Scritto da © Franca Figliolini - Mar, 10/05/2011 - 06:29
domani, giorno del mio compleanno, un qualche ciarlatano ha previsto un terremoto catastrofico a roma, la città dove vivo. bene, così finalmente smentiremo il mio amato eliot: con uno schianto, finirà il mondo. cioè finirò io, il che è lo stesso, dal mio punto di vista, quindi da qualsiasi punto di vista possa ragionevolmente essere preso in considerazione. datemi la notte, datemi lo schianto: purché non un piagnisteo.
l'evento catastrofico e dirimente ha la splendida caratteristica di non dipendere da me, né da nessuno. non è come schiantarsi da soli o essere schiantati da qualcuno. per questo esercita quel suo singolare fascino, un'attrazione non poi tanto sottile e, quando accade, ci porta tutti davanti alle tv a contare i morti, e più ce ne sono, più sono simili a noi, meglio è.
in questo periodo giro in tondo. a volte vorticosamente, con un pennello e una tavolozza in mano - spargendo bellezza, penso io; macchie, pensano gli altri - ma pur sempre in tondo. non che io abbia una visione finalistica dell'esistenza, che pensi che se ne debba far qualcosa, perché qualcosa deve pur accadere, ma insomma, preferirei una bella curva un po' più movimentata: una paraboluccia, una versieretta, addirittura una iperbolina. tant'è. m'è capitato il tondo.
sono triste, dite? - chi dice? chi dice? ehi, c'è nessuno qui?! - sì, sono triste. cerca di stare serena, franca. ma la serenità non è un valore assoluto. se c'è un bombardamento ed io sono serena, vuol dire che sono pazza, non che ho capito come si vive. al massimo ho capito come si muore. anzi, ho capito che si muore.
allora vada per il tondo. tanto non ci posso fare niente. a meno che non ci sia lo schianto, indipendente da me, che disconnetta la curva perfetta, la apra all'infinito. cadere, cadere in quel punto di discontinuità. cadere. sì.
essere lo schianto.
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