Scritto da © ferdigiordano - Gio, 19/11/2009 - 11:36
I
Se apri un’attesa
o soltanto passi una banchina
- fermi pavimenti sul mare
nel soffitto d’aria che tramonta -
e dentro te scavi da par tuo
per la sete di qualcosa
che non sai avere nome,
cerca in ogni fondo
un ritrovamento
una richiesta di luce
o l’anagrafica di un sogno.
II
Spesso
nell’ansia di costruire meglio e più alto
l’edificio in cui il mio futuro ha sede
ho mandato a puttane
i reperti della mia storia:
e la memoria ora
è solo un ascensore.
III
Parlando della mia Fede
e degli Angeli
sono certo che le ali
provvedano a creare vuoti di sostegno.
Ma ogni volta che cerco dio in un bozzolo cavo
scruto in giro la falena che è già altrove.
Allora
mi accontento di sfiorare una seta femminile.
IV
Io credo che un qualsiasi dio
abbia almeno una volta fatto questo pensiero:
ho osservato visi
ho osservato mani
ho osservato gambe
ho osservato schiene
ho osservato piedi
ho persino ascoltato anime
eppure mai, mai, sono riuscito
a costruire un uomo nuovo senza il suo aiuto.
V
Camminando rapido o solo calmo
sotto un qualsiasi infinito
non è raro inciampare
in una sua parte
minima.
Che so, un dislivello di pensiero
o un’idea fissa.
VI
Certe sere
- ma più ampiamente tutte le notti -
cerco il cuscino di un ricordo caro
o il lenzuolo di un desiderio
atteso
perché il riposo dal sole
non può essere solo del corpo
e la mente chiede un ombrello
sulla rena del sonno.
VII
A nessun uomo
dovrebbe essere dato cadere
per avere la certezza di rialzarsi
dovrebbe essere come ai monti
di sotto le vette
senz’altra ombra schiantata a valle
ma poggiata in alto
e non dal sole precipitata in un fosso.
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