Scritto da © Maria Rosa Cugudda - Dom, 09/10/2011 - 17:12
Betulla era il tuo nome
notte e giorno
a stendere le fronde t'adoperavi.
L'usignolo in un flebile ramo
la reggia avea costruito
per non rubare la quiete tua.
Nella calura estiva
al ritmo de vento danzante
l'ombra spargevi.
Maestosità palesavi
il bimbo gaudente
al sorriso esortavi.
Che resta
d'intarsiate fronde
negli avviluppati rami?
Poco! L'uomo t'ha preso
una mattina di marzo
con ardore storpio ti ha reso.
Povera mia voce
combattuto ha la battaglia!
Dopo essersi annoiato
l'uomo ti ha lasciato.
E ora la tua forza ammiro
pur nello strazio fresca esistenza offri
a ciuffi di foglie dei mutilati ceppi!
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