Tra sogno e realtà, in una notte di mezz'estate. | Prosa e racconti | alvanicchio_Girolamo Savonarola | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Tra sogno e realtà, in una notte di mezz'estate.

Come ho sempre sostenuto, la storia è fatta d’immagini che si depositano nelle memorie collettive, legando fatti ad eventi ben definiti.
Con questo processo il Malpensante riesce a dare una visione diversa, una visione speculare degli eventi; una visione molto più nitida: è come guardare in fondo ad uno specchio che riflette  una immagine vera, cruda, reale, e non quella apparente , quella immaginifica.
 
E nel guardare questa immagine, si riesce a percepire l’excursus  che ha prodotto determinati eventi storici, del nostro tempo.
 
E’, paradossalmente, la stessa percezione che si prova quando si guarda una vecchia foto: si riflette sul tempo trascorso; come per dire, la vita in questo momento,  ci sta chiamando al “redde rationem”... in un attimo.
 
 Sono solo dicerie? Forse!
 
 Io abito in un paese senese, caratterizzato da una forte  vivacità culturale che pervade tutto il tessuto sociale. In questo paese ogni anno si svolge, nel mese di giugno, il teatro delle luci e delle ombre: “un percorso culturale che porta dalla diceria alla riflessione”.
 
 
 
L’elaborazione riflessiva annulla i tempi, accorcia le distanze, induce sensazioni forti e dilemmi da sopire. La musica del  teatro scorre, come scorre tutta la musica del mondo: a prescindere dalle volontà.
 
Più ci si avvicina al termine, più la musica si rende impetuosa;  stimolando ad entrare nel fondo oscuro, dove si  intravedono su degli specchi dei  riflessi  sopiti dal tempo, dove le immagini tornano vive, tornano  in luce.
 
 
 
Conosco la storia d’Enrico MATTEI: cadde in un incidente aereo!  ed il suo successore vendette subito il secondo aereo, che usava come sicurezza, all’America; per quale motivo? non lo so!
 
Così, Eugenio Cefis, stretto collaboratore di Mattei, entrato in collisione con quest’ultimo per motivi politici, allontanato dall’Eni, ex militare, fu richiamato alla guida dell’Eni, per volontà di Fanfani.
 
E’ un’immagine di luci e di ombre, in cui s’intravede la Mafia, che agisce per conto di un mandante: chi è? Non si sa!
 
Una cosa però è certa, con la morte di Mattei lo studioso deve cominciare a prendere in considerazione gli intrighi politici: Mattei finanziava quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale ed aveva deciso, secondo Italo Mattei, fratello d’Enrico, di spostare i suoi finanziamenti alla corrente di Aldo Moro, favorevole al centrosinistra.
 
Non è solo un intrigo italiano, perché in un rapporto di un agente americano della CIA c’è scritto: “per rendere inoffensivo il Mattei, è necessario ricorrere alle misure estreme”.
 
Mi distraggo un attimo e torno a guardare il teatro delle luci e delle ombre, che allieta le dolci serate estive.
 
La musica non cambia e si disegnano sullo schermo cerchi concentrici: nel primo cerchio ci si lamenta che le cose non vanno bene; nel secondo si lamenta l’ipotesi che i comunisti finiranno per prendere il potere; nel terzo cerchio ci si preoccupa della situazione; e così di seguito fino ad arrivare a colui che capisce e fa succedere quel che deve succedere.
 
 
 
I diavoli si susseguono con le loro nefaste ombre, su uno  schermo che ammalia.
 
Arriviamo al 1974 e la magistratura italiana emette un mandato di cattura nei confronti di Michele SINDONA: che già conosceva il provvedimento, perché avvertito dai luogotenenti di Licio Gelli, P2.
 
Si scopre così la manovra politica della P2 e si scoperchia la gran pentola dell’affare politico-mafioso: SINDONA, sarebbe diventato Ministro delle Finanze, se non fosse stato scoperto.
 
SINDONA, riciclava gli introiti illeciti della mafia finanziando sistemi dittatoriali nel mondo: quattro milioni di dollari al gruppo dei Colonnelli in Grecia; milioni di dollari in altre parti del mondo; e, la Rosa dei Venti, in Italia.
 
 
 
Per la Mafia, è molto più facile stipulare accordi con una sola persona, piuttosto che con gruppi democratici. E’ più facile riciclare denaro nei sistemi dittatoriali che nelle organizzazioni democratiche.
 
 
 
Molte persone muoiono in questa triste vicenda, ed il gioco scorre veloce nel teatro delle luci e delle ombre: ammalia, invischia, fa ripercorrere scene già viste.
 
Tornano i diavoli ed appare l’immagine di Londra, stilizzata in un sapiente chiaroscuro.
 
Si ode di nuovo una  tetra musica, sotto il ponte dei frati neri a Londra; aritmicamente, un uomo penzola da un cappio stretto attorno al collo. E dire che quell’uomo era il direttore del BANCO AMBROSIANO, forse non è credibile,  ma è proprio così.
 
