Scritto da © Franco Pucci - Ven, 10/06/2011 - 19:23
ci incrociammo in ascensore
gli sorrisi attraverso lo specchio
lei arrossendo di falso pudore
ammiccò strizzandomi l’occhio
non credevo a siffatta fortuna
e studiando la mossa pian piano
carezzavo tra le cosce la duna
poi scendemmo allo stesso piano
infilando la chiave nella toppa
l’invitai ad entrare nella casa
e mi accorsi così che era zoppa
che metà della testa era rasa
affettando un sorriso demente
l’afferrai per stringerla un poco
nel baciarmi lei perse un dente
ma mostrò di stare al mio gioco
continuai alquanto sorpreso
scivolai con la mano sul seno
il mio corpo mancò contrappeso
e svitato lo ritrovai in mano
il mio viso sbalzato così in basso
inciampò nel suo ventre disfatto
dentro me pensai forse adesso
se io scendo mi diverto da matto
alla fine arrivai al traguardo
ma contando i pezzi d’intorno
non alzai neppure lo sguardo
e aspettai l’arrivo del giorno
dell’amplesso raccattando le ossa
quella notte passai lunghe ore
quell’amore mi diede la scossa
ma non presi mai più l’ascensore
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