Scritto da © Bruno Amore - Gio, 07/04/2011 - 09:42
Caro specchio d'argento raggrinzito
dai bordi molati, incorniciato di gesso
in minute cornucopie e foglie dorate
ormai indistinte annerite screpolate
che da tanto accogli le mie confidenze
ti guardo nel centro ancora lucido
messo di fronte di sbieco e di profilo
per cercare con smorfie strane
di vedermi al meglio in questa vita.
Così tra le rughe tue e mie inganno
rubo il tempo andante lento e lo piglio
mentre l'orologio della piazza batte la sera
la palpebra cade si fa fessura sull'occhio
la penso meno, quella, e l'animo mio allevio.
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