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L'Estate è dentro di te - nuovo concorso dell'estate-

L'estate è dentro di me, in quell'epinicio di nascosta sincerità, smarrita tra il sogno e la realtà.
 
Mi sentivo una gran sognatrice posta  sopra dei tacchi a spillo,
camminavo felice sotto il cielo stellato, dov'era bello ed alato amarsi nel
tepore estivo.
 Mi ponevo delle domande e subito trovavo delle risposte, quelle risposte che avrei voluto sentirmi dire:" e, si sa, le risposte giuste sono come un bacio a mezzanotte, ricevuto sotto il brusio del cicaleccio estivo, quando la frescura  rasserena anima e cuore".
"Eppure non sono buona a porre domande", mi ripetevo con ostinata preoccupazione.
" E' come se non sapessi interrogare, ed è una cosa che non posso negare", mi ripetevo. Ma le risposte che riuscivo a darmi  appagavano il mio spirito, ed
appagata arrivai a casa.
 Entrai, chiusi la porta, e mi accorsi che il cassetto dello scrittoio era aperto. Dentro c'erano dei fogli sparsi, e sopra quei fogli c'era un libro che non avevo mai terminato di leggere. Un pezzo di carta bianca posata tra le pagine del libro, stava li a dimostrare che la tentazione di proseguire la lettura si era  ormai arenata nella noia.
" Ora, non ho proprio voglia di leggere", dissi tra me e me.
 Voglio continuare a penetrare l'intimo tenebroso di quest'uomo corrotto ed insolente, che mi procura brividi alla schiena ogni volta che entra da quella porta.
 Voglio pormi delle domande e voglio darmi delle risposte, perché ora mi sento come quel poliziotto che d'un tratto  scopre il mistero che cela la verità assoluta, ...per conoscere realtà inimmaginabili.
Mi sentivo povera di pensieri e di parole, immersa in un vuoto  d'aria che mi sollevava come una piuma al vento. Bisogna provarlo per crederlo, ma è così!
Noi donne, alcune volte, veniamo sopraffatte dalle percezioni sensoriali,
fino a quando la riflessione non ci libera dalle sue catene.
 In quel momento riuscivo a penetrare l'imponderabile, l'incognito, riuscivo a toccare il cielo con la mano, in quel momento, in quel dolce tepore estivo.
 La mia facoltà di riflettere si era addormentata e la mia unica  angoscia era quella di non farmi trovare spossata al suo rientro.
Lui sarebbe rientrato da li a  poco, e se mi avesse trovata li tra i fogli
di quel cassetto che nascondevano lettere di antica stesura, cosa avrebbe
pensato?
Quelle lettere tracciavano il percorso della mia vita, sempre ispirata dal sogno di trascorrere il mio tempo in modo poetico.
 E' proprio vero, sono dotata di una sensibilità sviluppata e  in ogni circostanza   cerco di trarre l'aspetto poetico dell'esistenza.
 Sebbene, in alcune di quelle lettere, le mie esperienze si erano inviluppate su se stesse.
Tempestivamente mi tornò in mente un "Nodo", così com'era
stato vissuto, come se quell'atto, in quel momento, si fosse di nuovo
realizzato.
 E non riuscivo a capire come mai quelle lettere mantenessero
per me quel carattere controverso, velato di ascetica poesia sopra quelle
vicissitudini rimosse.
Non era difficile rispondere.
 Era la mia stessa natura che  lo stava spiegando:"... stavo sognando".
E si sa! Quando si sogna non si è mai abbastanza poveri di idee o ricchi di deduzioni logiche, per poter distinguere il sogno dalla realtà.
 Lo spirito poetico della sognatrice copre tutto con i  veli, per dare alla propria vita una visione che rievoca solo romantiche meditazioni.
 Ne deriva un sottile godimento, e tutta la mia vita era stata costruita su quel sottile piacere.
Il piacere orientato al lato onirico della personalità, si sa,  gode della bellezza interiore ed esteriore di tutti gli oggetti, gode del brusio che sale dalla finestra, gode del cielo limpido e stellato, ...e non si pone domande.