Il Banco Ambrosiano è il principale interlocutore della Banca VATICANA: lo IOR diretto da Marcinkus. E’ una cosa di poco conto, che fa scoppiare una cosa pazzesca. Lo IOR stornava fondi in finanziarie fantasma, per non pagare tasse allo Stato italiano; promuoveva e facilitava l’evasione fiscale.
 
Gli stessi soldi finivano nella commistione SINDONA- CALVI, per finanziare dittature Sud-Americane.
 
 
 
Ma  le dittature non sempre hanno vita lunga: con l’avvento della stampa, la coscienza sociale cambia rapidamente e le dittature non ripagano più gli investimenti di capitale.
 
 Le Banche esposte incontrano crisi di liquidità e la crisi di liquidità distrugge tutto, compresi i capitali dei mafiosi. Poco importa se Roberto CALVI si è ucciso, oppure è stato ucciso, c’è solo una  frase che fa pensare: “ Il banco Ambrosiano non è mio, di più non posso dirvi”.
 
 
 
Le rappresentazioni in chiaro scuro, nel teatro  Senese, sono molto belle: le musiche si levano al cielo in un’armonia che fa rabbrividire.
 
 
 
Nell’ombra di tangentopoli la scenografia politica non cambia. Il riflettore, precedentemente oscurato, emette una luce nuova: lo Stato lancia la sua controffensiva e scompare tutto il mondo politico di riferimento, per  tutti i mafiosi.
 
 
 
Cosa Nostra dopo aver assassinato Giovanni FALCONE e BORSELLINO, si rende conto che questa strategia  stragista non paga: ad un uomo se ne sostituisce subito un altro.
 
La mafia cambia strategia, vuole trattare con lo Stato minacciando i beni artistici, che una volta persi, sono persi per sempre e non si possono sostituire. Scoppiano bombe a Firenze in via dei Georgofili; a Roma in San Giovanni in Laterano; a Roma in via Velabro; a Milano in via Palestro e in tanti altri posti.  Per la mafia, è necessario  fare la guerra per stipulare la pace”.
 
 
 
La Magistratura italiana non si ferma e continua a cambiare, indirettamente, tutti i referenti politici, che in un modo o nell’altro sono legati alla mafia.
 
Salvo Lima viene ucciso dalla mafia; l’assessore Cirillo, già liberato dal sequestro terroristico delle BR, si ritira dalla politica.
 
Senza collusioni con il mondo degli affari e con il potere politico, la mafia non ha più la stessa forza di prima. Capisce che anche la strategia iconoclasta  non paga e fa di nuovo marcia indietro. La mafia mette in moto, questa volta, il peso dei vasti investimenti di capitale che ha fatto su tutto il territorio nazionale.
 
 
 
Cambiano le scene e  si scopre la famosa madre di tutte le tangenti: “LA TANGENTE ENIMONT”.
 
Ed Alcune inchieste palermitane ipotizzano che dietro alcune società legate a Raul Gardini, vi  siano stati inseriti  capitali mafiosi.
 
GARDINI, che aveva finanziato la campagna elettorale di quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale, si uccide;  lasciando molte ombre sulla dinamica dell’evento.
 
 
 
Lo schermo si rabbuia e torna la solita musica. Il sistema politico italiano, che si stava affrancando dai legami mafiosi, cade di nuovo nell’oscurità: ora, il sistema maggioritario, si  impone uno scotto politico da pagare molto più alto, più netto, che non lascia spazio ai ripensamenti della classe dirigente.
 
Coloro che sono stati aiutati o possono essere aiutati nella campagna elettorale, sono costretti, di nuovo, a pagarne le conseguenze.
 
 
 
 La scena politica non cambia: dapprima Forza Italia con le destre, che non ha ancora amalgamato le sue forze; poi la sinistra, che non ha il coraggio di smascherare le finzioni politiche,  perché, ad arte è tirato fuori il dossier MITROKIN; poi di nuovo Forza Italia con la destra.
 
 
 
Lo schermo è ora del tutto buio, non si vede più niente, ma continuo a riflettere sugli attacchi portati alla Magistratura italiana; continuo a riflettere  sulla strumentalizzazione politica contro le  Procure; continua a riflettere  sullo smembramento dei partiti politici; rifletto sulla finzione democratica; rifletto  sul parlamento esautorato; rifletto  sulle leggi studiate in studi privati e fatte, poi, ratificare in  parlamento; rifletto sulle mancate liberalizzazioni che nascondono in malo modo lo scopo di rafforzare il  potere politico di una dinastia di onorevoli, nominati per grazia divina.
 
 
 
 Ma, mentre rifletto, la scena è finita. Non mi rimane che applaudire; d’altronde la rappresentazione è stata  foriera di sensazioni e dilemmi di  così alto respiro, che bisogna  riconoscerne   il merito.
 
Lascio il teatro e, con il capo chino, torno a casa.
 

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