vita agreste, nel frutteto o nell'orto a lavorare,
mi piace fare due passi sul colle a riposare.
Viene con me anche Brezza, la mia amica ,cagna
che ben volentieri mi accompagna.
Il colle vicino a casa è il mio balcone,
mi siedo sull'erba e sprofondo in meditazione.
Osservo la strada che si snoda lontano, come un nastro srotolato,
vedo le rare macchine o camion, sento il loro lamento arrabbiato.
Vallate e colline si susseguono con ritmo dolce e pacato
fin dove l 'occhio le perde in un orizzonte sfocato.
Sento la vita brulicare tutt' intorno,
anche nell'erba su cui son seduto,
e intanto il falco mi lancia il suo stridente saluto.
Considero l 'intreccio di vite che sostiene e nutre la vita,
ne intuisco le trame segrete,
la saggezza profonda ed infinita.
Intanto Brezza corre sibilando tra l'erba come il vento
ed io perdo il filo del mio pensiero,distratto dal suo gioco contento.
La sua vita, la mia vita due mondi paralleli e distinti,
crediamo di intuirne il segreto, ma ne siamo veramente convinti?
Il suo cuore batte all'impazzata per la frenetica corsa, l 'ammiro e la invidio un pochino per il vigore e la forza.
Ammiro ed invidio un pochino anche la sua spontanea selvaticità
e a volte mi chiedo se ne è valsa la pena barattarla con la nostra domesticità.
Vorrei come lei potermi sdraiare per terra o sul prato bagnato
senza la paura che poi ne cadrò ammalato.
La osservo mentre cerca nell'erba quel che è la cura
lei non ha bisogno di libri o di esperti,
l 'istinto la guida sicura.
Le piace sentire il mio tocco, la mia mano che l 'accarezza
mi guarda con occhi dolci e gentili, pieni di tenerezza.
Il mio balcone sul colle è un posto magico, 
pieno d'incanto,
seduto sull'erba son parte della vita più grande e del suo canto,
ed il suo canto mi inebria e mi va alla testa
mentre sento vibrare i fiori, l'erba, la quercia;
è una gran festa.
Guardo l 'orizzonte lontano e tutto sembra armonico e in pace
tranne qualche sporadico ruggito meccanico,
tutto il resto tace.
Pian piano la sera arriva strisciando
ed io mi avvio verso casa con brezza che corre giocando.
-Mi piace quando dice "seduto sull'erba son parte della vita più grande e del suo canto", è come perdersi e confondersi con tutto il resto, essere una cosa col tutto- conclude Monica.
-Sì, il ritorno alla Terra non è il fine ma un trampolino per il Cielo- Luca ispirato.
- Io ora posso solo abbassare il livello -interviene Davide, -mi sembra che ci sia anche un rapporto con il cane, Brezza, al quale sembra invidiare la sua selvaticità e l'essere senza domande-. 
-Pero!- esclama Monica.
Davide si fa passare il quaderno da Monica minimizzandole il "però!" e parte subito.

         REINCARNAZIONE O PUTREFAZIONE?
Io son polvere, io son vento
sono il volo della rondine e il suo garrire contento.
Per mille secoli e secoli son morto e rinato
in mille vite diverse mi son trasformato, 
son stato nel fiume e nella sua corrente
son stato acqua, pesce e sabbia contemporaneamente. 
La mia identità, il mio io non ha poi così importanza,
almeno non così tanta, quanto gliene dà la nostra arroganza.
La mia vita di adesso prende il suo vero gusto e sapore
solo quando mi sento unito al fluire
del tutto ed al suo amore.
Forse diventerò albero, forse canguro,
vermi e terra sarò di sicuro.
Ma cosa importa la forma che prendo
se son parte di questo universo immenso e stupendo?
Reincarnazione, putrefazione?
Ma sì poco importa se dalla mia materia imputridita
nasce il miracolo di una nuova vita.
Monica batte le mani e fa parlare i suoi occhi lucidi. Una commozione che contagia e che sembra fare breccia anche nella pudica resistenza di Davide e Luca.
 

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