Godevo di quanto, sia la realtà che il sogno, in quel momento,mi stavano concedendo.
Però, in qualche angolo nascosto,  al di la del mondo nel quale viviamo, esiste
un altro mondo che rispetto al primo si trova di fronte,  in un rapporto parallelo se non inverso.
Succedono cose come  in teatro, dove le scene velate fanno sempre intravedere delle  realtà  spinte verso il paradosso, spinte verso quell'aspetto  realistico, quasi inaspettato.
 Attraverso il primo velo si intravvedono altri veli, più tenui, più sottili, più profondi, veli d'una intensità diversa dove la realtà si nasconde al reale per creare il paradosso, e lottare contro di  esso.
Lo sguardo mi cadde su quella lettera: "riportava la storia di un uomo che pur senza conoscerlo, una volta conobbi".  Quell'uomo non apparteneva al mio mondo, non apparteneva alla mia realtà, ma scosse, turbò, ed ha turbato per tanto tempo il mio sogno.
In quel momento riaffiorarono i legami con esso, d'un botto non potevo
più sottrarre il ricordo alla realtà, e di botto il sogno perse la sua forza d'incitamento.
 In quell'attimo la consapevolezza cedette il passo alla colpa, e li iniziò il male. Temetti il risentimento  di aver ceduto a quel seduttore, temetti di essere stata troppo spiritualmente lasciva,...temetti molto,  per quel poco che riuscii ad ottenere dall'amplesso.
Giunse subito uno stato d'animo infernale ad angosciare  i miei pensieri.
 Prim'ancora che la pressione riflessiva riprendesse il suo corso, il sangue mi si era gelato dentro.  A tanto era arrivata la consapevolezza di quell'errore archiviato dalla coscienza, di quell'errore nascosto dalla mia infelicità, di quell'errore rimosso.
Per un attimo vagai in disparati stati d'animo, vagai in una terribile ridda infernale fin quando mi posi questa domanda: " Come mai questo cassetto è aperto?, come mai questa lettera riaffiora sopra questi sgualciti fogli?".
Continuai a combattere con il dubbio, come se fosse stata la mia immaginazione ad ingannarmi; ma non era così.
... Se non fosse un sogno? Se fosse proprio un sogno? Non sapevo cosa chiedermi. Qualora si fosse trattato di un sogno, avrei avuto il piacere di raccontarlo! ma non era così.
Mi ritrovai di fronte ad una realtà sconvolgente, e questa realtà   la potevo raccontare solo a me stessa. Non potevo più alleggerire il peso del  cuore afflitto, e tutto esplodeva in un nulla tenebroso ed oscuro.
Mi scossi come una persona che d'improvviso si ritrova sveglia, mossi gli occhi, cercavo qualcosa per sviare il sospetto che fosse stato lui a frugare tra le mie carte, e nel contempo mi chiedevo se quella lettera avesse potuto indurre altri a smarrirsi. Chissà?... "Questa lettera sconvolge solo esteriormente, non sconvolge nel profondo, non sconvolge
nell'intimo ", continuavo a ripetermi in modo ossessivo.
Certo,  ce la posso fare. Posso continuare a guidare quel   viandante che si è smarrito sul suo percorso terreno; non  è una cosa difficile,  posso e devo farcela.
Posso tornare a guidare il mio uomo, quell'incerto viandante che desta il mio cuore, posso guidarlo sul  sentiero della vita. Non è una cosa difficile,  non è facile, ma è possibile. Posso farcela.
Poi gli occhi mi caddero su quella lettera posata sotto il vaso pieno di rose rosse, che irrorava di profumo  tutto il soggiorno.
Mi tolsi le scarpe, aprii la lettera, lessi quelle scarne parole e caddi come corpo morto cade.
Tutto era finito li, in quella calda  sera d'estate, su quell'epinicio di nascosta sincerità, su quel sogno rotto da una realtà nascosta a me stessa ed agli altri.
 Tutto era finito li, in quell'epinicio di  sogno estivo.

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